IFE Italia http://www.ifeitalia.eu/ it SPIP - www.spip.net IFE Italia http://www.ifeitalia.eu/IMG/siteon0.jpg http://www.ifeitalia.eu/ 144 144 "Foto di gruppo con signora" http://www.ifeitalia.eu/spip.php?article1855 http://www.ifeitalia.eu/spip.php?article1855 2024-03-07T10:50:39Z text/html it "Istantanee sulla condizione delle donne, per un 8 marzo appassionante e di lotta." Fonte:https://transform-italia.it/foto-di... "Istantanee della realtà per un 8 marzo appassionante e di lotta – Benché si faccia un gran parlare dell'importanza delle donne (genericamente intese…) e si sottolinei quanto siano sempre più presenti in molti luoghi di potere la condizione materiale delle donne, specie se impoverite o migranti (spesso le due cose si intrecciano), resta ancora fragile. Come abbiamo (...) - <a href="http://www.ifeitalia.eu/spip.php?rubrique11" rel="directory">6. CON VOCE DI DONNA</a> <img class='spip_logos' alt="" align="right" src="http://www.ifeitalia.eu/IMG/arton1855.jpg" width='150' height='150' style='height:150px;width:150px;' /> <div class='rss_chapo'><p>"Istantanee sulla condizione delle donne, per un 8 marzo appassionante e di lotta."</p> <p>Fonte:<a href='https://transform-italia.it/foto-di-gruppo-con-signora/' class='spip_out' rel='nofollow external'>https://transform-italia.it/foto-di...</a></p></div> <div class='rss_texte'><p>"Istantanee della realtà per un 8 marzo appassionante e di lotta –</p> <p>Benché si faccia un gran parlare dell'importanza delle donne (genericamente intese…) e si sottolinei quanto siano sempre più presenti in molti luoghi di potere la condizione materiale delle donne, specie se impoverite o migranti (spesso le due cose si intrecciano), resta ancora fragile.</p> <p>Come abbiamo sempre sostenuto, è bene che talune rompano l'ormai inflazionato”tetto di cristallo” ma se questo non comporta un miglioramento delle condizioni di vita di altre donne non crediamo sia sufficiente a cambiare l'ordine delle cose. Lo diciamo non per fare del vittimismo ma per rafforzare ancora di più le motivazioni per l'impegno e la lotta. Le istantanee che presentiamo danno conto, sebbene in forma sintetica, di questa realtà.</p> <p>I istantanea: i femminicidi, una violenza strutturale in Italia e in Europa Secondo i dati disponibili nel 2023 sono 106 le donne uccise, di cui 87 da maschi con cui avevano o avevano avuto un legame affettivo. Questi numeri sono purtroppo stabili, di anno in anno, e sono simili con quelli di altri paesi europei. Da gennaio 2024 sono già 10 le donne uccise per mano di maschi conosciuti.</p> <p>Giova sottolineare che non esiste una banca dati ufficiale che consenta di monitorare la situazione ragionando su dati certi. A questo proposito si veda: <a href='https://www.internazionale.it/essenziale/notizie/donata-columbro/2023/11/24/come-si-contano-i-femminicidi-in-' class='spip_out' rel='nofollow external'>https://www.internazionale.it/essen...</a>. Come sottolinea Di.Re, la rete dei Centri Anti Violenza (CAV) occorre potenziare, con risorse pubbliche, il lavoro dei luoghi che forniscono accoglienza e salvaguardia personale, anche attraverso Case Rifugio. Serve altresì, come chiede anche il movimento femminista e transfemminista NonUnaDiMeno (NUDM), garantire alla donna, e a chi subisce violenza di genere, un sostegno economico che consenta loro di potersi autodeterminare</p> <p>II istantanea: più povere, anche da lavoratrici Come ha documentato l'ultimo rapporto Oxfam sono aumentati sia i poveri perché privi di lavoro sia i poveri nonostante il lavoro. Non è un fenomeno solo italiano, ma in Italia l'incidenza di lavoratori poveri è particolarmente elevata. Se si utilizza la definizione Eurostat, ovvero ci si riferisce a lavoratori che abbiano lavorato almeno sette mesi in un anno e vivono in famiglie povere, l'incidenza si è stabilizzata attorno all'11-12 per cento.</p> <p>Sempre grazie a Oxfam, il rapporto“Raising their voices against precariousness: women's experiences of in-work poverty in Europe” di qualche anno fa, denuncia le condizioni di disparità per le donne nel mondo del lavoro: ancora oggi in Europa sono costrette a lavorare 59 giorni in più rispetto agli uomini per lo stesso stipendio. Le donne sono pagate meno degli uomini, sono più esposte a lavori precari, rimangono occupate in ruoli che non tengono conto delle loro reali qualifiche di studio o capacità professionali, con il lavoro domestico in gran parte sulle loro spalle. Il rapporto che riguarda la situazione in Italia, Spagna, Francia e Gran Bretagna, sottolinea che tra le ragioni di fondo della povertà economica delle donne, anche se lavoratrici, ci stanno bassi salari e lavori precari, oltre alla sempre più scarsa presenza di servizi sociali ed educativi vista la costante contrazione di welfare pubblico. Nulla di nuovo sotto il sole dunque a dimostrazione che le chiacchiere sul “dare potere” alle donne stanno a zero.