IFE Italia

Après les Lumières, entrons-nous dans l’Obscurité ?

di Soad BABA AISSA, coordinatrice gruppo di lavoro sulla laicità di IFE Europa
domenica 2 gennaio 2011 par ifeitalia

Da più di sei anni cerchiamo di costruire relazioni fra le donne di differenti Paesi d’Europa, del Magreb e del Medio-Oriente. Abbiamo cercato di dare vita ad uno spazio politico femminista fatto di parole, riflessioni ed iniziative, uno spazio alimentato dalle analisi, dagli studi e dalle competenze femministe. Nel quadro attuale segnato dalla regressione generale dei diritti e delle libertà, questo spazio politico si è strutturato a partire dalle esperienze, dai desideri, dai bisogni delle donne attraverso la continua interconnessione fra la riflessione e la pratica, gli studi e l’iniziativa. 1. La situazione in Europa sul piano generale: Il sistema liberista e l’economia di mercato hanno avuto ed hanno un impatto molto importante sulla condizione delle donne in Europa. Per comprenderne gli effetti, sociali e politici, sulla vita delle donne è necessario prima di tutto analizzare le forme di ineguaglianza, e in particolare quella fra i sessi, nei confronti dell’educazione dell’orientamento sessuale, dei salari , della disoccupazione, della precarizzazione del lavoro, della suddivisione del lavoro di cura, ecc . Le donne sono investite, in tutta Europa, dagli effetti della crisi economica e sociale che riguarda tutti gli aspetti della loro esistenza. E subiscono un di più di discriminazione e di oppressione rispetto al genere maschile. Le forze predominanti che determinano queste conseguenze sono da ricercarsi nel sistema neo-liberista e nell’integralismo religioso. Entrambi insistono nel voler mantenere la donna rinchiusa nel ruolo prevalente di moglie e di madre veicolando, propagandisticamente, un’immagine “stereotipata” della donna: essere colei che, all’interno del matrimonio ( perché le altre forme di convivenza non vengono riconosciute) si occupa “naturalmente” del benessere del marito e dei figli. Ogni giorno assistiamo all’impatto di tali ideologie sulla vita reale. La crisi economica, il crack finanziario hanno reso vulnerabile l’insieme della popolazione mondiale e prodotto un’insicurezza alimentare. In Europa abbiamo sotto gli occhi le conseguenze del modello neo-liberismo (povertà, disoccupazione, frustrazione) che producono disperazione. Le cittadine e i cittadini pagano in prima persona il pesante tributo di scelte economiche integraliste e di vane promesse elettorali, l’esempio della Grecia, dell’Irlanda, del Portogallo e della Spagna rendono bene l’idea. Lo smantellamento del sistema pubblico dei servizi ( scuola, sanità, sicurezza sociale,…) contribuisce al ritorno in campo di un modello tradizionale di famiglia che tende a ricondurre le donne nel luogo ritenuto “naturale” della loro esistenza: lo spazio del privato. Il fenomenale sviluppo del neo-liberismo e il prepotente ritorno delle organizzazioni fondamentaliste religiose camminano insieme e si rinforzano vicendevolmente. Più aumenta la povertà e più gli estremisti politici et le correnti religiose integraliste si attivano a soccorrere i mali prodotti dal capitalismo. Sfortunamente tutto ciò si accompagna spesso alla radicalizzazione del pensiero, alla diffusione di ideologie nazionaliste, razziste e di propaganda religiosa fondata sull’elogio dell’ineguaglianza fra i sessi. I valori conservatori propugnati dal modello patriarcale aprono grandi possibilità al ritorno di un « ordine » morale e all’incursione delle ideologie religiosi più integraliste nella vita quotidiana delle e degli individui. Le donne sono i primi bersagli di tale propaganda tanto da convincerle a credere all’idea della loro dominazione come volontà divina! La laicità in Europa :: In Europa, dopo 50 anni di lotte femministe per liberarsi dall’invadenza delle gerarchie cattoliche sul piano politico e legislativo sui temi legati all’autodeterminazione femminile (aborto, diritto di famiglia, diritti civili,…), IFE, anche attraverso il No alla Costituzione Europea, denuncia il rischio di ri-confessionalismo della società e i pericoli che corre il principio di laicità. Fin dalla sua creazione l’Unione Europea (UE) non si è fondata su di un principio laico. Lo dimostra , per esempio, l’articolo 16 C del “Trattato per il funzionamento dell’UE”- esito del Trattato di Lisbona – che riconosce alle Chiese un ruolo politico laddove prevede che “L’Unione mantiene un dialogo trasparente, aperto e costante con le Chiese”. Un bell’intralcio nei confronti del principio di laicità e del riconoscimento dei diritti fondamentali degli individui! Il nuovo dispositivo europeo parla di una “Carta dei diritti fondamentali dell’Unione », inserita nella Costituzione a seguito del Trattato di Lisbona. L’articolo 10 di questa Carta garantisce “La libertà di manifestare la propria religione individualmente e collettivamente, in pubblico e in privato, attraverso il culto, l’insegnamento, le pratiche e l’adempimento dei riti ». Che significa tutto ciò ? L’espressione pubblica della fede religiosa e l’adempimento dei riti è l’inverso della concezione francese della libertà di coscienza. Infatti, la concezione francese della libertà di coscienza pone un limite all’espressione religiosa nello spazio pubblico. Quindi si sta tentando di garantire alle fedi religiosi una dimensione pubblica cioè appartenente a tutti anche, dunque, ai non credenti. Due altri esempi : 1) La Corte Europea dei Diritti dell’Uomo ha riconosciuto, sul piano giuridico, la blasfemia come attentato alla libertà d’espressione. Cioè la libertà religiosa è considerata superiore alla libertà di pensiero. D’altronde in Irlanda la blasfemia è considerata un delitto. Nel 2007 la Raccomandazione assunta dal Consiglio Europeo invitava a lottare contro la blasfemia. 