IFE Italia

Un super premio più alto del Porcellum

di Andrea Fabozzi
martedì 21 gennaio 2014

Una chiara esposizione dei contenuti della proposta elettorale su cui si aprirá la discussione in Parlamento. Non c’é limite al peggio?

Dal quotidiano "Il Manifesto" www.ilmanifesto.it

Si ripe­tes­sero iden­tici i risul­tati elet­to­rali di undici mesi fa, in par­la­mento sie­de­reb­bero con que­sto Ita­li­cum tre soli par­titi: Pd, Forza Ita­lia e Movi­mento 5 stelle (esclusi anche i mon­tiani che nel 2013 si sono pre­sen­tati come coa­li­zione). Il segre­ta­rio del Pd sostiene che que­sto sistema rispetta le indi­ca­zioni della Corte costi­tu­zio­nale, che ha deca­pi­tato il Por­cel­lum per il suo pre­mio di mag­gio­ranza ecces­sivo. Ma facendo i conti si sco­pre che il modello, con i risul­tati del 2013, rega­le­rebbe al Pd un pre­mio ancora mag­giore: 25% al par­tito al primo turno (alleati fuori per­ché sotto le nuove soglie), 53% di seggi. Signi­fica il 28% dei seggi in omag­gio — visto che al secondo turno non si sa quanti tor­nano a votare, in genere meno del primo.Nel 2013 il pre­mio alla coa­li­zione è stato «solo» del 25%, comun­que troppo per la Consulta.

Nel det­ta­glio la pro­po­sta pre­vede tre soglie di sbar­ra­mento, 5% per le liste coa­liz­zate, 8% per le non coa­liz­zate e 12% per le coa­li­zioni. Il pre­mio di mag­gio­ranza è del 18%, o meno se una coa­li­zione supera il 37% al primo turno, ma come abbiamo visto all’atto pra­tico è molto più alto. Se nes­suno rag­giunge il 35% si va al secondo turno, e allora chi prende anche un voto in più vince il 53% dei seggi. I col­legi sono pic­coli, delle dimen­sioni più o meno di una pro­vin­cia, le liste bloc­cate di quattro-sei can­di­dati. Ma la ripar­ti­zione dei voti è nazio­nale, così che Alfano può spe­rare di rag­giun­gere il suo 8% (o il 5% se decide di tor­nare subito con Ber­lu­sconi). È vero che l’elettore non avrà più di fronte le liste bloc­cate di 40 nomi, ma — lo ha fatto notare ieri Gianni Cuperlo — chi sce­gli una lista in un col­le­gio può finire col bene­fi­ciare il can­di­dato di una lista di una altro col­le­gio (colpa dell’attribuzione dei seggi su base nazio­nale). Infine non è pre­vi­sta nean­che l’alternanza dei sessi nelle can­di­da­ture; Renzi ha pro­messo che il Pd lo farà così come farà le pri­ma­rie. Ma non sarà la legge a imporlo. Altro aspetto che, alla luce della riforma dell’articolo 51 della Costi­tu­zione, è a rischio incostituzionalità.

Il segre­ta­rio del Pd ha spie­gato che la pro­po­sta va presa in blocco. «Non sono pos­si­bili modi­fi­che alle soglie, fanno parte dell’accordo con gli altri par­titi». Ber­lu­sconi lo ha imme­dia­ta­mente elo­giato, espri­mendo in una nota «sin­cero apprez­za­mento per­ché ha rap­pre­sen­tato in modo chiaro e cor­retto i con­te­nuti dell’intesa che abbiamo rag­giunto sabato». I dis­sensi interni al Pd — che ieri si sono fer­mati sulla soglia dell’astensione — si misu­re­ranno al senato. Dov’è annun­ciato un emen­da­mento per rein­tro­durre le pre­fe­renze. In teo­ria una qua­ran­tina di sena­tori demo­cra­tici non in linea con il segre­ta­rio potreb­bero bloc­care la riforma. Ma sono troppi, e troppo tempo deve ancora pas­sare. La riforma è adesso alla camera, anzi ci arri­verà. Una sur­reale e semi­de­serta riu­nione della prima com­mis­sione ieri si è adat­tata ai ritmi della dire­zione Pd. I com­mis­sari aspet­tano che venga loro reca­pi­tato il testo cuci­nato da Ver­dini, Renzi e Qua­glia­riello. Dovreb­bero por­tarlo in aula entro lunedì pros­simo, ma è più facile che sfo­rino di un paio di giorni. Comun­que Renzi sal­ve­rebbe la soglia psi­co­lo­gica di gen­naio. La sua tabella di macia pre­vede l’approvazione in prima let­tura entro feb­braio, e il sì defi­ni­tivo entro le euro­pee di maggio.

Per fine mag­gio dovrà essere appro­vata, almeno in un ramo del par­la­mento (non più in due), anche la «riforma» del senato. Che è in realtà una tra­sfor­ma­zione da camera elet­tiva a camera delle coop­ta­zioni: ci tro­ve­ranno posto sin­daci e pre­si­denti di regione. E forse anche qual­che ret­tore di Uni­ver­sità: la dire­zione del Pd ieri ha detto sì, senza una cri­tica, ma la pro­po­sta resta più vaga che mai. I coop­tati avranno fun­zioni legi­sla­tive? Lo illu­strerà la respon­sa­bile riforme, Boschi, entro metà feb­braio. E così avremo una camera riser­vata ai primi tre, quat­tro par­titi, con una mag­gio­ranza blin­data eletta da una mino­ranza di elet­tori. E un senato di ammi­ni­stra­tori locali gra­zio­sa­mente pro­mossi. Secondo Renzi è una cura con­tro l’antipolitica. Evi­den­te­mente omeopatica.


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