IFE Italia http://www.ifeitalia.eu/ it SPIP - www.spip.net IFE Italia http://www.ifeitalia.eu/IMG/siteon0.jpg http://www.ifeitalia.eu/ 144 144 Le ragioni di Jan Kavan contro la guerra http://www.ifeitalia.eu/spip.php?article1802 http://www.ifeitalia.eu/spip.php?article1802 2023-06-04T18:54:45Z text/html it "Una voce autorevole proveniente dall'Europa centro-orientale che prende posizione per il cessate il fuoco e per una soluzione diplomatica della guerra in Ucraina già di per sé squarcia la coltre di luoghi comuni che ottunde la percezione generale della situazione e del dibattito in corso." Francesca Lacaita ha tradotto un articolo di Kavan, già parlamentare e ministro della repubblica Ceca, recentemente apparso sulla rivista serba «Horizons» (Pubblicato con il titolo The Urgent Need for a (...) - <a href="http://www.ifeitalia.eu/spip.php?rubrique13" rel="directory">4. L'EUROPA CHE VORREMMO</a> <img class='spip_logos' alt="" align="right" src="http://www.ifeitalia.eu/IMG/arton1802.jpg" width='150' height='113' style='height:113px;width:150px;' /> <div class='rss_chapo'><p>"Una voce autorevole proveniente dall'Europa centro-orientale che prende posizione per il cessate il fuoco e per una soluzione diplomatica della guerra in Ucraina già di per sé squarcia la coltre di luoghi comuni che ottunde la percezione generale della situazione e del dibattito in corso."</p> <p>Francesca Lacaita ha tradotto un articolo di Kavan, già parlamentare e ministro della repubblica Ceca, recentemente apparso sulla rivista serba «Horizons» (Pubblicato con il titolo The Urgent Need for a Triumph of Diplomacy in «Horizons» (Serbia), n. 23, Spring 2023, pp. 188-197.).</p></div> <div class='rss_texte'><p><a href='https://transform-italia.it/le-ragioni-di-jan-kavan-contro-la-guerra/' class='spip_out' rel='nofollow external'>https://transform-italia.it/le-ragi...</a></p></div> LIBERE DI VIVERE, LIBERE DI SCEGLIERE http://www.ifeitalia.eu/spip.php?article1760 http://www.ifeitalia.eu/spip.php?article1760 2022-11-19T15:20:10Z text/html it Sul''assemblea internazionale femminista di Firenze, durante il ventennale del Forum Sociale Europeo. Fonte: https://transform-italia.it/ Il Giardino dei Ciliegi, un luogo storico per il femminismo italiano e non solo, ha ospitato l111 novembre iniziative femministe molto partecipate, nel quadro del ventennale del Forum Sociale Europeo tenutosi nel 2002 a Firenze. Con il Giardino hanno lavorato il gruppo FEMM della Società della Cura e Libere Tutte, in collaborazione con COSPE. Il programma (...) - <a href="http://www.ifeitalia.eu/spip.php?rubrique13" rel="directory">4. L'EUROPA CHE VORREMMO</a> <img class='spip_logos' alt="" align="right" src="http://www.ifeitalia.eu/IMG/arton1760.jpg" width='150' height='90' style='height:90px;width:150px;' /> <div class='rss_chapo'><p>Sul''assemblea internazionale femminista di Firenze, durante il ventennale del Forum Sociale Europeo.</p> <p>Fonte: <a href='https://transform-italia.it/' class='spip_out' rel='nofollow external'>https://transform-italia.it/</a></p></div> <div class='rss_texte'><p>Il Giardino dei Ciliegi, un luogo storico per il femminismo italiano e non solo, ha ospitato l111 novembre iniziative femministe molto partecipate, nel quadro del ventennale del Forum Sociale Europeo tenutosi nel 2002 a Firenze. Con il Giardino hanno lavorato il gruppo FEMM della Società della Cura e Libere Tutte, in collaborazione con COSPE. Il programma completo dell'Assemblea femminista internazionale è allegato.</p> <p>Viviamo in tempi difficili, dove si intrecciano dubbi e paure, in uno scenario internazionale minaccioso. Non davamo per scontata la partecipazione di tante donne. E invece la sala si è riempita e ha con attenzione e partecipazione seguito tutti gli interventi, che ci hanno dato emozioni e occasioni di conoscenza, sostituendo alle iniziali preoccupazioni la soddisfazione. Il femminismo, ancora una volta, si è rivelato capace di uno sguardo e di una visione delmondo, per tutta l'umanità, viva e non rassegnata.</p> <p>Nelle prima delle due sessioni si è parlato di "Resistenze a guerre occupazioni regimi. Ilcoraggio delle donne" In apertura, grazie a Raffaella Chiodo, giornalista femminista impegnata nel campo della solidarietà e cooperazione internazionale e osservatrice nei processi di pace e democratizzazione ed elettorali in diverse parti del mondo, abbiamo ascoltato le voci registrate, hanno chiesto di non essere mostrate per motivi di sicurezza, di due donne ucraine e di una russa. Voci emozionanti, che evocano il sogno di un futuro senza guerra. Con dolore e rabbia per le tante vittime, nelle parole delle ucraine, con la speranza alimentata dai giovani che si oppongono alla guerra nelle parole della russa. E poi le giovani donne di Afghanistan, Iraq, Libia, Palestina, Kurdistan, Siria che hanno sperimentato, e sperimentano, guerre, regimi, occupazione che provocano i drammatici effetti delle migrazioni. Ma tutte, con il grande coraggio di non rassegnarsi.