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"Pensare è altamente femminile" : un bel libro di Maria Galindo.

di Teresa Messidoro
lunedì 13 dicembre 2021

Per leggere tutto l’articolo: https://www.labottegadelbarbieri.org/

"Innanzitutto, l’autrice parte dall’aggettivo bastardo perché “la memoria bastarda è la memoria del conflitto e della violenza originale”. Solo così, si può attivare la ribellione contro tutte le regole di sottomissione, che siano definite dal razzismo istituzionale, dalle culture originarie, dal mondo accademico, dalla destra o dalla sinistra in politica, o da noi stesse."

Ci sono persone capaci di scuotermi dalla linearità della lettura, facendomi sussultare e costringendomi ad affrontare da nuove angolature i temi esposti. Maria Galindo, eccentrica femminista boliviana, è una di queste, mai riconducibile a schemi predefiniti (1).

Ecco alcuni degli spunti tratti dal suo ultimo libro, “Feminismo bastardo”, per ora disponibile soltanto in spagnolo.

Innanzitutto, l’autrice parte dall’aggettivo bastardo perché “la memoria bastarda è la memoria del conflitto e della violenza originale”. Solo così, si può attivare la ribellione contro tutte le regole di sottomissione, che siano definite dal razzismo istituzionale, dalle culture originarie, dal mondo accademico, dalla destra o dalla sinistra in politica, o da noi stesse.

Il bastardismo, afferma Galindo, è il luogo che rifugge dalle opposizioni binarie (con me o contro di me) e si riconosce invece nella contraddizione, la complessità e la sovversione.

Il primo capitolo del libro è dedicato a quel femminismo che Maria definisce “intuitivo”, nato da una decisione esistenziale di ribellarsi, dalla lettura del proprio corpo, dalle violenze subite e dalla precarietà vissuta quotidianamente.

Un femminismo che ha inondato le strade di molte città, con manifestazioni e richieste.

Attenzione però: il capitalismo patriarcale offre diritti alle donne, il capitalismo coloniale offre diritti alle persone indigene, il capitalismo etero sessista offre diritti alle comunità LGBT, il capitalismo predatore parla di protezione dell’ambiente quando lo distrugge… Quindi la frammentazione dei diritti e la frammentazione dei movimenti sociali ci impedisce di affrontare la complessa trama di oppressioni: il problema non è allora ciò che reclamiamo, il nodo cruciale è ciò che stiamo costruendo, abbiamo bisogno di uscire da un linguaggio addomesticato e parlare invece di utopie.

La strada diventa il luogo privilegiato del nostro dialogo come movimento femminista con la società e non con lo Stato, un movimento autonomo e sovrano, in cui immergiamo i nostri corpi vulnerabili per disordinare l’intera costruzione sociale: la sessualità, il lavoro, il classismo, il razzismo, il maschilismo, le pensioni e la casa, nello stesso orizzonte di lotte condivise. Un movimento che è sicuro e responsabile per tutte ed indigesto al patriarcato e al capitalismo. Che lotta e sogna per mettere in pratica “lotte meno tristi, più divertenti, più efficaci e meno lente”

Queste lotte devono alimentarsi necessariamente di letture femminili imprescindibili perché, come riporta un graffite sulle pareti di La Virgen de los deseos, il centro femminista autogestito da Mujeres Creando (2) a La Paz, “pensare è altamente femminile”.

Ma Maria ci ricorda che la prima lettura è quella del corpo castigato di tua madre, della piazza, del mercato, del carcere, la lettura della propria casa, della vita, degli occhi, bocche, vestiti e unghie delle donne.

“Leggere se stessi in profondità”.

Solo così, si può lottare anche al tempo della pandemia, anch’essa profondamente colonialista nel porre come centro l’Europa, facendoci dimenticare la pandemia della dengue e della malaria, la pandemia del fascismo, del debito coloniale, della corruzione, delle violenze machiste e della fame.

Infine, in un capitolo dedicato all’arte, Maria Galindo critica la concezione dell’arte come “artivismo”, rimarcando il concetto di cambiamento sociale come fatto creativo, considerando la creatività come strumento di lotta, per ricreare e reinventare i luoghi che occupiamo. La creatività come strumento di disordine nei confronti delle gerarchie.

Bene lo dimostrano i graffiti di Mujeres Creando, divenuti una istituzione e una normalità in Bolivia, ribaltando un’arte considerata tipicamente maschile; o opere provocatorie della stessa Galindo, come Ave Maria, llena ers de rebeldía (3), composta da alcuni cronometraggi e un graffite, opera recentemente acquisita dal museo spagnolo Reina Sofia.

“Che dietro di me, il capitalismo cada e perda tutti gli dei e le vergini che lo sostengono. Che dietro di me si smonti il razzismo ed il colore bianco che lo sostiene. Che gli uteri di donne bianche partoriscano figli neri. Che le donne di colore abbiano figli biondi. E che l’amore ed il piacere ci mescoli e ci mescoli e ci mescoli. Fino al punto di diluire tutte le stirpi dei nobili e dei padroni del mondo” (da La Virgen Barbie, opera di Maria Galindo).

Gli ultimi incontri con Maria Galindo in Bottega qui: https://www.labottegadelbarbieri.or... https://www.labottegadelbarbieri.or...

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http://mujerescreando.org/ Ave Maria, piena sei di ribellione


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