</p> <p>III istantanea: il corpo è mio ma decide qualcun altro Secondo la relazione del Ministero alla salute sull'applicazione della 194 nel 2020 il 64,6 per cento dei ginecologi italiani era obiettore di coscienza il 44,6 per cento degli anestesisti e il 36,2 per cento del personale non medico. Se si legge il rapporto “Mai dati” (diventato un libro) dell'Associazione Luca Coscioni la situazione appare nella sua reale drammaticità: sono ben 72 gli ospedali che, in Italia, hanno tra l'80 e il 100 per cento di obiettori di coscienza tra il personale sanitario; 22 gli ospedali e 4 i consultori con il 100 per cento di obiettori tra tutto il personale sanitario, 18 gli ospedali con il 100 per cento di ginecologi obiettori e infine 46 le strutture che hanno una percentuale di obiettori superiore al'80 per cento. Sempre secondo il rapporto sono 11 le regioni in cui c'è almeno un ospedale con il 100% di obiettori: Abruzzo, Basilicata, Campania, Lombardia, Marche, Piemonte, Puglia, Sicilia, Toscana, Umbria, Veneto. Le Regioni più inadempienti sono la Sardegna e la Sicilia. La pillola abortiva (RU486) in Italia continua a essere considerata un farmaco rischioso, nonostante in Europa si utilizzi da oltre 30 anni e dal 2006 l'Oms la consideri un farmaco essenziale per la salute riproduttiva. L'utilizzo della pillola nel nostro Paese è una corsa ad ostacoli: in molte regioni la possibilità del regime ambulatoriale viene fortemente ostacolata per motivi esclusivamente ideologici e politici.</p> <p>IV istantanea: all'arme, all'armi! Tornano a soffiare venti di guerra? Ursula von der Leyen, a riprova che non tutte le donne sono uguali, ha testualmente affermato: “Una guerra in Europa non è imminente ma non impossibile”. Del resto l'esponenziale aumento della spesa per le armi è un funesto segnale che va in questa direzione. L'aumento registrato in Europa ha, infatti, segnato l'ottavo record consecutivo a livello mondiale, con una spesa complessiva attestatasi a 2,24 mila miliardi di dollari, ovvero il 2,2% del Pil mondiale. Nel 2022 l'Europa ha speso il 13% su base annua (Rapporto Sipri, 2022). Le parole della Presidente della Commissione Europea gettano benzina sul fuoco mentre continua il genocidio nella striscia di Gaza ad opera del governo israeliano, senza che nessuna potenza occidentale provi a fermarlo, e non si vedono spiragli di trattativa nel conflitto in Ucraina dopo l'invasione della Russia di due anni fa.</p> <p>A riprova che la guerra sta tornando ad essere considerata strumento di risoluzione dei conflitti, non solo militari. Gli sconcertanti fatti di Pisa, con le manganellate a studenti inermi, ne sono un esempio.</p> <p>Per tutto ciò e per altro ancora aderiamo convintamente all'appello lanciato dal movimento femminista NUDM che dichiara: “Quanto valgono le nostre vite?”Quanto valgono le vite di tutte quelle soggettività che non rientrano nel progetto “Dio, Patria e Famiglia” di questo Governo? Quanto vale il nostro tempo e il lavoro che in quel tempo siamo in grado di svolgere? Poco. Quasi niente per coloro che ci sfruttano e ci opprimono. Tantissimo per noi che vogliamo tornare a urlare: se le nostre vite non valgono, noi scioperiamo! Scioperiamo dalla produzione e dalla riproduzione di questo sistema, scioperiamo dai consumi e dai generi” per “boicottare le infrastrutture civili che promuovono il genocidio in Palestina e l'invio di armi”. “La nostra solidarietà” si legge ancora nell'appello “si rafforza attraverso i legami transnazionali che ci permettono di creare un fronte che travalica i confini: ci schieriamo al fianco dell3 palestinesi che resistono e lottano per la propria esistenza e per la propria autodeterminazione, con chi diserta lo stato di Israele, con chi in tutto il mondo, dall'Africa, all'Occidente, al Medio Oriente all'America Latina, fa della liberazione della Palestina la propria lotta.”</p> <p>Auguriamoci un appassionato 8 marzo di lotta e conflitto per continuare a credere in un mondo differente."</p></div> "Come vento cucito alla terra" http://www.ifeitalia.eu/spip.php?article1800 http://www.ifeitalia.eu/spip.php?article1800 2023-05-19T13:24:53Z text/html it "Come vento cucito alla terra" Il libro di di Ilaria Tuti è edito da Longanesi /2022 Dalla sovracoperta:”Questa è la storia dimenticata delle prime donne chirurgo, una manciata di pioniere a cui era preclusa la pratica in sala operatoria, che decisero di aprire in Francia un ospedale di guerra completamente gestito da loro. Ma è anche la storia dei soldati feriti e rimasti invalidi, che varcarono la soglia di quel mondo femminile convinti di non avere speranza e invece vi trovarono (...) - <a href="http://www.ifeitalia.eu/spip.php?rubrique11" rel="directory">6. CON VOCE DI DONNA</a> <img class='spip_logos' alt="" align="right" src="http://www.ifeitalia.eu/IMG/arton1800.jpg" width='99' height='150' style='height:150px;width:99px;' /> <div class='rss_chapo'><p>"Come vento cucito alla terra" Il libro di di Ilaria Tuti è edito da Longanesi /2022</p></div> <div class='rss_texte'><p>Dalla sovracoperta:”Questa è la storia dimenticata delle prime donne chirurgo, una manciata di pioniere a cui era preclusa la pratica in sala operatoria, che decisero di aprire in Francia un ospedale di guerra completamente gestito da loro. Ma è anche la storia dei soldati feriti e rimasti invalidi, che varcarono la soglia di quel mondo femminile convinti di non avere speranza e invece vi trovarono un'occasione di riabilitazione e riscatto. Ci sono vicende incredibili, rimaste nascoste nelle pieghe del tempo. Sono soprattutto storie di donne. Ilaria Tuti riporta alla luce la straordinaria ed epica impresa di due di loro.”