IFE Italia

"L’eguaglianza non ci basta" di Nicoletta Pirotta

Un punto di vista di genere femminile per ritessere i fili spezzati fra lavoro, diritti ,democrazia e laicità
martedì 3 agosto 2010

Le trasformazioni del lavoro nel liberismo globalizzato la precarietà del lavoro e la precarizzazione del rapporti di lavoro , nel capitalismo degli ultimi trent’anni, è divenuta fondamento del modello produttivo, modificando i rapporti di forza, scomponendo politicamente e giuridicamente i diritti al e del lavoro, determinando la quasi scomparsa del conflitto sociale nei luoghi di lavoro

L’eguaglianza non ci basta Seminario IFE 16-17 ottobre 2009 Un punto di vista di genere femminile per ritessere i fili spezzati fra lavoro, diritti ,democrazia e laicità

di Nicoletta Pirotta

Le trasformazioni del lavoro nel liberismo globalizzato la precarietà del lavoro e la precarizzazione del rapporti di lavoro , nel capitalismo degli ultimi trent’anni, è divenuta fondamento del modello produttivo, modificando i rapporti di forza, scomponendo politicamente e giuridicamente i diritti al e del lavoro, determinando la quasi scomparsa del conflitto sociale nei luoghi di lavoro ; il lavoro che, pur dentro l’alienazione imposta dal sistema capitalista , era divenuto , nella pratica conflittuale, “organizzatore di soggettività individuali e collettive autonome e consapevoli” ( in particolare per le donne che attraverso il lavoro hanno avuto la possibilità di iniziare, in ogni parte del mondo un processo emancipatorio. E’ utile ricordare, a questo proposito, che all’epoca della rivoluzione industriale, il considerevole ingresso delle donne nel mondo del lavoro consentì la messa in discussione dei rapporti tradizionali fra i sessi, svelò la natura sessista della nostra società e identificò la struttura di potere del sistema patriarcale. Una struttura che si fonda su uno schema che agisce sia nella vita sociale che in quella privata: le donne hanno meno diritti e meno opportunità degli uomini perché considerate secondo sesso ,secondo la brillante definizione di Simone de Beauvoir). ) precarizzandosi ridiventa strumento per l’affermazione di dinamiche competitive, individualistiche che producono conflittualità orizzontale, solitudine, paura del futuro; c)una simile trasformazione potrebbe agire sull’immaginario collettivo delle nuove generazioni in particolare delle giovani donne il cui percorso emancipatorio potrebbe essere condizionato dalla percezione che ad un lavoro sottopagato e precario sia preferibile un ritorno alle tradizionali , e più rassicuranti, faccende domestiche e all’accudimento dei figli.

L’agonia del principio di eguaglianza la precarizzazione del lavoro determina la comparsa di “ostacoli di ordine economico e sociale “ e la decostruzione dei sistemi pubblici di welfare che impediscono l’uguaglianza delle cittadine e dei cittadini (peraltro un uguaglianza di fatto mai riconosciuta pienamente alle donne, sia sul lavoro - ingresso, qualifiche, salari, carriere,…-sia nella struttura del welfare fortemente segnata dall’ideologia familista) ; senza eguaglianza prevale il privilegio; una società che si fonda sul privilegio divide le persone su una scala: chi sta sopra e chi sta sotto; c) il privilegio avvelena i rapporti sociali, genera imitazione o disprezzo, produce frustrazione, disagio, esclusione, insicurezza, invidia. Il declino della democrazia, la morte della Politica L’ assenza di uguaglianza ed il conseguente prevalere dei sentimenti di frustrazione, invidia, disagio, disprezzo,insicurezza, paura spengono nella testa delle persone il valore della dimensione pubblica. Anche da qui nascono il riflusso della partecipazione individuale e collettiva e l’enfatizzazione del privato non solo nella sua dimensione economica e sociale ma anche in quella individuale; il rischio di un declino della democrazia è evidente, un declino che potrebbe addirittura trasformarsi in regressione di civiltà; c)è la morte della politica, intesa nel suo significato più alto di partecipazione alla vita della “polis” e di azione trasformatrice della realtà. Negli anni ’70 il movimento delle donne diede corpo alla democrazia e alla politica affermando che “il personale è politico”, oggi, drammaticamente “la politica è privato”