2) La Risoluzione approvata il 17 ottobre 2010 dall’Assemblea Parlamentare del Consiglio d’Europa introduce « il diritto all’obiezione di coscienza per la classe medica ». Il testo estende tale diritto nei confronti dell’interruzione volontaria di gravidanza a tutto il personale sanitario europeo “ Nessun ospedale , persona o Istituzione può essere perseguito o ritenuto responsabili o accusato per essersi rifiutato di eseguire, assistere o subire un aborto”. I movimenti anti-abortistiti hanno esultato. Le gerarchie cattoliche ringraziato. I movimenti femministi democratici sgranato gli occhi!E’ utile ricordare che l’obiezione di coscienza è in costante aumento, per esempio in Italia l’obiezione di coscienza relativa alla figura dei ginecologi passa dal 58,7% del 2005 al 70,5% del 2007.In un simile contesto, le lotte delle donne sono indubbiamente più difficili da condurre in particolare per il fatto che la legislazione è fortemente condizionata dal confessionalismo delle Istituzioni pubbliche e dall’influenza delle gerarchie religiose. Aborto: L’Irlanda, la Pologna, Cipro e Andorra e il Principato di Monaco (dall’aprile 2009) : l’interruzione volontaria della gravidanza (IVG) è illegale e considerata di volta in volta crimine o reato. E’ riconosciuta legale solo nel caso serva a salvare la vita della madre, per gravi motivi fisici o psicologici, in caso di stupro, d’incesto o di deformazioni importanti del feto. Gli Irlandesi hanno approvato un articolo costituzionale che mette sullo stesso pieno il diritto della donna e quello dell’embrione. In Portogallo l’IVG è stata depenalizzata nel marzo del 2007 ma la sua legalizzazione è stata rifiutata una prima volta da un referendum fortemente condizionato dall’ingerenza delle gerarchie cattoliche. In Francia il diritto all’IVG è messo a dura prova dalla ristrutturazione dei Centri di IVG. Intanto aumenta costantemente l’influenza politica dell’Opus Dei e delle lobby anti-abortiste che chiedono di riconoscere lo « statuto dell’embrione » Matrimonio-Divorzio : In Irlanda e in Spagna è riconosciuto solo il matrimonio religioso. In Italia e in Gran Bretagna il matrimonio religioso è riconosciuto nella sua forma canonica ed ha effetti giuridici. Malta : solo paese europeo dove il divorzio resta vietato piuttosto che consentire ai deputati di votare sulla questione la Chiesa cattolica rifiuta la legalizzazione del divorzio. Scuola : In Irlanda La Chiesa controlla l’80% dell’insegnamento considerato come servizio pubblico oltre che educativo, lo Stato non ha che una debole influenza sul sistema scolastico. In Croazia dopo i recenti 4 accordi sottoscritti con il Vaticano la Chiesa cattolica è onnipresente in tutte gli organismi dello Stato. L’educazione sessuale è stata soppressa in Macedonia dove il 64% della popolazione è educata dai preti ! In Francia gli accordi « Vaticano/Kouchner » permettono il riconoscimento da parte dell’Università di diplomi conseguiti presso istituzioni private cattoliche. La legge “Carle” obbliga i Comuni a finanziare la scolarizzazione primaria dell’infanzia nelle scuole private indipendentemente dalla residenze e in base a certe condizioni. Una proposta di legge, presentata dai deputati dell’UMP,consentirebbe il rafforzamento dell’insegnamento confessionale. La proposta prevede di esonerare dal pagamento delle tasse le scuole private che abbiano soggettività giuridica di associazione. In Italia: è in atto un’offensiva della Chiesa Cattolica per introdurre l’insegnamento religioso nelle Università. Apartheid sessuale : Paesi Bassi vi è il progetto di creare un ospedale islamico (separazione fra uomini e donne con personale medico dello stesso sesso, alimentazione halal, visite da parte degli imams). Italia : nel 2007 la stazione balneare di Riccione pensa di creare spiagge riservate al solo genere femminile, separate da muri, per accogliere le donne musulmane rispondendo alle sollecitazioni di turisti provenienti dai paesi arabi e musulmani. Francia : a Lille nelle piscine sono state create apposite fasce orarie solo per donne. Diritto di famiglia : Francia : un matrimonio può essere annullato a causa della non verginità della moglie. Le donne con doppia nazionalità e migranti continuano ad essere sottomesse allo “statuto personale” dei loro paesi d’origine, a causa di convenzioni bilaterali esse sono private del diritto di utilizzare la legislazione vigente nei paesi di residenza e quindi di avvalersi della protezione che tale legislazione prevede nei confronti delle donne. La maggior parte delle donne straniere sono considerate « persone sussidiarie » nel senso che il loro permesso di soggiorno è subordinato a quello del loro famigliare. Molto spesso quindi le leggi sono sfavorevoli alle donne e ai loro bambini. Germania: un giudice consente ad una donna di essere ripudiata in base alle pratiche culturali e giuridiche del suo paese d’origine ; Gran Bretagna: sono presenti tribunali