</p> <p>Nella seconda sessione su "Il prezzo di guerre e armi. Le lotte per i diritti - Il valore del lavoro, ambiente/clima, salute riproduttiva, razzismo, sessismo, omofobia e transfobia, migrazioni, violenza contro le donne"gli interventi, europei ed italiani, hanno squadernato gli aspetti di regressione politica e culturale sui diritti, del lavoro, sociali e civili. Da Grecia, Spagna e Germania, è stato ripreso il tema della guerra e del bellicismo dei media che annulla le donne (Spagna), la denuncia del militarismo estremo (Germania) e il dramma delle migrazioni (Grecia). Mentre gli interventi italiani hanno riguardato il lavoro, l'ambiente, l'intreccio fra razzismo ed il sessismo, l'avanzata delle destre ed i rischi per il diritto delle donne all'autodeterminazione, in particolare sulla salute riproduttiva.</p> <p>Le ultime tre ore sono state occupate dal seminario europeo organizzato da Cospe e Casa delle Donne di Pisa. Si è analizzato e discusso, in una sala attenta e partecipe, le prospettive riguardo a "Violenza contro le donne, discriminazioni e stereotipi di genere, diritti delle persone lgbtiqa+" con interventi (in presenza e da remoto) di Cipro, Lituania, Romania, Italia.</p> <p>La giornata è stata attraversata da alcuni temi di fondo:</p> <p><img src="http://www.ifeitalia.eu/local/cache-vignettes/L8xH11/puce-32883.gif" width='8' height='11' class='puce' alt="-" style='height:11px;width:8px;' /> L'Europa sembra attenta oggi solo alla guerra Russia-Ucraina, la seconda nel nostro continente, dopo quella dei Balcani. E vi contribuisce inviando armi all'Ucraina, anziché opporsi cercandone la fine e la pace. Sembra dimenticare che il mondo è pieno di guerre, che producono vittime e distruzione, con pesanti coinvolgimenti e responsabilità dell'Europa stessa e dell'Occidente tutto. Altrettanto avviene per le occupazioni coloniali, che costringono e imprigionano intere popolazioni, in una vita in cui è difficile immaginare un futuro migliore e per quei regimi che fanno del corpo delle donne e delle diverse soggettività il centro della loro repressione. Dal Medio Oriente in particolare hanno sottolineato che la solidarietà fatta di social o hashtag non basta. Una forma di solidarietà concreta è stata agita dalla "Carovana di genere", organizzata dall'Associazione Orlando e dal MIT di Bologna, che ha portato in Ucraina alcuni medicinali e materiali sanitari utili alle donne e alle persone trans. Materiali specifici che nessuno prima aveva provveduto a raccogliere.</p> <p>Le tante donne intervenute, ci hanno mostrato la necessità di comprendere le cause delle diverse guerre, di conoscere meglio i popoli coinvolti, e, soprattutto, di liberarci dalle scorie di un colonialismo duro a morire;</p> <p><img src="http://www.ifeitalia.eu/local/cache-vignettes/L8xH11/puce-32883.gif" width='8' height='11' class='puce' alt="-" style='height:11px;width:8px;' /> tutte le guerre sono frutto di un "dominio patriarcale" che si fonda, quasi sempre, sulla difesa della patria "indistinguibile viluppo di padre e madre insieme". Per la cultura patriarcale è insopportabile l' idea della coesistenza di forme di società capaci di includere al proprio interno le mille sfumature che la storia ha creato. Più "facile" scegliere,come strumento di risoluzione dei conflittistrumento di risoluzione dei conflitti, la guerra con tutti gli elementi più primitivi legati al sangue, alla distruzione del nemico, al possesso e al potere, e in cui lo stesso corpo delle donne diventa campo di battaglia. Le donne, consapevoli di sé e dei propri diritti, hanno il coraggio di resistere e di lottare, anche sottraendosi ai contesti bellici, per un modello di società, e quindi di relazioni umane, non più fondato sulla violenza, sull'oppressione e sullo sfruttamento;</p> <p><img src="http://www.ifeitalia.eu/local/cache-vignettes/L8xH11/puce-32883.gif" width='8' height='11' class='puce' alt="-" style='height:11px;width:8px;' /> per capire la realtà e agire di conseguenza, è utile la chiave di lettura dell'intersezione, come invita a fare, attingendo dalle elaborazioni di alcune teoriche, la nuova ondata femminista, e transfemminista riapparsa da qualche anno sulla scena politica, in Italia e in altre parti del mondo. Questo vuol dire cogliere gli intrecci fra le diverse forme di sfruttamento, fondate sulla "classe", sulla "razza"; e sul "genere" e quindi le soggettività in gioco e i rapporti di potere che su di esse agiscono. Le diverse forme di sfruttamento intersecano gli attacchi ai diritti del lavoro, all'ambiente ed al territorio in nome del profitto. Patriarcato, capitalismo e colonialismo si combinano, dando luogo ad esclusioni e gerarchie, crescita della disuguaglianza e della frammentazione. Solo un pensiero e una pratica che riconoscano la complessità del reale e gli elementi di intersezione che la compongono possono ricostruire, oggi, una visione del mondo alternativa a quella capitalista e patriarcale;</p> <p><img src="http://www.ifeitalia.eu/local/cache-vignettes/L8xH11/puce-32883.gif" width='8' height='11' class='puce' alt="-" style='height:11px;width:8px;' /> gli interventi europei, in particolare, hanno messo in luce il pericoloso avanzare di una destra razzista, sessista ed omofoba, che in Italia è addirittura arrivata al potere con un corpo di donna. Una destra che tenta di far dimenticare il passato violento