Il riemergere dei fondamentalismi, gli assalti al principio di laicità Nel declino democratico si riaffacciano sulla scena politica fondamentalismi vecchi e nuovi che danno corpo ad un neopatriarcato che configura in modo peculiare la contraddizione sessuale, sia nella versione volgarizzata di “papi” sia in quella altrettanto inquietante delle gerarchie religiose; il protagonismo delle gerarchie religiose assalta il principio di laicità intervenendo ancora una volta sul corpo femminile e da qui sul rapporto fra uomo/donna ( e più in generale fra persona / Stato) con il rischio di uno scivolamento verso uno Stato etico; il protagonismo di “papi” interviene per costruire un sistema “pornocratico” nel quale lo scambio fra sesso, potere e denaro serve a diffondere uno spirito autoritario di natura patriarcale; entrambi sono interventi di natura fondamentalista che cercano di rinnovare l’”ordine simbolico del padre” con l’evidente scopo di contenere il diritto all’autodeterminizaione e la libertà di scelta in particolare delle donne

Differenti si , diseguali no. Come femministe di IFE interessate ad affermare un punto di vista politico sul mondo ci poniamo delle domande: Come restituire valore sociale al lavoro dentro le condizioni/contraddizioni materiali e simboliche dell’oggi? Come riaffermare il principo di uguaglianza nella materialità dei processi in atto? Come promuovere un welfare pubblico fondato su un’ uguaglianza davvero sostanziale e universalistica in grado di prevedere una redistribuzione ugualitaria (di ricchezza e di diritti) nel riconoscimento delle differenze? Cioè come costruire un modello di democrazia e quindi di cittadinanza (cioè di relazioni interpersonali, economiche, sociale e politiche) fondate sull’uguaglianza e sulla libertà, sulla laicità , sulla solidarietà e sul conflitto , sui diritti e sulla responsabilità?

Alcune proposte operative per IFE Italia costruire una prima iniziativa su lavoro/diritti/democrazia per iniziare, in quanto femministe, un confronto sulla condizione, sul senso e sul valore del lavoro nell’intreccio con la questione democratica. Un confronto che si ponga l’ambizioso obiettivo di iniziare a tracciare i confini di un nuovo welfare pubblico; Definire un progetto di “educazione popolare femminista”, centrato sugli stereotipi , come strumento per tentare di produrre “senso”, costruire relazioni, alimentare desideri, promuovere pensieri critici e consapevolezza di sé.

RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI Martha C.Nausbaumm “Giustizia ed aiuto materiale” Il mulino 2008 Nancy Fraser-Axel Honneth “Redistribuzione o riconoscimento?” Un.Beltemi 2007 Giovanna Vertova “Nuovo capitalismo e frammentazione del lavoro” articolo sul sito www.giovannavertova.it Cristina Tajani “Le buone occasioni della crisi” articolo sul sito www.cristinatajani.it Raffaele Simone “Il mostro mite. Perché l’Occidente non va a sinistra” Garzanti 2008 Gustavo Zagrebelsky “Imparare la democrazia” Einaudi 2007 Stefano Rodotà”Da dove nasce e perché la regressione verso lo Stato etico” in “Alternative per il socialismo” aprile-maggio 2009 Fausto Bertinotti “ Genesi e sviluppo della svolta autoritaria. I fili spezzati fra questione democratica e questione sociale” in “Alternative per il socialismo” aprile-maggio 2009 IFE (Iniziativa Femminista Europea) “Manifesto europeo per la laicità” 2008 Flo “Religions et droits des femmes:un affaire qui n’est pas prete d’etre reglèe” in “osez le feminisme” n°1 settembre 2009


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