islamici e rabbinici. Laici e musulmani confutano queste istituzioni religiose e affermano il principio che la legge deve essere uguale per tutti. Presso le Hijaz College Islamico Universitario a Nuneanton si tengono corsi di studio sulla giustizia islamica. Benché i contesti nazionali siano specifici, va riconosciuto che dappertutto la condizione femminile non può migliorare se non nell’effettiva separazione fra la sfera pubblica e quella religiosa. Non possiamo, come femministe, abbassare la guardia. Si tratta di costruire un Europa fondata sul principio di eguaglianza di diritti fra tutte e tutti i cittadini. Conseguentemente IFE continua a voler difendere ed estendere il principio di laicità sulla base di una idea precisa : “senza garanzia del riconoscimento dei diritti fondamentali per tutte non c’è futuro per l’Europa”. Qualunque siano le cause dell’immigrazione (sia famigliare che soggettiva) delle donne esse sono doppiamente penalizzate perché continuano ad essere condizionate dalla loro appartenenza culturale d’origine. Di conseguenza non voglio far passare sotto silenzio l’enorme influenza negativa in tutta Europa dell’Islamismo politico nei confronti dei diritti delle donne. Questa tendenza islamista beneficia della complicità delle autorità politiche locali ( per una errata idea di pace sociale o peggio di calcolo elettoralistico) e della compromissione dei poteri dominanti. Come è potuto accadere che le idee islamiste abbiano investito il campo della politica? Grazie a tre fattori : 1. la “colpevolizzazione”le europee e gli europei d’origine immigrata sono vittima di discriminazioni razziali, economiche e sociali. Esiste in effetti una cittadinanza “dimezzata” . Pur se la constatazione politica è corretta la propaganda islamista si fonda essenzialmente sulla vittimizzazione che ha un solo obiettivo : introdurre un punto di vista che possa aiutare il ritorno di un “ordine morale” e la costruzione di un modello di società medioevale. 2. la « breccia democratica »: l’occasione straordinaria di poter utilizzare i benefici del sistema democratico consente lagli islamisti di rovesciare il senso delle cose contrabbandando valori particolari come fossero valori universali in nome della « libertà religiosa ». Ciononostante il proselitismo islamico tende a rinforzare l’idea di comunitarismo estremista e promuove un richiamo identitario che producono separazione e distanza all’interno delle società in cui le persone di origine immigrata vivono. In nome del ritorno ai valori tradizionali gli uomini tendono a “sacralizzare” la loro presunta superiorità e cercano di riappropriarsi del corpo delle donne. Eppure le giovani europee provenienti da famiglie immigrate massicciamente scolarizzate cominciano a volersi affermare, a voler accedere alla vita sociale e a partecipare alla vita economica della famiglia malgrado permanga in essa una struttura patriarcale. 3. il “sostegno degli utili idioti “ : cioè essenzialmente dei cosiddetti « islamisti di sinistra » che per calcolo politicista o ingenuità politica hanno aperto un’autostrada all’islam politico in Europa. Da più di un decennio in nome della lotta al razzismo, della libertà di culto e di espressione, i difensori dei diritti umani, gli islamici di sinistra ma anche occasionalmente una parte della destra hanno fatto danni profondi a causa della loro alleanza con gli islamisti e i gruppi comunitaristi. Il relativismo culturale o il razzismo differenzialista accentua la violenza nei confronti delle donne : uccisioni, crimini d’onore, matrimoni forzati,… Gli islamisti e quelli che io definisco « gli amici collaterali » hanno ostacolato i processi di inserimento e mantenuto le donne in una condizione di inferiorità in famiglia e nella società. In nome del rispetto delle differenti culture hanno offeso il corpo delle donne, credendo di difenderle, partecipando attivamente alla campagna di proselitismo sul « velo » islamico. Hanno indebolito il principio di eguaglianza fra donne e uomini. Utilizzando lo slogans “ i nemici dei miei nemici sono miei amici” hanno portato acqua al mulino dell’islamismo politico ed alla sua ideologia che resta fascista e totalitaria. 2. La laicità è la miglior garanzia dell’emancipazione delle donne e dell’eguaglianza fra donne e uomini La laicità è il primo valore che fonda la cittadinanza. Essa contribuisce a garantire l’eguaglianza dei diritti degli individui all’interno dell’interesse generale. Essa è un’acquisizione fondamentale per l’espressione piena del principio di eguaglianza fra donne e uomini e per l’emancipazione delle e dei cittadini. La religione attiene alla sfera privata Il principio di eguaglianza non può essere rimesso in discussione in nome della religione. Nessuna istituzione di nessuna religione può dettare le condizioni per l’assunzione di leggi che nuocciano alla vita delle persone. Le cittadine in Europa hanno le loro ragioni e aspirano anch’esse alla libertà di coscienza ed alla democrazia. Hanno piena coscienza dell’indispensabilità di negare tutti i riferimenti culturali che impediscono l’affermazione del loro diritto alla piena cittadinanza, che deve essere garantita ed esercitata. Da questo punto di vista la laicità consente una legislazione pienamente civile ( sui diritti sessuali e riproduttivi, sull’orientamento sessuale, sulla libera scelta di vita- celibato/matrimonio/convivenza/divorzio-, …) perché