IFE Italia

"Sussidiarietà e familismo" di Nicoletta Pirotta

Due elementi indscindibili e strutturali del modello lombardo di società
martedì 3 agosto 2010

Uno degli elementi strutturali del modello regionale lombardo è senza dubbio la sussidiarietà, intesa come principio. Un principio di natura complessa che può contiene significati contradditori.

Sussidiarietà e familismo come elementi indscindibili e strutturali del modello sociale lombardo.

LA SUSSIDIARIETA’ Uno degli elementi strutturali del modello regionale lombardo è senza dubbio la sussidiarietà, intesa come principio. Un principio di natura complessa che può contiene significati contradditori.

In occidente la sussidiarietà è un concetto che attraversa i secoli ,in particolare nelle scienze filosofiche e sociali sul rapporto fra individui e organizzazioni sociali. Da questo punto di vista il principio di sussidiarietà è quasi un principio “antropologico” che esprime una concezione globale dell’uomo e della società in virtù della quale fulcro dell’ordinamento giuridico è la persona.

Dagli anni ’90 il principio di sussidiarietà diventa principio organizzativo del potere , cioè metodologia giuridico-istituzionale che norma i rapporti fra stato e persona . Con il trattato europeo di Maastrik del 1992 e le cosiddette leggi Bassanini del ’98 anche nel nostro Paese si afferma il principio di sussidiarietà inteso non solo verticalmente come decentramento amministrativo (già contenuto nella Costituzione) ma orizzontalmente come diminuzione del ruolo dello Stato nelle politiche sociali. Non a caso siamo nella fase in cui si afferma il modello liberista globalizzato che promuove il superamento della Stato-nazione ( ipotizzando, in Europa, un modello che prevedeva il consolidamento dell’Unione Europea e la nascita di macro-regioni omogenee dal punto di vista economico e sociale) per favorire più liberamente la circolazione di merci e capitali Ricordo che i principi” su cui si è articolata la sussidiarietà prevista dai trattati e dalle leggi sono: “lo stato intervenga solo quando i singolo o i gruppi che compongono la società non ce la fanno da soli” “l’intervento sussidiario della mano pubblica deve essere portato dal livello più vicino al cittadino”.

Il principio di sussidiarietà in Lombardia si alimenta, però, anche di un elemento fortemente ideologico che prende a modello di riferimento la dottrina sociale più integralista della Chiesa cattolica. Non a caso punto di riferimento esplicito di Comunione e Liberazione (CL) cioè il movimento di cui Formigoni è massima espressione. Un movimento che si autodefinisce “ ecclesiale” e “il cui scopo è l’educazione cristiana matura dei propri aderenti e la collaborazione alla missione della Chiesa in tutti gli ambiti della società contemporanea”. CL nel suo “farsi società”, si dota di uno strumento operativo (la Compagnia delle Opere), di un principio ispiratore (la sussidiarietà intesa come familismo) e è la Quadragesimus annus di Pio XI ,scritta nel 1931. In uno dei passaggi chiave così si esprime l’enciclica : “Come è illecito togliere agli individui ciò che essi possono compiere con le loro forze e l’industria propria per affidarlo alla comunità,così è ingiusto rimettere ad una maggiore e più alta società quello che dalle minori (…) si può fare (…) perché l’oggetto naturale di qualsiasi intervento nella società stessa è quello di aiutare in maniera suppletiva (subsidium afferre) le membra del corpo sociale non già distruggerle ed assorbirle”

A questo punto credo sia perfettamente comprensibile perché il principio di sussidiarietà sia divenuto, in particolare in Lombardia, strumento di rimessa in discussione dei sistemi pubblici di sicurezza sociali o se si preferisce dell’ welfare state. Se il centro dell’ordinamento giuridico-sociale è genericamente la persona e non più la cittadina o il cittadino, se lo Stato perde la sua caratteristica di soggetto pubblico collettivo di solidarietà sociale, regolazione e controllo: a)si destrutturato i sistemi pubblici poiché muta il rapporto fra pubblico e privato e con esso il significato di pubblico ( sostiene Formigoni che la natura di un soggetto è data dalla sua funzione e che quindi una scuola cattolica o un ospedale nella misura in cui svolgono una funzione pubblica diventano tout court soggetti pubblici) b)si privatizza, destrutturandosi, il concetto di diritto (così come l’abbiamo conosciuto) sia individuale che collettivo . e “privatizzandosi” diventa “bisogno”. Quindi scompare o sbiadisce la figura della cittadina e del cittadino portatrice e portatori di diritti a “individui bisognosi”.