</p> <p>Dalla nota dell'autrice:”...Mi stavo documentando per una storia completamente diversa, quando mi sono imbattuta per caso nella vita di Ernest Thesiger e in particolare nella sua attività di ricamo presso gli ospedali militari durante la Prima guerra mondiale. Ne rimasi folgorata, iniziai a parlarne in famiglia e agli amici dei soldati ricamatori. Il mio entusiasmo trovava riscontro in loro (...) avevo bisogno di un'ambientazione ed è stato naturale cerare notizie su un ospedale – qualsiasi, purchè realmente esistito – che potesse fare da sfondo alle vicende. Proseguendo nelle ricerche sono approdata all'Ospedale Militare di Endell Street. Leggendo la sua storia, la storia delle donne che lo hanno voluto e gestito con caparbietà e dedizione, non riuscivo a credere a tanta bellezza. Non avevo una storia, ne avevo due, e immense, quella dei soldati ricamatori e delle prime lady doctors. Filo di ordito e filo di trama, per creare un tessuto che da subito mi ha avvolta con un calore particolare”</p> <p>Ilaria Tuti costruisce un romanzo su basi storiche che sembra di pura fantasia, è invece frutto della somma delle due incredibili storie e della penna, forse un pochino troppo zuccherosa, dell'autrice. Un romanzo incredibile, perchè ancora a più di cento anni di distanza subiamo i pregiudizi che il romanzo denuncia. Un romanzo appassionante, perchè la storia raccontata narra di vicende note ma che riescono a toccare la sensibilità di tutt3 e di ciascun3. Un romanzo storico, perchè racconta la Storia e le storie che compongono le vite dei protagonisti ma anche quella dell'Europa. Un romanzo includente declinato in maniera moderna dove i pregiudizi vengono abbattuti con naturalezza e pragmaticità. Un po' come quando nonna ti chiede se hai mangiato dopo che hai fatto outing... Un romanzo bello in cui ognun3 può trovare la propria chiave di lettura. Un romanzo che mette al centro la vita delle donne, le loro difficoltà e la loro capacità collettiva di lottare per ottenere ciò che desiderano, che poi per la maggior parte delle volte è mettersi a disposizione dell'Umanità tutta. Un romanzo ben scritto, come lo sono i libri di Tuti.</p></div> Poesie Partigiane http://www.ifeitalia.eu/spip.php?article1792 http://www.ifeitalia.eu/spip.php?article1792 2023-04-24T15:12:33Z text/html it Buona Liberazione. Buon 25 aprile da IFE Italia Io, donna soldato Che ne è stato della nostra guerra, della donna soldato che ha combattuto lassù, fra le montagne? Nulla. Freddi sentieri mutisolcano il verde e fuggono, laggiù, verso la valle. Ma io non vedo e non sento battiti di cuori in lotta. L'oblio ha bruciato anche i ricordi. Li ha buttati nel fango dei sentieri muti, come mondezza. Li ha relegati nei libri,dai quali vengono divelte intere pagine di Storia. Avevamo ragione o torto? (...) - <a href="http://www.ifeitalia.eu/spip.php?rubrique11" rel="directory">6. CON VOCE DI DONNA</a> <img class='spip_logos' alt="" align="right" src="http://www.ifeitalia.eu/IMG/arton1792.jpg" width='150' height='100' style='height:100px;width:150px;' /> <div class='rss_chapo'><p>Buona Liberazione. Buon 25 aprile da IFE Italia</p></div> <div class='rss_texte'><p>Io, donna soldato</p> <p>Che ne è stato della nostra guerra, della donna soldato che ha combattuto lassù, fra le montagne?</p> <p>Nulla. Freddi sentieri mutisolcano il verde e fuggono, laggiù, verso la valle.</p> <p>Ma io non vedo e non sento battiti di cuori in lotta. L'oblio ha bruciato anche i ricordi.</p> <p>Li ha buttati nel fango dei sentieri muti, come mondezza. Li ha relegati nei libri,dai quali vengono divelte intere pagine di Storia.</p> <p>Avevamo ragione o torto? Ho creduto fosse ragione la mia, di donna soldato, allorché combattevo il fascista il tedesco invasore, armati d'odio e di superbia folle?</p> <p>Ho sbagliato forse? Meglio restare, statue di cera, ad aspettar che il fuoco del nemico ci bruciasse dentro l'alma e l'orgoglio? Non lo ha detto anche Dio?: porgi l'altra guancia, o uomo!</p> <p>Ma non è giusto. Non quando, passi d'uomini pesanti come clave, si abbattono sul capo di un popolo che invoca solo libertà e pace per la sua terra.</p> <p>Li ascolto, i tanti sapientoni, detrattori di questo mio passato. Io, donna soldato. Li osservo, assisi sulle poltrone del comando, nuovi padroni, nuovi invasori del mio presente. Han le facce rugose, sono vecchi, ma i loro sentimenti son gli stessi di allora.</p> <p>Costoro parlan di noi come di feccia, così com'era un tempo che io speravo, ormai finito. Noi che abbiam mangiato fango sui sentieri dei monti mentre loro uccidevano innocenti senza pietà.</p> <p>Noi che abbiam patito torture e morte nelle loro prigioni che abbiamo imbracciato i fucili solo per sete di libertà.