IFE Italia

Il lavoro in Europa

Dati statistici
giovedì 25 febbraio 2016

Tratto da : http://ec.europa.eu/eurostat/statis...

Immagine dal sito : ilmondodimaryantony.blogspot.com

Principali risultati statistici

Tassi di occupazione secondo il sesso, l’età e il livello di istruzione

Nel 2014 il tasso di occupazione della popolazione di età compresa tra i 15 e i 64 anni nell’UE-28, quale risulta dall’indagine sulle forze di lavoro dell’UE, era del 64,9 %. Nel 2008 aveva raggiunto il suo valore massimo (65,7 %), per poi calare negli anni successivi fino ad attestarsi al 64,1 % nel 2010. Tale contrazione (di 1,6 punti percentuali in totale) in coincidenza con la crisi economica e finanziaria è stata seguita da un periodo di stabilità tra il 2010 ed il 2013, quando il tasso di occupazione dell’UE 28 oscillava tra il 64,1 % e il 64,2 %. Nel 2014 il tasso di occupazione presenta nuovamente una tendenza all’aumento come prima della crisi, con un incremento di 0,8 punti percentuali rispetto al 2013, fino a raggiungere il 64,9 % (cfr. tavola 1).

A livello di Stati membri dell’Unione, i tassi di occupazione nel 2014 hanno raggiunto valori massimi compresi tra il 71 % e il 74 % in Austria, Regno Unito, Danimarca, Paesi Bassi e Germania, con un picco del 74,9 % in Svezia. All’altra estremità della scala, quattro Stati membri presentano tassi inferiori al 60 %, con il valore più basso registrato in Grecia (49,4 %) (cfr. grafico 1).

Tra l’inizio della crisi economica e finanziaria e il 2014 (ultimi dati disponibili), i risultati dei singoli mercati del lavoro hanno presentato differenze significative. Sebbene il tasso di occupazione generale per l’UE-28 nel 2014 sia risultato di 0,8 punti percentuali inferiore a quello registrato nel 2009, i tassi di undici Stati membri hanno mostrato un aumento. Gli incrementi più rilevanti sono stati registrati a Malta (+6,8 punti percentuali) e in Ungheria (+5,4 punti percentuali), mentre in Germania e in Lussemburgo si sono osservati aumenti superiori a 3,0 punti percentuali. Per contro, il tasso di occupazione in Grecia è sceso dal 61,4 % nel 2008 a poco al di sotto del 50 % nel 2013 e nel 2014. Contrazioni considerevoli, di almeno 5 punti percentuali, sono state registrate tra il 2009 e il 2014 anche per i tassi di occupazione di Cipro, Spagna, Irlanda, Croazia, Portogallo e Danimarca.

Per le donne e i lavoratori più anziani si osservano generalmente valori più bassi dei tassi di occupazione. Nel 2014 il tasso di occupazione degli uomini nell’UE-28 era del 70,1 %, mentre quello delle donne era del 59,6 %. Da un confronto su un periodo di tempo più lungo emerge che, se il tasso dell’occupazione maschile nel 2014 era inferiore al livello registrato dieci anni prima per tale componente della popolazione (70,3 % nel 2004), il tasso dell’occupazione femminile era aumentato per contro in misura significativa (di 4,1 punti percentuali rispetto al 55,5 % nel 2004) (cfr. tavola 2).

Nel 2014 i tassi dell’occupazione maschile sono stati costantemente superiori a quelli dell’occupazione femminile in tutti gli Stati membri dell’UE-28, anche se con notevoli differenze da paese a paese. Il differenziale tra i tassi di occupazione distinti per genere era di 25,6 punti percentuali a Malta, dove è stato registrato il terzo più basso tasso di occupazione femminile (49,3 %). In Italia, Grecia e Repubblica ceca si osservano divari di genere per i tassi di occupazione di 16-18 punti percentuali. Nel caso della Grecia e dell’Italia, ciò riflette il fatto che i due paesi hanno registrato rispettivamente il più basso e il secondo livello più basso del tasso di occupazione femminile. L’ampio divario di genere nella Repubblica ceca è conseguenza, più che di un basso tasso di occupazione femminile, di un tasso di occupazione maschile particolarmente alto (77,0 %, il terzo valore più elevato tra gli Stati membri dell’UE). Tra i tassi di occupazione maschile e femminile la differenza è minima in Finlandia e Lituania, dove i tassi di occupazione delle donne sono inferiori a quelli degli uomini di meno di 2,0 punti percentuali. Lo squilibrio di genere nei tassi di occupazione è relativamente contenuto anche in Svezia e Lettonia.

Tra i paesi non membri dell’UE di cui alla tavola 2, la Turchia presenta il differenziale tra tassi di occupazione in termini di genere di gran lunga più elevato: il tasso di occupazione delle donne (29,5 %) è inferiore a quello degli uomini di 40,0 punti percentuali. Anche nell’ex Repubblica jugoslava di Macedonia e in Giappone si osservano squilibri di genere relativamente forti. La Norvegia e l’Islanda presentano invece entrambe divari di genere nei tassi di occupazione relativamente ridotti (inferiori a 5,0 punti percentuali) (cfr. grafico 2).