da cui proviene e di proporre una narrazione che dà risposte semplicistiche alle inquietudini, alle incertezze ed alle paure che la precarietà dell'oggi e del futuro alimenta."Dio, patria, famiglia" restano i capisaldi della sua ideologia, conditi nella salsa moderna, ma non troppo, di un nuovo "ordine". Sul piano economico questa destra non cambierà nulla o quasi rispetto ai dogmi del liberismo, mentre ha già cominciato ad agire pesantemente, contro l'autodeterminazione delle donne, i diritti democratici e le persone migranti. Chiusura dei confini e respingimenti di chi cerca una vita migliore, rimessa in discussione dei diritti ottenuti dalle donne sulla salute riproduttiva e la loro libertà di scelta; propaganda rigorosamente etero sessista per convincere sulla pericolosità delle "devianze".</p> <p>A tutto questo le donne intendono rispondere aprendo conflitti e lottando e promuovendo convergenza fra le varie soggettività in lotta per un diverso modo di stare al mondo. Il prossimo appuntamento saranno le manifestazioni del 26 novembre in occasione della giornata internazionale contro la violenza maschile sulle donne. Il movimento femminista di "Non Una Di Meno", in Italia, ha lanciato un appello per invitare tutte e tutti a partecipare alla manifestazione nazionale che si terrà a Roma. "Sarà una manifestazione segnata dai temi centrali oggi, come la forte opposizione alla guerra e alle guerre che si combattono nel mondo sui corpi e sui territori, all'interno di una cornice comunicativa e politica che indica in alcuni slogan, come “risale la marea”, “sorella io ti credo” e “donna vita libertà”, le voci di chi si sta battendo contro le oppressioni nei rispettivi Paesi, e le voci delle donne non credute nei tribunali che subiscono quindi una doppia violenza" Sarà importante esserci.</p></div> Dove va l'Europa? http://www.ifeitalia.eu/spip.php?article1757 http://www.ifeitalia.eu/spip.php?article1757 2022-11-10T08:26:56Z text/html it Nicoletta Oggi comincia il Forum Sociale Europeo a vent'anni dal primo. Il mondo di oggi è molto cambiato e proprio per questo è utile capire ed agire in forma critica e in dimensione collettiva IFE Italia ci sarà https://transform-italia.it/dove-va... - <a href="http://www.ifeitalia.eu/spip.php?rubrique13" rel="directory">4. L'EUROPA CHE VORREMMO</a> <img class='spip_logos' alt="" align="right" src="http://www.ifeitalia.eu/IMG/arton1757.png" width='150' height='86' style='height:86px;width:150px;' /> <div class='rss_chapo'><p>Oggi comincia il Forum Sociale Europeo a vent'anni dal primo. Il mondo di oggi è molto cambiato e proprio per questo è utile capire ed agire in forma critica e in dimensione collettiva</p> <p>IFE Italia ci sarà</p></div> <div class='rss_texte'><p><a href='https://transform-italia.it/dove-va-leuropa-2/' class='spip_out' rel='nofollow external'>https://transform-italia.it/dove-va...</a></p></div> C'è ancora Humanitè sulla terra! http://www.ifeitalia.eu/spip.php?article1744 http://www.ifeitalia.eu/spip.php?article1744 2022-09-15T14:35:02Z text/html it Un ritratto della Festa de l'Humanitè di Parigi dove ancora esite un popolo che crede possibile cambiare il mondo. Se uscendo dall'autostrada a Bretigny sur Orge, nel cuore dell'Esson, si è costrette a fare quasi un ora di coda per arrivare a Plessis-Patè , sede quest'anno della Fete de L'Humanitè, ci si rende conto fin da subito della dimensione dell'evento. Giova ricordare che l'Humanité è un giornale francese, fondato nel 1904 dal socialista Jean Jaurès e che per oltre 70 anni è stato l'organo (...) - <a href="http://www.ifeitalia.eu/spip.php?rubrique13" rel="directory">4. L'EUROPA CHE VORREMMO</a> <img class='spip_logos' alt="" align="right" src="http://www.ifeitalia.eu/IMG/arton1744.png" width='150' height='100' style='height:100px;width:150px;' /> <div class='rss_chapo'><p>Un ritratto della Festa de l'Humanitè di Parigi dove ancora esite un popolo che crede possibile cambiare il mondo.</p></div> <div class='rss_texte'><p>Se uscendo dall'autostrada a Bretigny sur Orge, nel cuore dell'Esson, si è costrette a fare quasi un ora di coda per arrivare a Plessis-Patè , sede quest'anno della Fete de L'Humanitè, ci si rende conto fin da subito della dimensione dell'evento.</p> <p>Giova ricordare che l'Humanité è un giornale francese, fondato nel 1904 dal socialista Jean Jaurès e che per oltre 70 anni è stato l'organo ufficiale del Partito Comunista Francese. Dal 1994 si è aperto ad altre componenti della Sinistra francese, pur restando vicino alle posizioni del PCF.</p> <p>La Festa dell'Humanitè che prima del covid si teneva Saint-Denis, nella banlieu parigina, un quartiere complesso culla del rap francese, può essere considerata la più popolare delle feste francesi. Ne ho avuto conferma io stessa nelle due volte che sono riuscita a partecipare.