</p> <p>Io, donna non più soldato, raccoglierò quelle pagine ingiallite, lacerate e calpestate dagli stessi piedi, pesanti come clave, pagine che raccontano di giovani obbligati alla guerra per amore di pace.</p> <p>Una pace che dobbiam difendere coi denti, strappar con forza dalle grinfie di questi untori, cui l'oblio degli uomini senza memoria ha consegnato le redini del mondo.</p> <p>Noi donne, portatrici di vita, difendiamola, questa pace! Proteggiamola dai profeti falsi, dai conflitti inutili, dalle vecchie ciabatte riciclate.</p> <p>Solo così, il frutto del nostro ventre generoso, potrà crescere nella piena coscienza del valore umano, un dono troppo grande per affidarlo, in ogni caso, al crudele feticcio della guerra.</p></div> Che genere di strumenti? http://www.ifeitalia.eu/spip.php?article1791 http://www.ifeitalia.eu/spip.php?article1791 2023-04-21T14:58:20Z text/html it Riceviamo da Ylenia Da Valle, docente al Liceo "Macchiavelli" (IIS) di Lucca ed attivista di IFE Italia, e volentieri pubblichiamo. - <a href="http://www.ifeitalia.eu/spip.php?rubrique11" rel="directory">6. CON VOCE DI DONNA</a> <img class='spip_logos' alt="" align="right" src="http://www.ifeitalia.eu/IMG/arton1791.jpg" width='150' height='150' style='height:150px;width:150px;' /> <div class='rss_chapo'><p>Riceviamo da Ylenia Da Valle, docente al Liceo "Macchiavelli" (IIS) di Lucca ed attivista di IFE Italia, e volentieri pubblichiamo.</p></div> Voci di donne sulla città http://www.ifeitalia.eu/spip.php?article1790 http://www.ifeitalia.eu/spip.php?article1790 2023-04-16T13:26:14Z text/html it Riceviamo da Luisa Carminati, componente del Consiglio delle Donne di Bergamo ed attivista di IFE Italia, e volentieri pubblichiamo. - <a href="http://www.ifeitalia.eu/spip.php?rubrique11" rel="directory">6. CON VOCE DI DONNA</a> <img class='spip_logos' alt="" align="right" src="http://www.ifeitalia.eu/IMG/arton1790.jpg" width='150' height='90' style='height:90px;width:150px;' /> <div class='rss_chapo'><p>Riceviamo da Luisa Carminati, componente del Consiglio delle Donne di Bergamo ed attivista di IFE Italia, e volentieri pubblichiamo.</p></div> Appello per lo sciopero globale femminista e transfemminista del prossimo 8 marzo 2023 http://www.ifeitalia.eu/spip.php?article1780 http://www.ifeitalia.eu/spip.php?article1780 2023-03-02T14:38:31Z text/html it "(..) Scioperiamo dal lavoro dentro e fuori casa, dai ruoli di genere e da tutti i ruoli che ci vengono imposti, dai consumi. La violenza di genere, la pandemia, la guerra, il disastro ecologico, l'inflazione: viviamo in un mondo di crisi continue che non sono emergenze ma segnali evidenti di un sistema che si sta sgretolando, un sistema ingiusto che ci costringe a vivere vite insostenibili e che vorrebbe chiuderci nell'isolamento e nell'impotenza (..) (...) - <a href="http://www.ifeitalia.eu/spip.php?rubrique11" rel="directory">6. CON VOCE DI DONNA</a> <img class='spip_logos' alt="" align="right" src="http://www.ifeitalia.eu/IMG/arton1780.jpg" width='150' height='103' style='height:103px;width:150px;' /> <div class='rss_chapo'><p>"(..) Scioperiamo dal lavoro dentro e fuori casa, dai ruoli di genere e da tutti i ruoli che ci vengono imposti, dai consumi.</p> <p>La violenza di genere, la pandemia, la guerra, il disastro ecologico, l'inflazione: viviamo in un mondo di crisi continue che non sono emergenze ma segnali evidenti di un sistema che si sta sgretolando, un sistema ingiusto che ci costringe a vivere vite insostenibili e che vorrebbe chiuderci nell'isolamento e nell'impotenza (..)</p></div> <div class='rss_texte'><p><a href='https://nonunadimeno.wordpress.com/2022/12/23/8-m-2023-appello-verso-lo-sciopero-globale-femminista-e-transfemminista/' class='spip_out' rel='nofollow external'>https://nonunadimeno.wordpress.com/...</a></p></div> Donne, Iran e islamismo: l'analisi di Chala Chafiq http://www.ifeitalia.eu/spip.php?article1775 http://www.ifeitalia.eu/spip.php?article1775 2023-02-09T14:18:06Z text/html it "(...) All'inizio, come decine di migliaia di donne senza velo, pensavo che la questione del velo fosse trascurabile rispetto alla posta in gioco della rivoluzione. Gli islamisti ci hanno chiesto di indossarlo durante le manifestazioni come segno di unione con le donne velate nella lotta contro i nemici comuni: lo Shah e i suoi alleati imperialisti. Non ho mai risposto positivamente alla loro richiesta e , al contempo, non ne ho compreso il pericolo. Tuttavia, appena salito al potere, (...) - <a href="http://www.ifeitalia.eu/spip.php?rubrique11" rel="directory">6. CON VOCE DI DONNA</a> <img class='spip_logos' alt="" align="right" src="http://www.ifeitalia.eu/IMG/arton1775.jpg" width='97' height='150' style='height:150px;width:97px;' /> <div class='rss_chapo'><p>"(...) All'inizio, come decine di migliaia di donne senza velo, pensavo che la questione del velo fosse trascurabile rispetto alla posta in gioco della rivoluzione. Gli islamisti ci hanno chiesto di indossarlo durante le manifestazioni come segno di unione con le donne velate nella lotta contro i nemici comuni: lo Shah e i suoi alleati imperialisti. Non ho mai risposto positivamente alla loro richiesta e , al contempo, non ne ho compreso