IFE Italia

Per il diritto alla salute e all’autodeterminazione

di Mapi Trevisani, direttivo IFE Italia/FAE
domenica 2 marzo 2014

Da sempre riteniamo che la messa in discussione dei sistemi pubblici di welfare metta a rischio la democrazia. L’anno scorso, rimanendo in Lombardia, alcune lavoratrici dell’Ospedale S. Raffaele di Milano sono salite sul tetto dell’ospedale per rendere visibile la loro lotta in difesa del posto di lavoro, messo a rischio dai debiti cumulati dalla precedente amministrazione (Don Verzé) come pure dall’attuale proprietario (Gruppo Rotelli). Il progetto era quello di scaricare sulle lavoratrici e i lavoratori i debiti accumulati, ridimensionando fortemente gli organici e compromettendo la qualità del servizio sanitario erogato.

I poteri forti vogliono convincere gli italiani e le italiane che la sanità pubblica è un lusso, un lusso che non ci possiamo più permettere in questa fase di crisi economica. Questo però è solo un pretesto per smantellare il sistema sanitario pubblico e creare ghiotte opportunità di investimento per il privato convenzionato. I fondi per la sanità pubblica ci sarebbero, se ci decidesse di adottare priorità di spesa rispetto alle attuali, di tassare le rendite finanziarie e di fare una patrimoniale. Se i poteri forti avranno la meglio, dovremo pagare di tasca nostra le cure sanitarie di cui abbiamo sempre più bisogno in una società in costante invecchiamento. Inoltre inquieta ricordare che l’estate scorsa è circolato un documento del Fondo Monetario Internazionale intitolato “I rischi della longevità”, secondo il quale il costante aumento in Occidente dell’aspettativa di vita risulta essere, in tempo di crisi, poco conveniente al mercato.

Non bisogna infine trascurare il fatto che un sistema di sanità pubblico è importante per il corretto funzionamento di una democrazia compiuta. Questo perché quando si spezzano i fili fra questione democratica e questione sociale, quando il lavoro è ridotto a sola merce, quando la salute è a sua volta vista come sola merce, quando il mercato è la misura non solo dell’economia ma anche della vita stessa, allora le ineguaglianze sociali si approfondiscono, alimentando sentimenti quali l’insicurezza, la paura, il rancore, l’invidia. Questi sentimenti possono consentire il riapparire in Europa di antichi demoni di novecentesca memoria.

Per quel che riguarda il welfare pubblico, attraverso le privatizzazioni una parte dei pubblici sono stati alienati a privati negli ultimi decenni. Mentre è immediato capire che le privatizzazioni di beni pubblici hanno una ricaduta negativa sulle condizioni materiali della classe lavoratrice, è invece meno intuitivo pensare che i tagli alla spesa sociale abbiano una dimensione di genere. Si pensi per esempio alla riduzione delle giornate di degenza ospedaliera. Questo risparmio sulla spesa ospedaliera causa un aumento del lavoro di coloro che a casa si prendono cura della persona malata, cioè delle donne. I tagli alla spesa sociale hanno sempre dei costi poco visibili che si traducono in aumento del lavoro non pagato delle donne.

Noi di IFE-FAE riteniamo che la dimensione di genere e femminista sia centrale nei processi di trasformazione della società. E’ necessario tenere presente questa dimensione per contrastare gli effetti della crisi e le politiche di austerità che sono di moda oggi. Attraverso queste politiche si sta delineando un nuovo modello di società, una società escludente, selettiva, settaria e sessista.

Di conseguenza pensiamo che sia importantissimo legare il discorso sul sistema sanitario pubblico al discorso di genere e femminista, perché quanto più la sanità pubblica viene ridimensionata, tanto più il ruolo delle donne nella società viene ridotto a una posizione di sudditanza.

Per concludere, vorrei spendere qualche parola sulla Grecia, il paese europea che più duramente è stato colpito dalla crisi economica degli ultimi 6 anni. Come IFE-FAE abbiamo aderito a una campagna di solidarietà con la Grecia che è stata promossa dalla rete “Donne nella crisi” di cui IFE è parte integrante. La campagna è partita nel mese di marzo e si è concentrata sulla situazione dell’assistenza sanitaria al parto negli ospedali greci. La campagna è poi proseguita con una raccolta di denaro e medicinali per Elleniko, una struttura sanitaria animata da personale medico e inferi stico volontario. Un camper ha attraversato l’Italia da nord a sud, toccando città diversa, raccogliendo quanto richiesto dai medici e dalle mediche di Atene e allo stesso tempo trasportando una mostra sugli effetti delle politiche di austerità sui sistemi sanitari europei. L’obiettivo è stato quello di collegare lo stato dell’assistenza sanitaria in Grecia a quanto sta accadendo in Italia, dove la spesa sanitaria pubblica passerà dal 7,1% al 6% del PIL entro il 2017.

Purtroppo si prospetta in Italia il peggioramento di una situazione già caratterizzata da licenziamenti di lavoratrici e lavoratori, chiusura di reparti e di interi ospedali, allungamento delle liste d’attesa, abbassamento della qualità delle cure, aumento dei ticket, nonché esternalizzazione dei servizi e ritmi insostenibili per il personale sanitario, con conseguenze facilmente immaginabili per malati e malate.


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