</p> <p>L'edizione di quest'anno, come ha ricordato il direttore del giornale, Fabien Gay, nell'inaugurare il “Village du livre”, uno degli spazi centrali della Festa ( in totale erano 11), pur se inserita in un contesto geografico differente rispetto al passato, ha mantenuto le sue caratteriste di fondo: un grande spazio di cultura con concerti, mostre, film teatro: un grande evento politico con incontri, dibattiti, interviste in particolare nello spazio dell'Agora; un luogo conviviale con la presenza di numerosi stand provenienti da tutta la Francia nei quali era possibile gustare i prodotti locali; un'occasione per incontrare, nello spazio del “Village du monde” persone, esperienze, lotte provenienti da ogni angolo del pianeta; un luogo infine dove conoscere le tante esperienze locali di solidarietà nello spazio del “village des territoires solidale”.</p> <p>E' bene sottolineare che l'edizione di quest'anno ha visto, positivamente, la presenza di molti partiti della sinistra francese forse anche grazie anche al successo, sul piano elettorale, della NUPES (Nouvelle Union Populaire Ecologiste Sociale) che ha saputo far convergere alcuni di loro in un progetto che per il momento sembra vincente. In particolare accanto al Partito Comunista Francese (presente in grande spolvero con numerose postazioni) lo stand del Partito Socialista e quello dei Verdi, presenti per la prima volta alla festa, ed il ritorno di France Insoumise ne sono la tangibile testimonianza. E non va dimenticata anche la presenza di altre forze politiche quali, per esempio, il il Nouveau parti anticapitaliste e Lutte ouvrière,</p> <p>La presenza di molte organizzazioni sindacali, in particolare la CGT (Confederation General du travail) insieme a tante sigle del sindacalismo di base sta, forse, a significare che lo spirito conflittuale, o quantomeno la collocazione “di classe” del sindacalismo d'oltralpe non si è ancora del tutto perduta.</p> <p>Oltre all'inaugurazione del village du livre, sono riuscita a partecipare a quattro dibattiti (“Actualitè du comunisme”, “Qu'elle lecture du racisme”, “L'histoire face a l'extreme droite”e “Femmes contre la guerre et pour la democratie”) Mi è sembrato che, pur nella diversità dei toni e degli argomenti specifici, il filo rosso che ha tenuto insieme il tutto può essere rintracciato nella consapevolezza (che si respirava ovunque nella festa) che dopo la pandemia e di fronte alla guerra in Ucraina siamo di fronte ad una situazione nuova che richiede di essere ben compresa in tutta la sua complessità perché nel momento stesso in cui il sistema capitalista mostra tutte le sue storture, la sua incapacità a rispondere ai bisogni delle persone (specie di quelle marginalizzate), la sua ferocia e la sua violenza nel continuare a considerare la guerra uno strumento per ridisegnare poteri e fare affari, si assiste all'avanzata di una estrema desta populista che si nutre di razzismo, misoginia, omofobia e che proprio su questi aspetti costruisce consenso e adesione (anche riscrivendo a proprio piacimento la storia). Molto interessante nel dibattito sul razzismo il ragionamento sulle insidie della nozione di “privilegio”, che trasforma le posizioni sociali in dimensioni che non spingono alla lotta, ma semmai alla benevolenza.). Come ricostruire,sul piano sociale e politico, dentro un quadro così difficile, consapevolezza di sé e del mondo, legami di solidarietà, capacità di lotta e conflitto resta la sfida di fondo per chi non si rassegna a considerare il capitalismo la fine della storia.</p> <p>Ma al di là degli interessanti dibattiti devo dire che sono rimasta impressionata dal numero delle persone presenti alla festa Una marea umana, donne ed uomini, giovani e meno giovani, nativi e migranti, insomma un pezzo di popolo che mi ha fatto provare,dopo tanto tempo, un senso di appartenenza e di comunanza. Me lo sono messo in valigia per portarmene un pochino a casa perchè di luoghi così in Italia non ne esistono più (almeno per ora).</p> <p>Non posso però sottacere un aspetto a mio avviso molto negativo e cioè la quasi totale assenza di realtà femministe a parte lo stand di “femmes Solidaires”. Ma ancor peggio è stata la mancanza di una lettura femminista nei dibattiti a cui ho partecipato nei quali sono interventi esclusivamente maschi. Quando ho chiesto al giornalista che ha animato i confronti come si poteva pensare di parlare di razzismo e fascismo senza una voce femminista. o almeno femminile, mi sono sentita rispondere che sì qualcuna era stata contattata ma poi nessuna era riuscita ad intervenire. La risposta si commenta da sola a dimostrazione che per il femminismo, in ogni parte del mondo, è ancora lunga la strada per Tipperary. E la fete dell'”Huma” me ne ha dato conferma.</p></div> Convergere e lottare http://www.ifeitalia.eu/spip.php?article1701 http://www.ifeitalia.eu/spip.php?article1701 2022-04-04T14:22:17Z text/html it Sulla grande e bellissima manifestazione di sabato 26 marzo scorso a Firenze. Fonte: https://comune-info.net/ Sabato 26 marzo a Firenze è stata una bellissima giornata. Oltre 30.000 persone hanno sfilato per le vie della città in quella che è stata la prima grande manifestazione nazionale della convergenza dei movimenti. Non era facile, per certi versi era sembrato persino un azzardo: una data collocata a inizio primavera senza una scadenza di per sé mobilitante, dentro una situazione (...) - <a href="http://www.ifeitalia.eu/spip.php?rubrique13" rel="directory">4. L'EUROPA CHE VORREMMO</a> <img class='spip_logos' alt="" align="right" src="http://www.ifeitalia.eu/IMG/arton1701.jpg" width='120' height='150' style='height:150px;width:120px;' /> <div class='rss_chapo'><p>Sulla grande e bellissima manifestazione di sabato 26 marzo scorso a Firenze.