il pericolo. Tuttavia, appena salito al potere, Khomeini ha indicato la priorità islamista del nuovo regime rendendo obbligatorio il velo nelle amministrazioni. Migliaia di donne hanno poi manifestato per le strade di Teheran, nell'indifferenza della maggioranza dei movimenti di sinistra che hanno ritenuto secondaria, di fronte alla necessità di rafforzare le avanzate antimperialiste della rivoluzione, la questione del velo. Gli slogan dei manifestanti in risposta agli islamisti furono: “Non abbiamo fatto la rivoluzione per tornare indietro”, o anche: “La libertà non è né occidentale né orientale, è universale”. Il regime alla fine renderà obbligatorio il velo in tutti gli spazi pubblici. Sono arrivata a ritenere che il velo risulta essere uno specchio dei conflitti socio-politici in Iran e poi nel mondo nel 20° secolo. Promuove il concetto di identità per aggirare l'idea di uguaglianza e laicità e quindi per rifiutare i valori. (...)"</p></div> <div class='rss_texte'><p><a href='https://transform-italia.it/donne-iran-e-islamismo-lanalisi-di-chala-chafiq/' class='spip_out' rel='nofollow external'>https://transform-italia.it/donne-i...</a></p></div> Gli stereotipi sulle donne arabe http://www.ifeitalia.eu/spip.php?article1773 http://www.ifeitalia.eu/spip.php?article1773 2023-01-29T15:01:49Z text/html it "In Europa, le femministe discutono se dovremmo o meno raderci i capelli. Non mi interessa questo tipo di femminismo, dobbiamo affrontare le questioni cruciali, qui e nel mondo arabo, dove molte donne hanno paura di cosa accadrà se denunciano gli abusi. Dobbiamo essere più forti delle nostre madri, altrimenti non abbiamo alcuna possibilità." Asmaa al-Atawna nel suo romanzo d'esordio, "Missing Picture", racconta la vita di una ragazza ribelle, lei stessa, che a Gaza lotta a scuola e a casa. (...) - <a href="http://www.ifeitalia.eu/spip.php?rubrique11" rel="directory">6. CON VOCE DI DONNA</a> <img class='spip_logos' alt="" align="right" src="http://www.ifeitalia.eu/IMG/arton1773.jpg" width='150' height='113' style='height:113px;width:150px;' /> <div class='rss_chapo'><p>"In Europa, le femministe discutono se dovremmo o meno raderci i capelli. Non mi interessa questo tipo di femminismo, dobbiamo affrontare le questioni cruciali, qui e nel mondo arabo, dove molte donne hanno paura di cosa accadrà se denunciano gli abusi. Dobbiamo essere più forti delle nostre madri, altrimenti non abbiamo alcuna possibilità."</p> <p>Asmaa al-Atawna nel suo romanzo d'esordio, "Missing Picture", racconta la vita di una ragazza ribelle, lei stessa, che a Gaza lotta a scuola e a casa.</p> <p>Fonte: <a href='https://comune-info.net/basta-stereotipi-sulle-donne-arabe/' class='spip_out' rel='nofollow external'>https://comune-info.net/basta-stere...</a></p> <p>Immagine: dal sito di Comune-info</p></div> <div class='rss_texte'><p><strong>Signora Al-Atawna, nel suo romanzo racconta come è fuggita da una vita violenta e fortemente limitata a Gaza, arrivando prima in Spagna e poi in Francia, dove vive oggi. Quali parti del suo romanzo sono di fantasia?</strong></p> <p>Quando ho scritto il mio romanzo ho dovuto fare i conti con un torrente di emozioni e ricordi. Ogni volta che cominciavo ad avere difficoltà nello scriverne, ho cercato di presentare le cose in modo più leggero. Questo perché gran parte di ciò che ho vissuto è stato davvero duro. Quindi, ho arricchito le parti immaginarie e ho incorporato elementi ironici. Gli avvenimenti del romanzo sono realmente accaduti, ma ho cambiato i nomi per rendere la storia più drammatica. Ad esempio, ho scelto nomi di fantasia per le figure maschili. Nel libro mio nonno si chiama Abu Shanab, “il padre dei baffi”; un altro uomo si chiama Abu Harb, “padre della guerra”. I nomi hanno lo scopo di sottolineare il carattere patriarcale degli eventi.</p> <p>Ho utilizzato i miei ricordi, ma quando non riuscivo a ricordare una scena, vi aggiungevo qualcosa. La chiamo “fiction documentaria”. Volevo che il lettore potesse sentire ciò che ho vissuto.</p> <p><strong>Questo le ha permesso di creare una sorta di distanza tra lei e il testo?</strong></p> <p>Sì e no. C'è una distanza perché ho aspettato 20 anni per scrivere questo libro e raccontare la mia storia. Tuttavia, mentre scrivevo, il dolore era ancora lì. D'altra parte, non c'è distanza, perché riguarda la mia vita. Il modo migliore in cui posso descriverlo, è che ho scritto questo romanzo con il mio sangue, sudore e lacrime. I travagli dell'occupazione israeliana sono molto presenti nella letteratura palestinese. Ma scrive anche di come lei, in quanto ragazza ribelle in una famiglia conservatrice, sia stata limitata, o della discriminazione verso i palestinesi neri. C'è una tendenza nella letteratura palestinese a dire: “Viviamo sotto l'occupazione israeliana, faresti meglio a non scrivere di questo o quello” – come per nascondere dietro l'occupazione i nostri fallimenti e difetti. Ovviamente uno influenza l'altro. Ma mentre lottiamo contro l'occupazione, possiamo anche combattere contro la società conservatrice. Possiamo lavorare su entrambe contemporaneamente. Solo perché viviamo sotto l'occupazione, non siamo sempre solo vittime, no. Nella nostra società, dobbiamo anche affrontare la discriminazione delle donne. Il vivere sotto occupazione non mi dà il diritto di discriminare il mio vicino perché è nero o perché è una donna.