non fa riferimento a precetti religiosi ma ai diritti fondamentali. Nel maggio del 2008, a Roma, IFE ha organizzato la prima Conferenza internazionale sulla laicità, un centinaio di donne ,provenienti dall’Europa e dai paesi del Mediterraneo, ha partecipato a questa iniziativa . Esse si sono dette convinte della necessità di costruire relazioni fra tutte le donne che lottano per l’affermazione dei diritti e per la laicità. Hanno affermato che il modello laico corrisponde ai loro desideri di emancipazione e di democrazia per contrastare ogni integralismo. Le proposte femministe per la laicità sviluppate dalle partecipanti alla Conferenza illustrano la volontà di impegnarsi per far si che « le strutture religiose siano totalmente separate da quelle pubbliche e non possano in nessun modo intervenire nella sfera politica. Nessuna istituzione di nessuna religione deve essere riconosciuta come “religione di Stato”. La libertà religiosa e il rispetto delle differenti culture non possono costituire un pretesto per giustificare la violazione dei diritti delle donne. Il diritto civili e quello di famiglia dovrà essere scevro da qualsiasi riferimento religioso e nessun testo di legge in nessun contesto pubblico potrà fondarsi su principi religiosi » 3. Perché le donne si devono impegnare per affermare il principio di laicità nel XXI secolo. Se la laicità costituisce il nostro unico baluardo per favorire l’emancipazione femminile, la questione dell’eguaglianza fra i sessi si pone a tutte le femministe europee : la dominazione del genere maschile e la subordinazione di quello femminile devono essere considerate questioni politiche di primo piano. Nelle democrazie occidentali il patriarcato non è mai stato messo effettivamente in discussione tanto che l’ inferiorizzazione delle donne ed il sessismo presenti nelle ideologie religiose continuano a costituire un ostacolo alla presenza femminile nello spazio pubblico e a generare apartheid sessuale I discorsi politici attuali tendono a farci credere che esiste una crisi del modello laico. L’obiettivo è quello di svuotare di significato e di senso la laicità stessa. In questo contesto le associazioni femministe laiche si trovano in grande difficoltà nel contrastare le minacce e le violenze degli integralismi religiosi, purtroppo anche grazie alla capitolazione delle forze politiche progressiste. Assistiamo al ritorno in campo di partiti politici di estrema destra che si impadroniscono della questione laica per piegarla strumentalmente a fine xenofobi e nazionalisti predicando l’odio e la divisione. E al contrario assistiamo all’abbandono del principio di laicità da parte delle forze politiche progressiste spaventate dal rischio di essere accusati di ateismo, di colonialismo o di razzismo da parte dei “gruppi comunitaristi”, punto di incontro degli islamismi di varia natura. Come se la laicità fosse “una vergogna”. Questa lotta per il rispetto del principio di laicità passa per una lotta contro tutti i tentativi di ritorno ad un « ordine morale » che metterebbe in discussione l’integrità umana, fisica e psicologica delle donne, la loro dignità ed il loro diritto all’eguaglianza.. Dobbiamo decostruire i discorsi delle organizzazioni religiose, dei relativisti culturali e dei comunitaristi che fondano strumentalmente la loro predicazione sui diritti delle minoranze, su quelli religiosi e culturali per richiedere il diritto d’ingerenza delle gerarchie religiose negli affari di Stato. Nel combattere le alleanze politiche, la complicità nei confronti degli Stati teocratici ed ogni movimento politico-religioso, noi dobbiamo stimolare un processo politico di trasformazione in seno alle istituzioni nazionali ed europee. Non ci saranno reali alternative politiche senza l’affermazione del principio di eguaglianza e di laicità. La laicità e la democrazia sono valori umani universali, la questione dell’eguaglianza dei diritti per le donne è universale e irrisolta. Dopo più di 50 anni di lotta per l’eguaglianza dei diritti le associazioni femministe non possono più accontentarsi di denunciare la sotto-rappresentazione politica delle donne e la loro invisibilità sociale e politica. Poche fra noi hanno il coraggio di dirlo così come è anche vero che non è più sufficiente dirlo. I rapporti di forza esistono, ed è necessario che donne e uomini si sentano in sintonia nel provare a ribaltare questi rapporti di forza. Io non posso affermare che la Rivoluzione sarà domani ma se il femminismo è stato sovversivo ora esso deve divenire “offensivo”, cioè le femministe devono investire i luoghi del potere e non solo accontentarsi di provare a influenzarli. Le donne, le femministe, possiedono uno strumento che si chiama “diritto di voto”. Noi abbiamo il compito di utilizzare questo strumento per democratizzare le istituzioni e migliorare in profondità le condizioni di vita e di lavoro delle donne. I diritti delle donne non sono una parte facoltativa dei diritti umani. Noi abbiamo il potere di non delegare più il potere economico e politico a “professionisti” portatori di ideologie che perpetuano i rapporti sociali attuali, fondati sulla contraddizione dominanti/dominate e non consentono la nascita di un’Europa sociale che dia speranze a tutte le cittadine e a tutti i cittadini . Un’Europa in grado di considerare le ineguaglianze al fine di abolirle.