</p> <p>Fonte: <a href='https://comune-info.net/' class='spip_out' rel='nofollow external'>https://comune-info.net/</a></p></div> <div class='rss_texte'><p>Sabato 26 marzo a Firenze è stata una bellissima giornata. Oltre 30.000 persone hanno sfilato per le vie della città in quella che è stata la prima grande manifestazione nazionale della convergenza dei movimenti.</p> <p>Non era facile, per certi versi era sembrato persino un azzardo: una data collocata a inizio primavera senza una scadenza di per sé mobilitante, dentro una situazione precipitata da più di un mese nel nuovo e drammatico scenario della guerra.</p> <p>Ma il futuro è di chi lancia il cuore oltre l'ostacolo e il collettivo di fabbrica Gkn ha dimostrato di saperlo fare sin dal primo momento, quel 9 luglio 2021, quando, con una semplice email, il fondo speculativo d'investimento Melrose aveva comunicato la chiusura dello stabilimento e la fine del lavoro per oltre 500 lavoratrici e lavoratori. Quel giorno nessuno di loro ha fatto appello ai vertici sindacali per ottenere il solito tavolo al Ministero dello Sviluppo Economico, qualche mese di cassa integrazione e vane promesse di reindustrializzazione.</p> <p>Si sono invece rivolti alla città, al territorio e alla società, chiedendo “Voi, come state?” e dichiarando da subito che la forza della loro lotta stava tutta nella condivisione della sua vulnerabilità. E' stato questo passo a far aprire un dialogo orizzontale, sincero, intenso e articolato, che ha posto tutte e tutti di fronte al compito, non tanto di solidarizzare con la loro vertenza, ma di moltiplicarla in ogni territorio e in ogni settore sociale. Con la consapevolezza che “nessuna si salva da sola” e che si vince solo cambiando i rapporti di forza dentro la società.</p> <p>Una società investita dalle multiformi crisi sistemiche del capitalismo, scaraventata da una crisi eco-climatica e sociale dentro una pandemia e da questa dentro una guerra senza soluzione di continuità.</p> <p>Hanno fatto due incontri importanti le lavoratrici e i lavoratori della Gkn in questi mesi di intensa mobilitazione.</p> <p>Hanno incontrato il percorso della “Società della Cura” ovvero un insieme molto ampio di realtà sociali che, dalla fine del primo lockdown, rifiutandosi di trasformare il necessario distanziamento fisico in distanziamento sociale, hanno deciso di farsi attraversare dagli insegnamenti che la pandemia ha portato con sé e che, contro il mito liberista dell'individuo indipendente che si afferma a scapito degli altri, hanno assunto la vulnerabilità delle esistenze, l'interdipendenza tra le stesse e con la natura, l'idea che nessun* si salva da sol*, come assi portanti per la costruzione di un nuovo paradigma e di un altro orizzonte sociale.</p> <p>n percorso che oggi vede oltre 450 realtà sociali e oltre 2000 persone individualmente attive riconoscersi nell'orizzonte del “prendersi cura di” e del “prendersi cura con” come pratica antagonista rispetto al trittico “crescita, concorrenza, competizione”, riproposto dai poteri dominanti come faro delle scelte politiche, economiche, ecologiche e sociali.</p> <p>E, all'interno di questo percorso, hanno incrociato la giovane generazione ecologista in campo da alcuni anni contro la crisi eco-climatica e per un'inversione di rotta radicale nell'organizzazione della produzione, riproduzione e relazioni sociali dentro le quali si organizzano le vite delle persone.</p> <p>Il coloratissimo corteo di sabato 26 a Firenze è stato l'epifania di questi processi e un grande salto di qualità nel superamento delle parcellizzazioni imposte dai poteri dominanti per dividere la società.</p> <p>Un corteo promosso insieme dal collettivo di fabbrica della Gkn e dai Fridays For Future, ovvero la messa in comune di due nuove consapevolezze – il diritto al lavoro comprende il diritto a che il lavoro sia ecologicamente e socialmente orientato / nessuna transizione ecologica può essere davvero fatta senza il coinvolgimento di lavoratrici e lavoratori – che finalmente fanno carta straccia di tutti i conflitti costruiti sulla contrapposizione artificiale fra ambiente e lavoro, per ricollocarli come conflitti fra lavoro e ambiente da una parte e profitti dall'altra.</p> <p>Un corteo stracolmo di giovanissime e giovanissimi, e nel contempo attraversato da tutte le età anagrafiche e politiche: un plastico superamento di tutti i conflitti intergenerazionali artificialmente agitati dai poteri dominanti per mettere giovani contro anziani, precari contro lavoratori a tempo indeterminato, invisibili contro garantiti.</p> <p>“Fine del mese e fine del mondo, stessi colpevoli, un'unica lotta” hanno detto, cantato e gridato i 40mila di Firenze.</p> <p>E tutte e tutti contro la guerra, contro ogni guerra, quella di chi invade e di chi riarma, quella di chi pratica il dominio e di chi chiude gli spazi di dissenso, perché ogni guerra è agita e usata dai potenti contro i popoli.