IFE Italia

Report del secondo incontro del gruppo di lavoro su “Libertà delle donne e fondamentalismi”

Firenze, Giardino dei Ciliegi, 21 maggio 2016
domenica 5 giugno 2016

I piccoli passi continuano. Ed IFE Italia c’è.

Prima di iniziare la discussione abbiamo riletto il verbale del primo incontro del gruppo di lavoro (Roma, Casa Internazionale delle donne, 9 aprile 2016) in modo da continuare il confronto fra noi sulla base di quanto convenuto nell’incontro romano.

Anche in questo secondo incontro abbiamo dato vita ad una discussione densa, articolata e competente che ha confermato le differenze di formazione e percorsi che ci attraversano ed al contempo ha espresso, in modo ancor più esplicito, il desiderio condiviso di provare a cercare una convergenza su un tema (libertà delle donne versus fondamentalismi) che riteniamo molto rilevante in questo frangente.

La discussione, come deciso nel primo incontro, ha riguardato due aspetti fra loro intrecciati: a) cosa vogliamo dire quando parliamo, in relazione alla laicità, di “critica delle appartenenze”; b) con quali esperienze e pratiche di donne appartenenti ad altre culture vorremmo confrontarci per poter discutere insieme del tema di cui sopra.

In sintesi i nodi emersi dal confronto sono stati i seguenti:

a) la critica delle appartenenze presuppone il riconoscimento delle appartenenze stesse. Le appartenenze, che pure non vanno negate o rimosse, rimandano ad una identità che rischia di divenire un discrimine attraverso il quali “si include” o “si esclude”. Al contrario, avremmo bisogno di riconoscere gli aspetti che “orientano la nostra vita” (che non possono che essere legati al contesto storico, geografico, materiale e simbolico, nel quale ci troviamo) per mettere a critica ogni forma di appartenenza che costruisca una dicotomia fra un “noi” ed un “loro”, rimuovendo artificiosamente le differenze che attraversano il “noi”. Possiamo convenire su questa impostazione?

b) i fondamentalismi possono avere natura differente, ma per non perdere il senso del nostro confronto ci interessa ragionare su quelli che più di ogni altro hanno come bersaglio la libertà delle donne, cioè i fondamentalismi religiosi ed ideologici la cui ossessione è il corpo delle donne o meglio la possibilità di queste ultime di disporre liberamente del proprio corpo. Forse l’antidoto ai fondamentalismi sta nella capacità di uno sguardo lucido e competente sul mondo che sappia giudicare, discernere, superare le distinzioni fra un noi ed un loro, riconoscere le differenze e le contraddizioni interne alle differenti culture, rifiutare la semplificazione della realtà e gli stereotipi che tale semplificazione produce: possiamo condividere questo approccio?

Nella discussione via mail, successiva all’incontro, sulla bozza del report alcune amiche, sui punti a) e b), hanno indicato ulteriori questioni che si riportano fedelmente perché consentono di rendere ancor più partecipata la nostra discussione:
- l’interpretazione della  laicità anche come consapevolezza del limite in contrasto all’assolutismo dei fondamentalismi;
- il discrimine tra "appartenenza" e "identità". C’è infatti chi si costruisce un’identità nell’appartenenza che significa aver riflettuto e accettato autonomamente, criticamente, l’appartenenza. E chi si costruisce un’identità come fuga  dall’appartenenza. Una dicotomia che può riflettersi anche nelle relazioni che si instaurano;
- la critica all’appartenenza deve essere intesa come sottrazione all’ordine simbolico patriarcale ,che è quello che storicamente ha dominato e, sotto varie forme (dall’oppressione alla cooptazione), si può dire che domini ancora.

c) l’incontro con donne di altri paesi e di altre culture che agiscono pratiche di autodeterminazione si è confermato necessario ed utile per affrontare i nodi che abbiamo sopra evidenziato non solo per allargare i confini del ragionamento ma per costruire, in dimensione internazionale, relazioni potenzialmente in grado di generare un’azione trasformativa sulla realtà. E dunque quali riteniamo debbano essere gli obiettivi e le modalità di un tale incontro?

La proposta che siamo riuscite ad immaginare è la seguente:

- organizzare, in autunno, un incontro pubblico di dimensione internazionale ed in forma seminariale;
- scrivere collettivamente una lettera di invito che spieghi il senso, le ragioni e le possibili evoluzioni di un tale incontro;
- rivolgere la lettera di invito a donne, con cui alcune di noi sono già in relazione, che, in differenti contesti geografici, agiscono pratiche di autodeterminazione e di contrasto ai fondamentalismi (in Italia, Iraq, Palestina, Algeria, Polonia, Svezia, Brasile….).

Abbiamo previsto un terzo incontro per definire il contenuto della lettera di invito e le realtà da invitare. L’incontro si terrà a Roma presso la Casa Internazionale delle donne in una data da definirsi collettivamente entro e non oltre la prima quindicina li luglio.


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