IFE Italia

Genitori al tempo della precarietà

Penny
martedì 24 ottobre 2017

Ovunque mi giri qualcuno ci fa il culo. Come genitori intendo. Si parla di noi rispetto al passato come degli essersi senza spina dorsale, incapaci di dare regole.

Si parla dei bambini come di piccoli dittatori, maleducati, regine e re della nostra vita. Ci dicono che facciamo gli amici dei nostri figli, non in grado di reggere i fallimenti. Genitori adolescenti! esclama qualcuno, in crisi nei matrimoni. Dentro alle sofferenze.

Mettiamo pure che abbiano ragione. Mettiamo che la nostra generazione sia tutto quello che viene descritto, che i guru o i profeti sappiano alla perfezione dove si trovi la verità. Mettiamo che siamo condannabili, ma tutto ciò a cosa serve? Se non a farci sentire ancora più inadeguati, non all’altezza, in crisi? Perché, a volte, le uniche soluzioni proposte sembrano riguardare un ritorno all’autorevolezza del passato.

“Un tempo la maestra aveva sempre ragione… un tempo se fosse stato mio figlio l’avrei messo in riga… un tempo i genitori sapevano farsi rispettare…” potrei fare mille esempi sentiti a scuola, alla fermata dell’autobus, letti in qualche post, e probabilmente non è questo che volevano raccontare i profeti profetizzanti ma questo è quello che circola.

Mi sovviene un pensiero. Un tempo le cose erano molto diverse. Un tempo generalmente le madri stavano a casa, lavorava solo uno dei due, i ruoli erano chiari. Un tempo le donne cercavano la propria realizzazione all’interno della famiglia, si accontentavano (forse), sceglievano quello che conoscevano. Un tempo la vita era meno caotica e frenetica, c’erano meno stimoli, le giornate erano più distese. La mattina a scuola, il pomeriggio a casa con mamma o nonna o zie. Un nutrito gruppo di donne come una tribù si occupava dell’educazione dei figli.

Oggi le madri hanno un impiego, i padri magari lavorano fuori tutta la settimana e i nonni, spesso non abitano sul pianerottolo, ma lontano, e aiutano come possono, alcuni non sono ancora in pensione.

I genitori riempiono la vita dei loro figli non perché non se ne vogliano occupare, spesso non possono. Spesso la società in cui viviamo li mette in competizione sul lavoro, si arrabattano per non perderlo, per guadagnare qualcosa di più, perché ricordiamocelo, un tempo uno stipendio bastava, oggi con due si sopravvive.

La precarietà della società ci ha reso una generazione precaria. Anche nei sentimenti. Abbiamo paura. I nostri politici non sono quelli dei nostri genitori. La solidarietà si è persa per strada.

Le donne desiderano di più da se stesse, si parla di autorealizzazione e per autorealizzarsi ci vuole impegno, interesse e partecipazione alla vita sociale. Tenere tutto insieme e non fare solo le “madri” non è proprio una cosa semplice.

I genitori spesso arrivano alla sera stanchi morti e, spesso, si sentono in colpa per il tempo che non hanno dedicato ai loro figli, allora, magari concedono e non riescono proprio a dire tutti quei NO che sarebbero necessari.

Ma di chi è la colpa, se di colpa vogliamo parlare? Siamo davvero una generazione che concede tutto ai propri figli, senza spina dorsale, tutto dipende da noi o bisognerebbe colmare alcune lacune all’origine dandoci la possibilità di essere dei buoni genitori?

Ad esempio penso alla possibilità di mandare i bambini all’asilo nido e poi alla scuola dell’infanzia, ad un tempo di lavoro meno massacrante, a stipendi più giusti.

Mi chiedo cosa debba fare una donna per essere reputata una buona madre, perché, spesso (e ancora) l’educazione è considerata un nostro compito.

Sono un po’ stufa di sentire critiche sterili. È vero, i nostri figli, a volte, sembrano persi, come noi d’altronde, ma cerchiamo con più determinazione la nostra strada.

A volte, come genitori siamo meno regolativi e il rapporto instaurato con loro è molto diverso da quello del fatidico un tempo… è anche vero che le variabili in campo sono altre e che ciò di cui abbiamo bisogno non sono critiche continue, ma condizioni lavorative migliori, servizi a portata di tutti, sostegni alle famiglie.

Ma, soprattutto, proposte, buone pratiche e quella parolina magica: fiducia. La fiducia che spesso ci manca per essere dei buoni genitori, quella che dobbiamo costruirci con fatica, ogni giorno per non crollare. Ci basterebbe per ripartire, ancora e di nuovo. Ed essere quello che ci chiedete: dei genitori migliori.


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