</p> <p>A Firenze abbiamo fatto tutte e tutti un primo importantissimo passo, ma abbiamo di fronte ancora un lungo e difficile cammino.</p> <p>Non hanno ancora paura di noi i poteri dominanti, nonostante la ferocia delle loro politiche e azioni ne dimostri l'intrinseca fragilità: possono ancora contare su una grande area di popolazione, attonita e angosciata, immersa nella solitudine competitiva, e in un panico che chi comanda spinge perché diventi rancore.</p> <p>E' un'area vasta di persone che dobbiamo saper coinvolgere per trasformare insieme il panico in preoccupazione e il rancore in una molto più creativa rabbia.</p> <p>Oggi possiamo farlo con molta più fiducia di ieri.</p></div> Forum della convergenza. Ovvero fare con cura il necessario perché accada il possibile http://www.ifeitalia.eu/spip.php?article1689 http://www.ifeitalia.eu/spip.php?article1689 2022-02-18T15:39:58Z text/html it (...)"La scommessa del Forum, pur in una situazione generale difficile, è quella di offrire loro uno spazio in cui provare a convergere, per riconoscersi in una comune prospettiva di senso e di pratica e per darsi reciprocamente più forza ed efficacia." (...) Fonte: https://transform-italia.it/ Immagine: https://societadellacura.blogspot.com/ A partire dal pomeriggio di venerdì 25 febbraio 2022 , e fino a domenica 27, avrà luogo, a Roma presso lo SCuP nel quartiere nomentano, il Forum della (...) - <a href="http://www.ifeitalia.eu/spip.php?rubrique13" rel="directory">4. L'EUROPA CHE VORREMMO</a> <img class='spip_logos' alt="" align="right" src="http://www.ifeitalia.eu/IMG/arton1689.jpg" width='150' height='114' style='height:114px;width:150px;' /> <div class='rss_chapo'><p>(...)"La scommessa del Forum, pur in una situazione generale difficile, è quella di offrire loro uno spazio in cui provare a convergere, per riconoscersi in una comune prospettiva di senso e di pratica e per darsi reciprocamente più forza ed efficacia." (...)</p> <p>Fonte: <a href='https://transform-italia.it/' class='spip_out' rel='nofollow external'>https://transform-italia.it/</a></p> <p>Immagine: <a href='https://societadellacura.blogspot.com/' class='spip_out' rel='nofollow external'>https://societadellacura.blogspot.com/</a></p></div> <div class='rss_texte'><p>A partire dal pomeriggio di venerdì 25 febbraio 2022 , e fino a domenica 27, avrà luogo, a Roma presso lo SCuP nel quartiere nomentano, il Forum della Convergenza. Il Forum è organizzato dal percorso di convergenza “Per una società della cura” e dalla rete nazionale “Genova 2021. Voi la malattia, noi la cura”.</p> <p>Il percorso di convergenza “per la società della cura” è nato durante il lockdown proponendo un manifesto che ha messo in luce quanto la “cura” di sé, delle persone, del vivente non umano e del mondo sia l'unico futuro possibile in alternativa all'incuria prodotta del modello capitalista. Una cura intesa come un nuovo paradigma di senso e di pratica che, attingendo anche da quanto il femminismo ha insegnato, presuppone un riorientamento radicale di pensiero insieme all'esigenza di un modo diverso di stare al mondo. Agendo i necessari conflitti. Il Manifesto ha ottenuto oltre 1.400 adesioni ed il percorso di convergenza, che da qui ha preso il via, ha saputo raccogliere gruppi, associazioni, reti sociali, attivisti e attiviste che hanno dato vita a mobilitazioni ed iniziative a livello nazionale e locale. In particolare il “gruppo femm”, uno spazio femminista auto-organizzato all'interno del percorso, ha organizzato, insieme a Transform!Europe e alla rete mondiale del “Global Dialogue” il seminario internazionale “Incuria e cura. Il mondo alla prova della pandemia e oltre… Pensieri e pratiche femministe” che ha consentito di approfondire, grazie alle testimonianze di donne provenienti da molte parti del mondo, gli aspetti legati alla cura.</p> <p>La rete nazionale “Genova 2021. Voi la malattia, noi la cura” nel ventesimo anniversario del G8, ha promosso a Genova il 19 e il 20 luglio dello scorso anno, una assemblea nazionale dell'attivismo sociale e una assemblea internazionale, con l'obiettivo di costruire convergenza di lotte e mobilitazioni.</p> <p>A partire da queste premesse che riguardano gli organizzatori, il Forum vuole essere un'altra tappa sulla strada verso la convergenza. Una tappa che si colloca in un periodo particolarmente complicato nel quale emerge in modo ancor più evidente quanto siano profonde le diseguaglianze di classe, la precarietà del lavoro e della vita e la crisi climatica ed ambientale. E quanto manchi, nel nostro Paese, una soggettività collettiva ed organizzata capace di indicare un' alternativa al sistema capitalista e provare a mettere in discussione i rapporti di forza oggi esistenti. Mentre in Ucraina soffiano venti di guerra a ricordare che, per il sistema capitalista, il ricorso alle armi o la minaccia di farlo resta una modalità di risoluzione dei conflitti, in qualsiasi parte del mondo. Una modalità fra l'altro molto funzionale ai profitti dell'industria delle armi.