LA FAMIGLIA In questo quadro, non è un caso che il secondo elemento strutturale del modello lombardo è la famiglia. Ovviamente la famiglia cattolicamente intesa, cioè quella eterosessuale fondata sul matrimonio,meglio se religioso. La famiglia come “società naturale” “prima e fondamentale collettività, soggetto primario ,ambito di riferimento e di svolgimento unitario di ogni politica sociale “ come sostiene la dottrina sociale della Chiesa cattolica. Dunque, nel tentativo di dissoluzione e designificazione dello Stato (e del modello industriale) come soggetto collettivo di appartenenza sociale la famiglia diventa unico luogo di significanza personale e collettiva, di contenimento dei conflitti, di silenziosa mediazione fra individuo e società. Ma essa diventa anche “principio d’ordine”. Si sancisce, cioè,l’esistenza di una entità astratta dentro la quale spariscono i soggetti materiali o meglio una rigida gerarchia valoriale li sussume in uno :il capo famiglia cioè il padre. Il soggetto più taciuto è ovviamente la donna che pure con il suo lavoro di cura quotidiano è colei che consente, a livello materiale, l’esistenza stessa della famiglia. (Ma il sistema patriarcale non perdona alla donna il suo potere riproduttivo e quindi essa e il suo corpo vanno zittiti e controllati). Il carattere ideologico di una tale impostazione è evidente se si considera per esempio l’evoluzione storica della famiglia e le sue trasformazioni .Per fare un esempio se oggi si erogasse un sostegno economico alle famiglie “tradizionali (un uomo e una donna sposati e con figli) ne resterebbero escluse ben il 60% perché diversamente composte! La famiglia svolge però un altro ruolo “materiale”: permette la riprivatizzazione del lavoro di cura. Il lavoro di cura o di riproduzione sociale, gratuito e svolto soprattutto dalle donne è stato da sempre,in particolare nel nostro paese,la terza gamba dello Stato sociale (come ben analizzato da Chiara Saraceno) .Non solo ,a livello mondiale, esso rappresenta i due terzi del lavoro complessivo mentre il suo valore economico sarebbe doppio del Prodotto Interno Lordo degli Stati. .Rimettere al centro delle politiche sociali la famiglia significa riportare al suo interno tutti quei lavori di cura che, grazie al movimento delle donne degli anni ’70, si era provato a socializzare attraverso la nascita degli asili nido, delle scuole per l’infanzia, dei consultori,ecc. Magari monetizzandoli ma intanto privatizzandoli attraverso la pratica dei buoni (il buono nonno regionale o il recente buono bebè della giunta di Milano,per fare qualche esempio) Quindi, l’affermazione dell’importanza della famiglia è stata ed è funzionale nella nostra Regione (ma non solo) alla destrutturazione del sistema pubblico (in sinergia con il principio di sussidiarietà). Il forum delle donne del PRC l’aveva denunciato fin dal 1995 ma come spesso capita siamo rimaste Cassandre inascoltate. La legge regionale 23 del 1999 sulle politiche famigliare in questo senso fa da modello. Ne esce l’immagine di una famiglia che è al contempo “lettore privilegiato dei bisogni e produttore solidale di risorse” . Da allora è stato un fiorire di associazioni famigliari che gestiscono asili nidi,ludoteche, consultori a scapito non solo dei servizi pubblici veri e propri ma anche di quella cultura del pubblico che aveva consentito di praticare nei fatti il valore sociale della maternità. Inoltre poiché sia chiaro che il modello formigoniano è fortemente patriarcale ,la regione Lombardia ha assunto provvedimenti ideologicamente “coerenti”.Due esempi su tutti: il regolamento per i finanziamento ai consultori che consente di finanziare con risorse pubbliche anche i consultori che obiettano come struttura sulla legge 194,cioè sull’interruzione volontaria di gravidanza e il recentissimo regolamento sui cimiteri che consente il seppellimento degli embrioni oltre che dei feti obbligando le strutture sanitarie ad informare le donne.

UNA CAMPAGNA REGIONALE SULLA LAICITA’

L’organicità e il fondamentalismo del modello regionale lombardo che si fonda su elementi ideologici e pratiche conseguenti rende indispensabile riaffermare,qui ed ora, il principio di laicità articolandolo su una campagna regionale che veda l’intreccio fra simbolico e materiale. C’è da riaffermare la libertà insieme all’uguaglianza dei diritti, c’è da difendere il principio di autodeterminazione insieme alla difesa e all’estensione dei servizi pubblici, c’è da ricostruire relazioni,interlocuzioni, conflitti. Nicoletta Pirotta luglio 2007


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