Soad BABA AISSA Coordinatrice Gruppo di lavoro sulla laicità IFE Conférence Regards croisés sur l’Egalité entre les Femmes et les Hommes en Europe 24 Novembre 2010.

Soad BABA AISSA Coordinatrice Gruppo di lavoro sulla laicità IFE Conférence Regards croisés sur l’Egalité entre les Femmes et les Hommes en Europe 24 Novembre 2010.

Traduzione Nicoletta Pirotta

Testo in lingua originale

Après les Lumières, entrons-nous dans l’Obscurité ?

Depuis six ans, nous nous attachons à développer des liens entre les femmes des différentes contrées d’Europe, du Maghreb et du Moyen Orient. Nous avons créé un espace politique féministe de parole, de réflexion et d’action, nourri par les études, les analyses et l’expertise féministe. Dans le présent contexte de régression générale des droits et des libertés, cet espace s’est structuré à partir des expériences, et des exigences des femmes, dans l’interaction entre la réflexion et la pratique de terrain, entre les études et l’action. 1. Analyse globale de la situation en Europe : Le système libéral et l’économie de marché ont un impact très important sur la situation des femmes en Europe. Pour comprendre les effets de ce système économique et politique sur la situation des femmes, il faut avant tout analyser les formes d’inégalités qu’elles engendrent entre les citoyens mais surtout sur l’inégalité entre les sexes telles que l’éducation, l’orientation sexuelle, l’inégalité salariale, le chômage, la flexibilisation du marché du travail, la répartition des tâches domestiques entre les sexes, etc.

Les femmes d’Europe vivent une profonde crise économique et sociale avec une restructuration fondamentale de leur société qui affecte tous les aspects de leur existence. Elles sont davantage victimes de discrimination ou d’oppression par rapport aux hommes.

Le néo-libéralisme et l’intégrisme religieux sont identifiés comme les forces prédominantes des conséquences sur la situation des femmes. Ils consistent en particulier à les maintenir dans leur rôle de mère et d’épouse mais surtout en véhiculant la propagande de l’image traditionnelle de la femme visant à les assigner le rôle qui leur est dévolu : s’occuper du bien-être de son époux et de ses enfants (si je ne parle pas de concubin c’est qu’il n’existe pas de reconnaissance d’un choix de vie, en couple, en-dehors du cadre légal du mariage).

Chaque jour, nous constatons l’impact de cette idéologie. La crise économique du fait de krachs boursiers propulse l’ensemble de la population mondiale dans une grande vulnérabilité et une insécurité alimentaire. En Europe, nous prenons conscience des conséquences désastreuses de ce néolibéralisme (pauvreté, chômage, frustrations) qui jettent les populations dans la désespérance. Les citoyens et les citoyennes paient le lourd tribut des choix économiques et des promesses électorales à l’exemple de la Grèce, de l’Irlande, du Portugal, de l’Espagne. Le démantèlement des services publics de la petite enfance, de l’éducation, de la santé, nous fait assister à la réapparition en force du modèle traditionnel familial qui vise à ramener les femmes dans leur « milieu naturel », le domaine familial.

Le développement phénoménal du néolibéralisme et la montée en puissance des organisations religieuses cheminent ensemble et se renforcent mutuellement. Plus la pauvreté progresse, plus les extrémismes politiques et les courants religieux s’activent à soulager les maux engendrés par le capitalisme. Malheureusement, cela va trop souvent de pair avec la radicalisation de la pensée, de la propagation des idées nationalistes, du racisme et du prosélytisme religieux qui font de l’inégalité des sexes leur fonds de commerce.

Les valeurs conservatrices engendrées par le modèle patriarcal ouvrent une large incursion du retour à l’ordre moral et à l’agression des intégrismes religieux dans la vie quotidienne des individus. Les femmes sont les premières cibles et elles sont de plus en plus nombreuses à entériner l’idée de leur domination comme injonction divine !

La laïcité en Europe :

En Europe, après plus de 50 ans de luttes féministes pour s’affranchir de l’emprise de l’Eglise catholique dans la législation et aboutir à des lois civiles pour le mariage, le divorce, l’avortement, etc… l’IFE, à travers le Non à la Constitution Européenne, dénonce la menace de la reconfessionnalisation de la société et les dangers pour la laïcité.

Dès sa création, l’Union Européenne ne s’est pas construite sous une forme laïque. Pour preuve, l’article 16 C du Traité sur le fonctionnement de l’Union Européenne – issu du Traité de Lisbonne – reconnait une place d’exception aux Eglises : il prévoit que « l’Union maintient un dialogue transparent, ouvert et régulier avec les Eglises ». Quel beau pied de nez à notre principe de laïcité et à la garantie des droits fondamentaux des individus !