</p> <p><strong>Le due cose non sono correlate? La pressione dall'esterno intensifica la violenza all'interno delle famiglie.</strong></p> <p>Precisamente, ecco perché nel mio romanzo non giudico. Questa è forse la distanza tra me e il testo. Scrivo del quartiere di Gaza dove sono cresciuta. Gaza è una delle regioni più povere del mondo, accerchiata dall'esercito israeliano. La gente non ha lavoro, non ha soldi e non può andarsene. Che cosa si può fare? Ci sono un sacco di pettegolezzi e si guarda a quello che fanno i vicini. Le esperienze violente e traumatiche vengono trasmesse da una generazione all'altra. Mia nonna ha perso la testa quando gli israeliani l'hanno cacciata da casa sua nel Negev e lei e mio nonno sono dovuti scappare a Gaza per sopravvivere. Anch'io ho vissuto il suo trauma.</p> <p><strong>“La donna araba si libera dalla sua cultura repressiva” è uno stereotipo comune in Occidente. Come è possibile scrivere di discriminazione, evitando allo stesso tempo questo cliché?</strong></p> <p>Non ho intenzione di promuovere questo cliché. Nelle mie letture scopro regolarmente che le donne – anche qui in Germania – si riconoscono nelle mie esperienze. Le donne subiscono discriminazioni ovunque, a Gaza, in Germania o in Francia. Le stiamo tutte combattendo. Non voglio propagare questo stereotipo della donna araba repressa e velata. Questo è ciò che l'Occidente vuole vedere in noi, ma non siamo noi. Questa forma di orientalismo è una fantasia occidentale che non corrisponde alla realtà. Mia madre, per esempio, non sa né leggere né scrivere, è andata a scuola solo per poco tempo e ha dovuto lasciarla per aiutare in casa, ma è molto forte. In Europa, ci sono donne arabe che promuovono deliberatamente questo stereotipo nelle arti e nella cultura come un modo per costruirsi una carriera. Alimentano questa fantasia e non credo sia un bene. Le donne sono represse in tutto il mondo, non solo nella nostra cultura araba e musulmana. Per favore, non incasellateci. Date un'occhiata più da vicino. Voglio aprire il dibattito invece di chiuderlo.</p> <p><strong>Nella sua ambivalenza, sua madre è il personaggio più coinvolgente del libro. Da un lato picchia i suoi figli e non ce la fa, dall'altro sa esattamente cosa vuole.</strong></p> <p>Oh sì, mia madre è una donna forte. Quando avevo circa 11 anni, l'ho vista correre dietro a un uomo e mordergli l'orecchio (ride) perché molestava mio padre al lavoro. Mio padre non voleva fare nulla, ma mia madre sì. Mentre eravamo seduti fuori l'uomo passò, lei lo inseguì, lo morse e gli gridò che avrebbe dovuto lasciare in pace suo marito. Lo ricordo ancora oggi. La copertina dell'edizione tedesca del romanzo di Asmaa al Atawna Tuttavia, c'è un'enorme differenza tra la generazione più anziana e quella più giovane di donne arabe. Le donne più giovani sono molto più radicali. Questo è evidente anche in letteratura. Sì, oggi la giovane generazione sta facendo sentire la sua voce nella letteratura, nella musica e nel cinema in un modo totalmente diverso rispetto alla vecchia generazione. Da dove veniamo, c'è molto in gioco. Ci sono donne che rischiano la vita per poter frequentare la scuola. In Europa, le femministe discutono se dovremmo o meno raderci i capelli. Non mi interessa questo tipo di femminismo, dobbiamo affrontare le questioni cruciali, qui e nel mondo arabo, dove molte donne hanno paura di cosa accadrà se denunciano gli abusi. Dobbiamo essere più forti delle nostre madri, altrimenti non abbiamo alcuna possibilità.</p> <p><strong>Il suo libro è apparso per la prima volta in arabo attraverso l'Arab Fund for Arts and Culture (AFAC) a Beirut. Come è stato accolto nel mondo arabo?</strong></p> <p>Ho partecipato a un concorso e ho vinto una borsa di studio dell'AFAC, che prevedeva l'editing e la pubblicazione del libro. Dopo l'uscita il romanzo, un libro che delinea ciò che non va nelle nostre società, è stato largamente ignorato dai media arabi. L'unico giornale a pubblicare una recensione è stato il libanese L'Orient-Le Jour. Ero molto rattristata da questo, ma poi ho pensato che il libro avrebbe trovato la sua strada. Ed è esattamente quello che è successo. Ho ricevuto molti feedback positivi su Facebook dalle donne arabe, e questo è molto importante per me. Vorrei incoraggiare altre donne, specialmente nel settore culturale arabo. Lì ci si aspetta che le donne tengano la bocca chiusa, soprattutto se criticano le nostre società. Quando pubblicano qualcosa che sconvolge la società, vengono respinte e tutti puntano il dito contro di loro. Ma questo è qualcosa che dobbiamo affrontare, altrimenti non cambierà mai nulla e continueremo ad avere paura di essere noi stesse.</p> <p><strong>Nel libro descrive la violenza brutale nella sua famiglia. Ma il suo romanzo è anche una lettura leggera. Fa un uso consapevole dell'ironia per ammorbidire le cose difficili per il lettore?