IFE Italia

L’aborto, la Ferragni, le Marche e non solo

di Paula Beatrix Amadio
giovedì 1 settembre 2022

"Pare facile iniziare a parlare di un argomento che come femminista affronto in ogni momento, mi si apre una voragine e mi chiedo da dove inizio? Partiamo dalla fine, dal clamore che hanno suscitato le parole della Ferragni “FdI ha reso impossibile l’aborto nelle Marche”, è bene che venga sollevato come problema e che quindi se ne parli ma l’aborto è quasi impossibile non solo nelle Marche e non solo nelle regioni governate dalle destre. "(...)

Grazie Paula Beatrix Amadio, preziosa compagna di strada.

Fonte: https://transform-italia.it/laborto...

Pare facile iniziare a parlare di un argomento che come femminista affronto in ogni momento, mi si apre una voragine e mi chiedo da dove inizio? Partiamo dalla fine, dal clamore che hanno suscitato le parole della Ferragni “FdI ha reso impossibile l’aborto nelle Marche”, è bene che venga sollevato come problema e che quindi se ne parli ma l’aborto è quasi impossibile non solo nelle Marche e non solo nelle regioni governate dalle destre. Come accade spesso nel nostro paese gli attacchi verso le donne sono frontali, violenti e sistematici, vengono messi in discussione i diritti, gli spazi e l’autodeterminazione delle donne, ritornando a concetti superati come i ruoli predefiniti e stereotipati, di famiglia naturale, degli aventi diritto agli aiuti e alle cure, minacciando sempre più i servizi dei consultori, l’accesso all’IVG chirurgica e farmacologica.

Sono attacchi traversali che investono il nostro paese in lungo ed in largo. Ne sanno qualcosa le Reti femministe, i movimenti e le associazioni che per fortuna mantengono forza e lucidità per far fronte alla sub-cultura patriarcale che è sempre difficile sconfiggere.

Nelle Marche governa la destra di FdI e Lega e l’impegno di noi femministe si è fatto più assiduo sicuramente perché le dichiarazioni oltre il limite della decenza da parte di esponenti del governo regionale non sono mai mancate. L’unica donna assessora della giunta regionale, dichiarava: “Personalmente sono sempre stata contraria all’aborto, la questione della pillola abortiva non è stata ancora affrontata in giunta ma avrò piacere di sollevare l’iniziativa e potrò metterla all’ordine del giorno della giunta”. A gennaio 2021 toccava al capogruppo FDI alla Regione Marche dichiarare: “L’aborto non è una battaglia prioritaria. Oggi la vera lotta è quella per difendere la natalità e proteggere la popolazione dalla sostituzione etnica”. Insomma, spendersi affinché le nuove linee guida del governo sull’interruzione di gravidanza vengano applicate è cosa “da retroguardia”. Infine l’assessore alla Sanità della Lega, a proposito delle linee guida: “Noi abbiamo detto che la Legge 194 del 1978 non prevede che la pillola abortiva possa essere impiegata fuori dall’ospedale ed abbiamo detto che ci atteniamo alla legge”.

Ma non è che con i precedenti governi del PD sia stata una passeggiata. Tanto per fare un breve inciso che poi sarà utile per comprendere il quadro complessivo, la Giunta FdI inizia il suo mandato il 30 settembre 2020, le linee guida del Ministero della Salute a firma del Ministro Speranza sull’interruzione di gravidanza sono di luglio dello stesso anno, emanate ad inizi di agosto quando a governare la Regione Marche c’era il PD e l’assessora alle Pari Opportunità era una donna. Se solo fosse stato sentito dalla maggioranza d’allora come un tema importante, le linee guida sarebbero state applicate sin da subito rendendo ovviamente difficile un dietrofront al successivo governo di destra.

Questo non è stato fatto ed è un dato inconfutabile.

Per il resto, basta dare un’occhiata ai dati Istat sulle percentuali di personale obiettore di coscienza nelle strutture sanitarie pubbliche (e qui si apre un’altra voragine), basta indagare sulle possibilità di accedere all’IVG tramite i consultori dei vari territori, basta guardare in che anno è stata fatta passare una delibera regionale che richiede alle strutture sanitarie private accreditate dalla Regione Marche di esporre materiale informativo sulla sepoltura dei prodotti del concepimento. Basta osservare l’anno di riferimento nel quale sono state effettuate le rilevazioni dei dati per accorgersi che fanno capo alla precedente amministrazione Regionale guidata dal PD.

Sembra che dicendo al PD: “E’ da un po’che noi qui ve lo diciamo” equivalga ad essere dalla parte di FdI. Se ne facciano invece una ragione perché dire ad un partito che non abbiamo la memoria corta non significa assolutamente annullare il divario che c’è tra questo ed un altro partito di chiara ispirazione neo-fascista.

Tornando alla Rete, a fine anno 2020 sulla spinta motivazionale di alcune compagne già impegnate in contesti e luoghi femministi, iniziano gli scambi via whatsapp ed e-mail ed il 9 gennaio 2021 la rete è presente in molte città delle Marche, con flash-mob di protesta contro le dichiarazioni degli Assessori regionali citate sopra, sui consultori, sulla legge 194/78, la pillola RU486 e sui centri antiviolenza.