Così come il tasso dell’occupazione femminile, anche il tasso di occupazione dei lavoratori più anziani (di età compresa tra i 55 e i 64 anni) è aumentato a un ritmo elevato nonostante la crisi economica e finanziaria, raggiungendo il 51,8 % nel 2014 per l’UE-28. Il tasso è costantemente aumentato ogni anno dal 2002 (anno di inizio delle serie temporali per l’UE-28) fino al 2014 compreso (l’ultimo anno per cui sono disponibili informazioni). Nel 2014 erano undici gli Stati membri con un tasso di occupazione dei lavoratori più anziani compreso tra il 50 % e il 66 %, mentre il tasso di gran lunga più elevato era quello della Svezia (74,0 %) (cfr. tavola 2). Anche i tre paesi dell’EFTA per i quali sono disponibili dati hanno registrato tassi di occupazione elevati dei lavoratori più anziani: tutti al di sopra del 70 %, con un picco dell’83,6 % in Islanda. Analogamente, tassi di occupazione relativamente alti dei lavoratori più anziani si osservano in Giappone e, in minore misura, negli Stati Uniti. Un’analisi più dettagliata dei tassi di occupazione per classi di età è offerta dal grafico 3, il quale conferma che i tassi di occupazione più elevati sono costantemente registrati per la popolazione nella fascia di età 25-54 anni.

I tassi di occupazione variano inoltre notevolmente secondo il livello di istruzione conseguito: per le statistiche su questo tema i tassi di occupazione sono riferiti alla classe di età 25-64 anni, anziché a quella 15-64 anni. Il tasso di occupazione dei possessori di un diploma di istruzione terziaria (istruzione universitaria di ciclo breve, baccalaureato o istruzione equivalente, master o istruzione equivalente, dottorato o istruzione equivalente) nell’insieme dell’UE-28 era nel 2014 dell’83,7 % (cfr. tavola 3), di molto superiore al tasso di occupazione (52,6 %) della popolazione che ha conseguito al più un livello di istruzione primaria o secondaria inferiore. Il tasso di occupazione nell’UE-28 della popolazione con al massimo un livello di istruzione secondaria superiore o post-secondaria non terziaria era del 73,4 %. Il calo più consistente dei tassi di occupazione dall’inizio della crisi economica e finanziaria (raffronto tra il 2008 e il 2014) è stato registrato per la popolazione che ha conseguito al più un livello di istruzione primaria o secondaria inferiore (-3,9 punti percentuali), mentre riduzioni di molta minore entità sono state osservate per la popolazione con un livello di istruzione terziaria (-1,4 punti percentuali) e con al massimo un livello di istruzione secondaria superiore o post-secondaria non terziaria (-1,3 punti percentuali).

Contratti a tempo parziale e a tempo determinato

La quota dei lavoratori tra i 15 e i 64 anni nell’UE-28 la cui occupazione lavorativa principale è a tempo parziale è in costante crescita: dal 16,7 % nel 2004 al 19,6 % nel 2014. La percentuale di gran lunga più elevata di lavoratori a tempo parziale nel 2014 si è rilevata nei Paesi Bassi (49,6 %), seguiti da Austria, Germania, Regno Unito, Danimarca, Svezia, Belgio e Irlanda, dove i lavoratori a tempo parziale rappresentano in ciascun paese circa un quarto degli occupati. Per contro, il lavoro a tempo parziale è relativamente poco frequente in Bulgaria (2,5 % degli occupati) nonché in Slovacchia, Croazia, Repubblica ceca e Ungheria (tra il 5,1 % e il 5,5 %).

L’incidenza del lavoro part-time varia notevolmente tra uomini e donne. Nel 2014 nell’UE-28 poco meno di un terzo (32,2 %) delle donne occupate di età compresa tra i 15 e i 64 anni lavorava a tempo parziale, una quota molto superiore a quella registrata per gli uomini (8,8 %). Più di tre quarti (76,7 %) delle donne occupate nei Paesi Bassi lavoravano a tempo parziale nel 2014, facendo registrare il tasso di gran lunga più elevato tra tutti gli Stati membri dell’UE.

Nel 2014 la quota di lavoratori dipendenti nell’UE-28 con un contratto di lavoro a tempo determinato (contratto a termine) era del 14,0 %. Più di un lavoratore su quattro (28,3 %) aveva un contratto a termine in Polonia, mentre la quota era superiore a uno su cinque in Spagna (24,0 %), in Portogallo (21,4 %) e nei Paesi Bassi (21,1 %) (cfr. grafico 5). Nei restanti Stati membri dell’UE-28 la quota di lavoratori con un contratto a termine variava dal 19,0 % a Cipro ad appena il 2,8 % in Lituania e l’1,5 % in Romania. Il notevole divario tra gli Stati membri dell’UE nella propensione a ricorrere a contratti di lavoro a tempo determinato può essere riconducibile, almeno in una certa misura, all’esistenza di prassi nazionali differenti, al rapporto tra domanda e offerta di lavoro, alle valutazioni dei datori di lavoro sulle potenzialità di crescita o su un’eventuale contrazione delle attività e alla facilità con cui un datore di lavoro può assumere o licenziare.

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