</strong></p> <p>Basta guardare Charlie Chaplin o Buster Keaton, anche loro hanno utilizzato risate ironiche. Volevo mostrare come la tragedia possa essere trasformata in commedia, esprimendone così l'assurdità. E questo è molto palestinese. Ridiamo molto a Gaza, è in parte così che resistiamo alla situazione. Ci prendiamo gioco di tutto, degli israeliani, di Hamas e di noi stessi. A volte è tutto troppo, ma poi torniamo a raccontare barzellette. Possiamo connetterci meglio attraverso le risate che con le lacrime. Vogliamo solo vivere la nostra vita.</p> <p>Asmaa al-Atawna è nata a Gaza nel 1978. All'età di 18 anni è fuggita dal paese, stabilendosi infine in Francia. Ha studiato scienze politiche e cinema sperimentale e ha lavorato come giornalista e scrittrice. Vive a Tolosa Fonte: Qantara.de English version Traduzione di Grazia Parolari per Invicta Palestina “Tutti gli esseri senzienti sono moralmente uguali”</p></div> Verso il 26 novembre http://www.ifeitalia.eu/spip.php?article1758 http://www.ifeitalia.eu/spip.php?article1758 2022-11-14T19:39:32Z text/html it 26 novembre tuttə a Roma - Non Una Di Meno! BASTA GUERRE SUI NOSTRI CORPI - RIVOLTA TRANSFEMMINISTA! Il prossimo 26 novembre scendiamo in piazza convinte che la lotta contro la violenza patriarcale non può prescindere dall'opposizione alle guerre sui nostri corpi: E' la guerra che ha come scenario il chiuso delle case e delle relazioni, ma non è una guerra privata: è l'espressione terribile e estrema della violenza strutturale contro le donne e le libere soggettività. Dall'inizio del 2022 sono (...) - <a href="http://www.ifeitalia.eu/spip.php?rubrique11" rel="directory">6. CON VOCE DI DONNA</a> <img class='spip_logos' alt="" align="right" src="http://www.ifeitalia.eu/IMG/arton1758.jpg" width='150' height='56' style='height:56px;width:150px;' /> <div class='rss_chapo'><p>26 novembre tuttə a Roma - Non Una Di Meno!</p> <p>BASTA GUERRE SUI NOSTRI CORPI - RIVOLTA TRANSFEMMINISTA!</p></div> <div class='rss_texte'><p>Il prossimo 26 novembre scendiamo in piazza convinte che la lotta contro la violenza patriarcale non può prescindere dall'opposizione alle guerre sui nostri corpi:</p> <p>E' la guerra che ha come scenario il chiuso delle case e delle relazioni, ma non è una guerra privata: è l'espressione terribile e estrema della violenza strutturale contro le donne e le libere soggettività. Dall'inizio del 2022 sono 91 in Italia i femminicidi, lesbicidi e transcidi.</p> <p>È la guerra combattuta sul campo, aperta dall'invasione russa dell'Ucraina, una guerra che ci coinvolge e ci riguarda tuttə, non solo perché mai come ora la sentiamo vicina e incombente. Violenze, lutti, stupri, distruzione segnano le vite di chi fugge e di chi resta a seconda dei ruoli imposti e cristallizzati dal binarismo di genere, riducendo le donne a terreno di conquista. La guerra riapre in modo strumentale e ipocrita il tema dell'accoglienza in Europa su base etnica e identitaria occultando la realtà di sfruttamento e ricatto dell'immigrazione - soprattutto femminile - e rafforzando i già inquietanti criteri di merito per la selezione all'ingresso e per l'accesso alla cittadinanza sociale.</p> <p>E' la stessa guerra che si intensifica sui vari fronti già aperti nel mondo (Afganistan Kurdistan, Palestina, Yemen, ...), una guerra volta alla definizione del nuovo ordine mondiale e che mette questi stessi fronti a sistema nello scontro tra potenze emergenti e in declino; affermando la logica patriarcale del più forte, con le bombe e la minaccia atomica, con la deriva autoritaria e antidemocratica da Est a Ovest; approfondendo violenza, discriminazione e oppressione prima di tutto sui corpi delle donne, delle soggettività fuori norma, dissidenti, migranti.</p> <p>E' la guerra che ridisegna l'economia e il welfare in funzione del riarmo e della mobilitazione bellica e che cancella le priorità imposte dalla crisi economica, sociale e climatica. Carovita, disoccupazione, povertà sono l'altra faccia della siccità, dell'avvelenamento ambientale, della crisi alimentare, della pandemia tuttora in corso: colpiscono gli strati più fragili della popolazione ma diventano effetti collaterali accettabili e si trasformano in armi contro poverə, giovani, donne, migranti. Si concretizza nella guerra al reddito di cittadinanza (la cui platea è a maggioranza femminile, e che è già pesantemente condizionato e familistico); con il contingentamento energetico domestico a favore delle imprese; con l'enfasi sulla natalità come dovere civile ma senza alcuna previsione di investimento sui salari e sul welfare pubblico; attraverso la sostituzione dei diritti umani, sociali e civili con il merito come meccanismo di selezione che legittima e acuisce disparità, disuguaglianze e meccanismi di oppressione.