Abbiamo scelto di chiamarci Rete Femminista Molto+di194 perché nasciamo non solo per “pretendere” la piena attuazione della Legge 194/78 ma anche per contrastare il disegno delle destre di ristrutturazione di società e di idea di welfare che vuole cancellare anni di lotte e di conquiste femministe.

Ma, com’è noto, l’impegno delle femministe, deo gratias, non è presente solo nelle Marche. Alcune di noi fanno parte del gruppo “femmsdc”, nato all’interno del percorso della Società della cura e questo ha permesso ed agevolato il fare rete femminista, condividendo percorsi, conferenze stampa congiunte, manifestazioni ed iniziative importanti. In Piemonte hanno iniziato e portato avanti battaglie che poi abbiamo mutuato nelle Marche ed in Umbria e che ci hanno portato a presentare in data 8/03/2022 a noi regioni del centro Italia, una diffida ai rispettivi Presidenti regionali, così come avevano fatto le compagne di Torino a novembre dell’anno precedente.

Nelle Marche la Rete Molto+di194 si è fatta promotrice di questo percorso primo e finora unico nella storia politica di questa regione che ha visto 28 associazioni di varia natura (culturale, politico, sindacale) sottoscrivere un atto giuridico di diffida, redatto ed inoltrato da due compagne avvocate alla Regione MARCHE, in persona del Presidente pro tempore, affinché adotti ogni misura necessaria a garantire e senza ritardo che:

siano correttamente e integralmente applicate le Linee di indirizzo del Ministero della Salute – Consiglio Superiore di Sanità del 4 agosto 2020, nonché l’Aggiornamento delle Linee di indirizzo sull’interruzione volontaria di gravidanza con mifepristone e prostaglandine assunto in data 12 agosto 2020 dal MDS;
- sia consentito a tutte le gestanti, dopo adeguata informazione, di scegliere il metodo (farmacologico o chirurgico) con il quale effettuare l’interruzione della gravidanza e il luogo ove effettuarla(ospedale o consultorio);

- sia consentito a tutte le gestanti che abbiano scelto di interrompere la gravidanza con il metodo farmacologico, di farlo sino al 63° giorno gestazionale e in regime ambulatoriale e/o consultoriale;

- vengano individuati i consultori, che, in stretto collegamento con le strutture ospedaliere di riferimento, possano garantire ed eseguire l’interruzione volontaria di gravidanza in forma farmacologica entro i primi 63 giorni di gravidanza;

- le operatrici e gli operatori dei consultori vengano adeguatamente formate/i, per poter eseguire in modo appropriato la procedura;

- sia garantito il servizio di mediazione culturale per un’informazione corretta sul percorso di interruzione volontaria di gravidanza, nonché sui metodi contraccettivi, al fine di prevenire gravidanze indesiderate.

Le Associazioni esponenti si riservano ogni più opportuna azione, anche in sede giudiziaria, affinché siano garantiti il rispetto e la tutela dei diritti e degli interessi legittimi lesi.

Ad oggi e potrei anche aggiungere senza alcuna sorpresa, non è pervenuta alcuna risposta da parte del Presidente della Regione e noi come Rete Femminista Marche Molto+di194 continuiamo a monitorare il silenzio, direttamente sul nostro profilo Facebook.

Perché tra l’altro non è come dice Giorgia Meloni che “nelle Marche il servizio di aborto è di gran lunga superiore a quello nazionale”. Nelle Marche non si può usare la pillola abortiva nei consultori. A livello nazionale il limite per la pillola abortiva è di 9 settimane mentre nelle Marche è di 7. Tempi che rischiano di rendere vana la procedura, nel caso in cui una donna scoprisse tardi di essere incinta.

Negli ospedali di Macerata i medici obiettori sono l’80%, in quelli di Ascoli Piceno il 72 (ben 2 oltre la media nazionale). A Jesi e a Fermo l’obiezione di coscienza tocca livelli del 100%. In Abruzzo, il governo di FdI ha presentato una legge per fare il cimitero dei feti senza il consenso dei genitori. Non va meglio in Umbria, sempre governata dalla destra, dove la messa in atto delle indicazioni ministeriali sulla pillola abortiva è avvenuta solo in parte e solo per quel che riguarda gli ospedali e non nei consultori e peraltro neanche in tutti gli ospedali visto che a Perugia alle donne non è permesso scegliere tra aborto farmacologico e chirurgico. Per non parlare della presenza nei consultori delle associazioni antiscelta, sempre voluta e caldeggiata dai governi di destra, al fine di condizionare la volontà delle donne.

Difendiamo l’aborto, la maternità consapevole e la salute delle donne.

Per le donne di ogni dove, non è mai stato facile abortire sin da sempre e purtroppo continua ad esserlo anche oggi.

Noi femministe ci battiamo per l’autodeterminazione delle donne, perché ognuna possa scegliere e decidere liberamente e senza costrizioni.


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