</p> <p>Al contempo, però, assistiamo alla positiva ricomparsa di un movimento studentesco molto determinato che scende in piazza con obiettivi precisi, uno dei quali è quello di chiedere l'abolizione dell'alternanza scuola/lavoro (dopo la morte di due ragazzi) e proporre stage volontari, fuori dal tempo scuola e retribuiti. Così come il movimento femminista di Non Una di Meno e quello ambientalista del Friday for Future confermano la loro vitalità nel lanciare lo sciopero globale come strumento di lotta e mobilitazione. Così come le lotte operaie, in particolare quella della GKN ma non solo, dimostrano che gli operai e le operaie ancora esistono e che, anche sul posto di lavoro, la lotta paga. Senza dimenticare la diffusione di pratiche solidali e di neo-mutualismo che provano non solo a dare risposte a bisogni materiali ma consentono di ripensare ad un welfare pubblico, oggi delegittimato e smantellato dalle politiche neoliberiste.</p> <p>Mobilitazioni, iniziative, lotte dunque esistono e resistono, anche se ancora troppo frammentate. La scommessa del Forum, pur in una situazione generale difficile, è quella di offrire loro uno spazio in cui provare a convergere, per riconoscersi in una comune prospettiva di senso e di pratica e per darsi reciprocamente più forza ed efficacia.</p> <p>Il forum si articola su 5 plenarie ciascuna su un tema specifico (lavoro, ambiente, diritti sociali, democrazia, crisi internazionale). La lettura femminista e l'approccio generazionale sono traversali a tutti i temi. All'interno di ciascuna plenaria è prevista la suddivisione in gruppi di lavoro per consentire una presa di parola la più ampia possibile. Il programma completo lo trovate a questo link: <a href='https://societadellacura.blogspot.com/2022/02/il-forum-della-convergenza-dei.html' class='spip_out' rel='nofollow external'>https://societadellacura.blogspot.c...</a>.</p> <p>L'impresa che il Forum della convergenza si propone è ardua e l'esito non scontato. Ma provarci conviene, facendo, con cura, il necessario perché accada il possibile. Inshallah.</p></div> Allarme e preoccupazione per l'intenzione dei governi polacco e turco di sospendere la propria ratifica della Convenzione di Istanbul http://www.ifeitalia.eu/spip.php?article1540 http://www.ifeitalia.eu/spip.php?article1540 2020-07-28T14:09:57Z text/html it D.i.Re e WAVE con donne polacche e turche per riaffermare Convenzione di Istanbul Fonte: http://www.noidonne.org/articoli/vi... “D.i.Re accoglie con grande allarme e preoccupazione l'intenzione dei governi polacco e turco di sospendere la propria ratifica della Convenzione di Istanbul”, ritirando addirittura la firma al trattato come annunciato qualche giorno fa dal ministro della Giustizia polacco. Lo ha detto Antonella Veltri, presidente di D.i.Re – Donne in rete contro la violenza, (...) - <a href="http://www.ifeitalia.eu/spip.php?rubrique13" rel="directory">4. L'EUROPA CHE VORREMMO</a> <img class='spip_logos' alt="" align="right" src="http://www.ifeitalia.eu/IMG/arton1540.jpg" width='150' height='150' style='height:150px;width:150px;' /> <div class='rss_chapo'><p>D.i.Re e WAVE con donne polacche e turche per riaffermare Convenzione di Istanbul</p> <p>Fonte: <a href='http://www.noidonne.org/articoli/violenza-dire-e-wave-con-donne-polacche-e-turche-per-riaffermare-convenzione-di-istanbul.php' class='spip_out' rel='nofollow external'>http://www.noidonne.org/articoli/vi...</a></p></div> <div class='rss_texte'><p>“D.i.Re accoglie con grande allarme e preoccupazione l'intenzione dei governi polacco e turco di sospendere la propria ratifica della Convenzione di Istanbul”, ritirando addirittura la firma al trattato come annunciato qualche giorno fa dal ministro della Giustizia polacco.</p> <p>Lo ha detto Antonella Veltri, presidente di D.i.Re – Donne in rete contro la violenza, sottolineando che “al di là del grave attacco alle istituzioni e procedure del Consiglio d'Europa, è il significato politico di questa tendenza che non va assolutamente sottovalutato e che va di pari passo con il tentativo di irrigidire le norme sull'aborto contro il quale le donne polacche combattono da due anni”.</p> <p>La Convenzione contro la violenza domestica e la violenza di genere del Consiglio d'Europa “è il risultato di un lavoro enorme da parte delle organizzazioni di donne e della società civile europea, per avere finalmente uno strumento valido per combattere efficacemente ogni forma di violenza contro le donne”, fa notare Marcella Pirrone, presidente di WAVE, Women Against Violence Europe, la rete europea dei centri antiviolenza.</p> <p>“Le argomentazioni addotte”, ovvero l'opposizione a una lettura delle differenze tra uomini e donne come costrutto socio-culturale e non solo biologico nel quale, secondo la Convenzione di Istanbul, è radicata la violenza maschile contro le donne, e la rivendicazione dei diritti genitoriali anche a fronte della violenza assistita, “richiamano pericolosamente le posizioni del movimento raccolto attorno al Family Day di Verona nel 2019”, ricorda Pirrone, “con tutta la sua aggressività nei confronti dei diritti delle donne e delle persone LGBTQ”.</p> <p>La Convenzione di Istanbul e il lavoro del GREVIO, il Gruppo di esperte sulla violenza contro le donne che ne monitora l'applicazione per conto del Consiglio d'Europa “sono strumenti fondamentali per l'avanzamento dei diritti delle donne”, ribadisce Veltri, ricordando la campagna ‘Violenza sulle donne. In che Stato siamo?' lanciata da D.i.Re “proprio per far sì che l'Italia dia piena attuazione alla Convenzione, in vigore ormai dal 2014”.