</p> <p>E' la guerra dichiarata ai nostri corpi desideranti e autodeterminati, e che ne fa nuovamente un campo di battaglia. Violenza patriarcale istituzionalizzata e cultura dello stupro sono il presente da ribaltare. L'affermazione elettorale della destra antiabortista, razzista e ultraconservatrice porta al governo chi in questi anni nelle amministrazioni regionali e in Parlamento ha negato l'accesso all'aborto chirurgico e farmacologico; la possibilita' di autodeterminazione di donne e persone lgbtiaq+, anche nell'ambito dei percorsi di affermazione di genere. Una guerra che nega la violenza omolesbobitransfobia e che si oppone all'educazione alle differenze e sessuale nelle scuole agitando lo spettro di una inesistente “ideologia gender”. A questa linea programmatica da seguito l'istituzione del Ministero per la famiglia, la natalità e le pari opportunità affidato a Eugenia Roccella.</p> <p>L'attacco all'aborto legittima la violenza patriarcale nelle case, nello spazio pubblico,nei posti di lavoro e di formazione, in rete,nei media, riaffermando come principio la subalternità delle donne e delle persone con utero, e con esse delle soggettività non binarie e fuori norma. E' la battaglia identitaria principale della destra autoritaria. L'italia del governo Meloni non si sottrae a questo schema e si allinea a Polonia e Ungheria, agli Usa di Trump e dei gruppi ultracattolici, ai regimi autoritari, anche nella criminalizzazione di stili di vita e comportamenti ritenuti “devianti”, nell'ambito di una lettura delle giovani generazioni pericolosa e stigmatizzante. Esemplare risulta infatti l'urgenza con cui e' stato proposto il decreto anti-rave, utilizzato strumentalmente per limitare spazi di libertà “fuori mercato” e di agibilità politica.</p> <p>In questo contesto polarizzato, scardiniamo i binarismi, facciamoci spazio, attraversiamo il campo di battaglia per ribaltare i piani! chiamiamo tutt3 a scendere in piazza per fermare le guerre sui nostri corpi, per opporre alla militarizzazione delle vite, la rivolta transfemminista contro la violenza, l'oppressione e la povertà. Per fare dell'autodeterminazione un terreno di lotta in avanti, per fare dell'autodifesa una pratica collettiva di resistenza alla violenza. Perchè se non possiamo ballare, non è la nostra rivoluzione!</p> <p>Per questo, l'irruzione sulla scena della rivolta delle donne iraniane sovverte i termini dello scontro e rovescia i ruoli. Rimettendo al centro l'autodeterminazione come terreno di conflitto e di trasformazione. Ci indica con chiarezza cosa ci è nemico e ci insegna a chiamarlo per nome, a disvelare quanto la violenza sia esperienza quotidiana, strumento di governo e controllo dei nostri corpi, riconnettendo le resistenze femministe e transfemministe riprendendo il grido delle combattenti curde Jin JIyan Azadì - donna vita libertà.</p> <p>Il 20 novembre saremo nelle piazze e nelle iniziative per il TdOR- Trans Day of Remembrance per aprire la settimana di mobilitazione contro la violenza patriarcale verso il 25 novembre.</p> <p>Il 26 novembre a Roma sarà marea contro le guerre sui nostri corpi, sarà un corteo autodeterminato, le assemblee territoriali di Non Una Di Meno sono lo spazio condiviso di organizzazione del corteo. Sarà una manifestazione senza spezzoni né bandiere, dai due camion organizzati il microfono sarà aperto alla molteplicità delle voci che la compongono. Invitiamo le rappresentanti politiche a rimanere in ascolto e non occupare lo spazio mediatico della manifestazione, diamo indicazione alle strutture partitiche, sindacali e organizzate di rispettare le indicazioni date.</p> <p>Porteremo in piazza la voce di chi non ha più voce e di chi vede la propria voce invisibilizzata, sommersa, ricattabile. Saremo in piazza anche per chi non potrà esserci, per chi vive una condizione di privazione forzata della libertà; per le donne e le soggettività detenute, quelle rinchiuse nei CPR o 'contenute' nei reparti e nelle cliniche psichiatriche. Perché nessuna dovrebbe restare sola!</p> <p>Il 27 novembre ci ritroveremo in assemblea nazionale presso la facoltà di lettere di Roma 3 per discutere, intrecciare le lotte e organizzare la rivolta transfemminista verso l'8 marzo e oltre.</p> <p>Scateniamo assieme tutta la nostra rabbia erotica, sempre moss3 dal desiderio!! L'unico carico residuale che conosciamo è il patriarcato!</p> <p>NON UNA DI MENO</p> <p>#RISALELAMAREA #SORELL3IOTICREDO #DONNAVITALIBERTA'</p></div> In queste ore in Iran, le donne http://www.ifeitalia.eu/spip.php?article1749 http://www.ifeitalia.eu/spip.php?article1749 2022-10-05T15:02:40Z text/html it Il link per leggere l'articolo. Immagine dal sito: https://www.fanpage.it/esteri/in-ir... https://transform-italia.it/in-ques... - <a href="http://www.ifeitalia.eu/spip.php?rubrique11" rel="directory">6. CON VOCE DI DONNA</a> <img class='spip_logos' alt="" align="right" src="http://www.ifeitalia.eu/IMG/arton1749.jpg" width='150' height='85' style='height:85px;width:150px;' /> <div class='rss_chapo'><p>Il link per leggere l'articolo.</p> <p>Immagine dal sito: <a href='https://www.fanpage.it/esteri/in-iran-le-donne-guidano-la-rivolta-per-una-societa-piu-libera/' class='spip_out' rel='nofollow external'>https://www.fanpage.it/esteri/in-ir...</a></p></div> <div class='rss_texte'><p><a href='https://transform-italia.it/in-queste-ore-in-iran-le-donne/' class='spip_out' rel='nofollow external'>https://transform-italia.it/in-ques...</a></p></div>