Le nouveau dispositif européen comporte une Charte des droits fondamentaux de l’Union, intégrée à la Constitution puis au Traité de Lisbonne. L’article 10 de cette Charte garantit « La liberté de manifester sa religion individuellement ou collectivement, en public ou en privé, par le culte, l’enseignement, les pratiques et l’accomplissement des rites.

Qu’est ce que cela signifie ? Que l’expression publique de la foi ou l’accomplissement public des rites est à l’inverse de la conception française de la liberté de conscience. En effet, la conception française de la liberté de conscience limite les expressions religieuses dans l’espace public. Il s’agit de garantir à cet espace public qu’il appartient à tous, y compris à ceux qui ne croient pas.

Deux autres exemples : 1) la Cour européenne des droits de l’Homme a validé les atteintes à la liberté d’expression par une jurisprudence au nom de blasphème. La liberté religieuse est considérée supérieure à la liberté d’expression D’ailleurs, le blasphème est considéré comme un délit en Irlande. Et tout contrevenant à la loi est même passible d’une amende ! La recommandation adoptée par le Conseil de l’Europe en 2007 visant à lutter contre le blasphème. 2) La résolution adoptée le 17 octobre 2010 par l’Assemblée parlementaire du Conseil de l’Europe instaurant “Le droit à la clause de conscience par le corps médical ». Ce texte étend le droit à l’objection de conscience pour l’avortement à tout le personnel de santé en Europe: “Aucun hôpital, personne ou Institution ne peut être poursuivi ou tenu pour responsable ou attaqué pour un refus d’exécuter, d’assister ou de subir un avortement.” Le mouvement anti - avortement jubile. L’Eglise catholique se réjouit. Le mouvement féministe démocratique est atterré par cette nouvelle. En Italie, pour les gynécologues, l’objection de conscience passe de 58.7% en 2005 à 70.5% en 2007.au niveau national.

Dans un tel contexte, les luttes des femmes sont d’autant plus difficiles à mener lorsque la législation est confrontée à la confessionnalisation des institutions et à la forte influence de la Religion. Avortement : L’Irlande, La Pologne, Chypre et, Andorre Principauté de Monaco (depuis avril 2009): l’IVG est illégal, crime et honte à la fois, Il n’est reconnu légal que pour sauver la vie de la mère, pour la préserver physiquement ou mentalement, ou en cas de viol, d’inceste ou de déformation sévère du foetus. Les Irlandais ont adopté un article constitutionnel qui protège la vie de l’embryon tout autant que celle de la femme. Au Portugal , l’avortement a été dépénalisé en mars 2007 mais sa légalisation avait pourtant été refusée une première fois par référendum en raison de la forte influence de l’Eglise. En France, des offensives contre ce droit par des restructurations des Centres d’interruption volontaires de grossesse. Influence politique de l’Opus Dei et des lobbys anti-IVG, remise en cause du statut de l’embryon.

Mariage – Divorce : En Irlande et en Espagne seul le mariage religieux est reconnu. En Italie et en Grande Bretagne, il est reconnu en sa forme canonique et a des effets juridiques. Malte : seul pays de l’UE où le divorce reste interdit plutôt que de laisser les députés voter sur la question, l’Eglise refuse la légalisation du divorce. Enseignement : En Irlande, l’Eglise contrôle 80 % de l’enseignement considéré comme un service public, notamment éducatif - l’Etat n’exerce qu’une faible influence sur l’école. En Croatie, après les 4 accords récents signés avec le Vatican, l’Eglise catholique est omniprésente dans tous les organismes d’Etat. L’éducation sexuelle a été supprimée. En Macédoine 64 % de la population est éduquée par les prêtres ! En France, Les accords « Vatican/Kouchner» permettent la reconnaissance par l’Université de diplômes délivrés par des institutions catholiques privées. La loi Carle oblige les communes à financer la scolarisation des enfants dans une école primaire privée extérieure à leur lieu de résidence, sous certaines conditions. Une proposition de loi, déposée par des députés UMP, permettrait le renforcement de l’enseignement confessionnel. Elle vise à exonérer les écoles privées sous contrat d’association de la taxe foncière sur les propriétés bâties En Italie : Offensive de l’Eglise pour dispenser un enseignement religieux à l’université.

Apartheid sexuel : Pays-Bas, c’est le projet de création d’un hôpital islamique - le premier en Europe - toutes les recommandations de l’islam seraient strictement respectées - départements séparés pour hommes et femmes avec personnel médical du même sexe nourriture halal, tours de garde d’imams. Italie : En 2007, la station balnéaire italienne de Riccione envisage de créer des plages accessibles au seul sexe féminin, séparées par des cloisons, pour accommoder des femmes musulmanes pour répondre aux souhaits du nombre grandissant de touristes en provenance de pays arabes et musulmans. France : Créneaux horaires dans les piscines pour les femmes (Lille)

Droit de la famille : France : annulation d’un mariage au motif de la non virginité de la mariée. Les femmes bi-nationales et migrantes continuent à être soumises au statut personnel de leur pays d’origine, elles échappent à la protection que pourrait leur apporter la loi interne de leur pays de résidence du fait de convention bilatérale. La majorité des femmes étrangères ont la qualité de « personne subsidiaire » car dépendantes dans leur droit au séjour au statut de leur conjoint. Très souvent la loi est largement en défaveur des femmes, de leurs intérêts et ceux de leurs enfants. Allemagne : une juge rend un jugement de répudiation à l’encontre d’une femme migrante au motif de la pratique culturelle et juridique de son pays d’origine. Grande Bretagne : tribunaux islamiques et rabbiniques. Les laïques ou musulmans, refusent ces juridictions religieuses en Grande Bretagne et réclament une seule loi pour tous. Ces cours de justice islamiques sont chapeautées par le Hijaz College Islamic University à Nuneaton. Si les contextes nationaux sont spécifiques, la condition des femmes ne peut évoluer que dans la séparation effective des domaines politiques et religieux. Nous ne pouvons faire l’impasse sur la bataille idéologique à laquelle les féministes sont confrontées. Il s’agit de construire une Europe où les citoyennes sont égales en droit. En conséquence, l’IFE s’évertue à défendre le principe de laïcité sur la base du précepte : « sans garantie des droits fondamentaux pour toutes il n’y a pas d’avenir pour l’Europe ».

Quelles que soient les causes de l’immigration des femmes - soit en famille, soit isolées -, elles sont plus exposées, doublement pénalisées en terre d’immigration car elles vivent leur situation de femme suivant leur appartenance culturelle d’origine. En conséquence, je ne peux passer sous silence le danger de l’Islamisme politique et son influence dans toute l’Europe pour les droits des femmes. Cette mouvance islamiste bénéficie d’une complaisance certaine des autorités locales (paix sociale et calcul électoraliste) et de la compromission des pouvoirs en place (intérêts économiques et stratégiques). Comment le discours des Islamistes a investi le champ politique ? Ils ont joué sur 3 facteurs :

1. La culpabilisation : les Européennes et les Européens d’origine immigrée sont victimes de discriminations raciales, économiques, sociales et politiques. Il existe un véritable déni de citoyenneté. Même si le constat politique semble juste, le discours des islamistes est essentiellement dans la posture de la victimisation, celui-ci n’a qu’un seul objectif : avancer en trompe-l’œil dans la société pour consolider lentement mais sûrement un retour à l’ordre moral et un projet de société moyenageux . 2. La « brèche démocratique » : L’extraordinaire occasion qui leur est offerte de jouir des bienfaits de la démocratie en Europe dont ils pervertissent le sens en tentant de faire passer en fraude des valeurs antagoniques aux valeurs universelles au nom de la « liberté religieuse » notamment. Cependant, le prosélytisme des islamistes va enfoncer ces populations dans un discours communautariste outrancier et un repli identitaire qui les éloignent des sociétés dans lesquelles ils vivent. Au nom d’un retour aux valeurs traditionnelles, les hommes vont sacraliser leur supériorité et se réapproprier le corps des femmes. Les jeunes européennes issues de l’immigration, massivement scolarisées, commençaient à s’affirmer, à accéder à une vie sociale, et participaient à la vie économique de la famille malgré une structure familiale patriarcale.

3. Le soutien des « idiots utiles », essentiellement les islamo-gauchistes qui soit par calcul politicien ou naïveté politique ont ouvert un véritable boulevard à l’islam politique en Europe. Depuis une décennie, au nom de la lutte contre le racisme, de la liberté de culte, de la liberté d’expression, les défenseurs des droits humains, les islamo-gauchises et une partie de la droite occasionnent des dégâts par leurs alliances avec les islamistes et les groupes communautaristes. Le relativisme culturel ou racisme différentialiste accentue la violence à l’égard des femmes : excision, crimes d’honneur, mariages forcées, etc… Les islamistes et ceux que je nomme « mes amis collatéraux » ont contrarié le processus d’intégration et maintenu les femmes dans un statut inférieur au sein de la cellule familiale et dans la société. Au nom du respect des cultures, ils ont porté atteinte au corps des femmes, croyant le défendre, en participant activement au prosélytisme du voile islamique. Ils ont fragilisé le principe de l’égalité femmes-hommes. Sur le raisonnement, « les ennemis de mes ennemis sont mes amis », ils souscrivent à l’idéologie de l’Islamisme politique qui est avant tout un courant fasciste et totalitaire.

2. Pourquoi la laïcité est le meilleur garant de l’émancipation des femmes et de l’égalité femmes hommes

La laïcité est la seule valeur qui fonde la citoyenneté. Elle contribue à la mise en place de l’égalité des droits des individus dans l’intérêt général. Elle est un acquis social majeur pour l’expression du principe d’égalité entre les femmes et les hommes et l’émancipation des citoyens et des citoyennes.

La religion est une affaire privée. Le principe d’égalité ne peut être remis en cause au nom de la religion. Aucune institution, ni aucune religion ne doit dicter des lois qui nuisent à la vie quotidienne.

Les citoyennes en Europe sont aussi dotées de raison et aspirent, elles aussi, à la liberté de conscience et à la démocratie. Elles ont conscience qu’il est indispensable de disqualifier toutes références aux cultures et au religieux pour que leur citoyenneté pleine et entière soit assurée et puisse s’exercer. En outre, la laïcité œuvre à une législation civile, ne se référant pas aux lois divines pour que les femmes jouissent de leurs droits fondamentaux, de leurs droits sexuels et reproductifs, du libre choix de leur orientation sexuelle, de leur choix de vie (célibat, mariage, divorce, concubinage, etc…). Lorsqu’en mai 2008, à Rome, l’IFE a organisé la première conférence féministe laïque, une centaine de femmes s’est rendue à cette conférence, originaires des pays européens et du bassin méditerranéen. Elles sont conscientes du lien entre la lutte pour la défense des droits des femmes et la lutte pour la laïcité. Elles ont affirmé que le modèle laïque correspondait à leur aspiration d’émancipation et de démocratie pour se protéger de tous les intégrismes. Les propositions féministes laïques développées par les participantes démontrent leurs exigences quant au fait que les structures religieuses doivent être totalement séparées des structures de l’Etat et ne doivent disposer d’aucun moyen d’intervention dans la sphère politique. Aucune religion, ni structure religieuse ne doit ête reconnue comme « religion d’Etat ». La liberté de religion et le respect des cultures ne peuvent être prétexte à la justification des violations des droits des femmes.Le droit civil et familial doit être exempt de toute référence au religieux et aucun texte de loi dans aucun domaine ne peut être basé sur des principes religieux 3. Pourquoi les femmes doivent se mobiliser pour le respect du principe de laïcité au XXIème siècle.

Si la laïcité constitue notre unique rempart pour favoriser l’émancipation des femmes, la question de l’égalité entre les sexes se pose de manière identique pour les féministes européennes : la question de la domination des hommes et de la subordination des femmes doit être une question politique de premier plan. Dans les démocraties occidentales, l’homme n’a pas fait sa révolution vis-à-vis du patriarcat, le sexisme et l’infériorisation des femmes dans les idéologies religieuses sont des atteintes à la mixité dans l’espace public et engendre l’apartheid sexuel.

Le discours politique actuel tend à nous faire croire qu’il existe une crise du modèle laïque. Ces adversaires tendent à vider la laïcité de son contenu. C’est dans ce contexte que les associations féministes laïques se trouvent démunies face à la capitulation des forces progressistes pour contrer la menace et la violence des intégrismes religieux et des pouvoirs politico-religieux.

Le paysage politique dérive face à la résurgence des partis d’extrême droite qui s’emparent de la question laïque à des fins xénophobes et nationalistes en prêchant la haine et la division des citoyens. Les forces progressistes abandonnent le référentiel laïque face aux accusations d’athéisme, de racisme, ou de colonialisme des groupes communautaristes, relais des Islamistes. Ils deviennent des « laïques honteux ».

Ce combat pour le respect du principe de laïcité passe par un combat sans limite contre toutes les tentatives d’un retour à l’ordre moral qui portent atteinte à l’intégrité humaine, à l’intégrité physique et psychologique, à la dignité et à l’égalité des femmes.

Il nous faut déconstruire le discours des organisations religieuses, des relativistes culturels et des communautaristes prenant prétexte du droit des minorités, droits religieux, droits culturels pour exiger un droit d’ingérence des cultures et des religions dans les affaires des Etats.

En combattant les alliances politiques, la complicité à l’égard des Etats théocratiques et tous les mouvements politico-religieux, nous devons forcer nos dirigeants politiques au sein des institutions nationales et européennes à la mise en œuvre d’un processus politique de transformation. Il n’y aura pas d’alternative politique de nos sociétés sans que la question de l’égalité des citoyens et de la défense de la laïcité. La laïcité et la démocratie sont des valeurs humaines universelles, la question de l’accès à des droits égaux pour les femmes est universelle et non encore résolue. Après plus de 50 ans de luttes pour une égalité des droits, les associations féministes ne doivent plus se contenter de constater notre sous-représentativité et notre invisibilité dans la vie sociale et politique. Peu d’entre-nous ont le courage de le dire et il est vrai qu’il ne suffit pas de le dire pour que les femmes et les hommes adhèrent massivement à nos organisations.

Seul, existe le rapport de force, et il est fondamental que les femmes et les hommes se sentent en confiance pour inverser ce rapport de force. Je ne peux affirmer que la Révolution est pour demain mais si le féminisme est subversif, il doit devenir offensif et les féministes doivent investir les lieux de décision et ne pas se contenter de l’influencer.

Les femmes et les féministes, en Europe, possèdent une arme qui s’appelle le DROIT DE VOTE. Nous avons le devoir de l’utiliser pour démocratiser les institutions et améliorer en profondeur les conditions de vie et de travail des femmes. Les droits des femmes ne sont pas une partie cessible des droits humains. Nous avons le pouvoir de ne plus confier le pouvoir politique et économique à des « professionnels» porteurs d’une idéologie qui perpétue le cadre de rapports sociaux de dominants /dominés et n’oeuvre pas à une Europe sociale et laïque qui donne sa chance et toutes les citoyenne et tous citoyens et dont la Constitution prendraient en compte les inégalités afin de les abolir.

Soad BABA AISSA Coordinatrice laïcité IFE Conférence Regards croisés sur l’Egalité entre les Femmes et les Hommes en Europe 24 Novembre 2010.


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