</p> <p>“D.i.Re e WAVE non lasceranno sole le donne polacche e turche”, hanno affermato in conclusione Veltri e Pirrone, “perché ogni passo indietro rispetto alla Convenzione di Istanbul colpisce tutte le donne”.</p></div> La grève générale può fermare Macron http://www.ifeitalia.eu/spip.php?article1470 http://www.ifeitalia.eu/spip.php?article1470 2019-12-13T16:21:34Z text/html it *Stathis Kouvelakis insegna teoria politica al King's College di Londra ed è autore tra l'altro di Filosofia e rivoluzione (Alegre). Fonte:https://jacobinitalia.it/la-greve-g... Immagine dal sito: https://www.corriere.it/economia/ Non c'è nessun dubbio sull'importanza degli scioperi dello scorso venerdì in Francia. Gli eventi del 5 dicembre hanno rappresentato un potente contraccolpo all'assalto alle pensioni sferrato da Emmanuel Macron, e hanno dimostrato che ci sono milioni di persone pronte a (...) - <a href="http://www.ifeitalia.eu/spip.php?rubrique13" rel="directory">4. L'EUROPA CHE VORREMMO</a> <img class='spip_logos' alt="" align="right" src="http://www.ifeitalia.eu/IMG/arton1470.jpg" width='150' height='113' style='height:113px;width:150px;' /> <div class='rss_chapo'><p>*Stathis Kouvelakis insegna teoria politica al King's College di Londra ed è autore tra l'altro di Filosofia e rivoluzione (Alegre).</p> <p>Fonte:<a href='https://jacobinitalia.it/la-greve-generale-puo-fermare-macron/' class='spip_out' rel='nofollow external'>https://jacobinitalia.it/la-greve-g...</a></p> <p>Immagine dal sito: <a href='https://www.corriere.it/economia/' class='spip_out' rel='nofollow external'>https://www.corriere.it/economia/</a></p></div> <div class='rss_texte'><p>Non c'è nessun dubbio sull'importanza degli scioperi dello scorso venerdì in Francia. Gli eventi del 5 dicembre hanno rappresentato un potente contraccolpo all'assalto alle pensioni sferrato da Emmanuel Macron, e hanno dimostrato che ci sono milioni di persone pronte a resistere al suo piano di smantellamento del welfare francese. Composta da mobilitazioni locali in centinaia di cittadine e città in tutta la Francia, non è stata semplicemente una «giornata di mobilitazioni», ma il primo giorno di quello che ora sembra come un'ondata prolungata di scioperi.</p> <p>Già venerdì la partecipazione è stata impressionante. L'attività economica di Parigi e dintorni ha subìto una battuta d'arresto, con le stazioni della metro quasi tutte chiuse. In tutta la Francia, più del 90 percento del servizio ferroviario è stato sospeso, e gli impiegati del settore pubblico, dai postini agli addetti agli impianti nucleari e ai magistrati, si sono uniti allo sciopero in gran numero. Ancora più impressionante è stato il coinvolgimento di massa degli e delle insegnanti, che non solo si trovano a dover contrastare i pesanti tagli alle pensioni, ma anche un accumulo di «riforme» che hanno fatto aumentare la pressione sul settore.</p> <p>I lavoratori del settore privato hanno partecipato con numeri più bassi, ma comunque significativi: per giovedì, la Confédération générale du travail (Cgt) aveva ricevuto appelli allo sciopero da almeno duecento luoghi di lavoro privati in tutto il paese. Come previsto, i lavoratori delle raffinerie si sono uniti allo sciopero in massa, e c'è stata anche una partecipazione significativa delle compagnie aeree nazionali. Gli impianti della Renault hanno annunciato che circa il 5 percento della loro forza lavoro ha preso parte allo sciopero – una percentuale modesta, se confrontata con le mobilitazioni storiche, ma comunque la più alta dell'ultimo decennio a livello aziendale.</p> <p>La dimensione delle manifestazioni era un altro test chiave per la mobilitazione. Di nuovo, questi numeri sono la prova di un dinamismo reale. Mentre le fonti ufficiali dichiarano che a Parigi sono scese in strada circa 70 mila persone e 806 mila in tutto il paese, i sindacati ne stimano 250 mila per la capitale e un milione e mezzo in tutta la Francia; diversi giornalisti dei media locali hanno parlato di più di un milione di persone a livello nazionale. Il movimento non è affatto limitato alla sola Parigi. Tolosa ha visto scendere in piazza il maggior numero di persone in rapporto alla popolazione (un centinaio di migliaia, secondo gli organizzatori). Contemporaneamente, la vecchia città portuale di Le Havre ha avuto la maggior partecipazione osservabile dei lavoratori del settore privato (scaricatori, lavoratori e lavoratrici del settore delle costruzioni, delle raffinerie e dei call center), come era successo anche nel 2016 con il movimento contro la Loi Travail (la riforma del lavoro). Il successo più grande è tuttavia rappresentato dal numero impressionante di persone che sono scese in piazza in centinaia di città di piccole e medie dimensioni – un segnale inequivocabile della diffusione della mobilitazione nella società francese.</p> <p>Le manifestazioni hanno permesso una convergenza efficace tra settori differenti. Ai lavoratori del trasporto pubblico e agli insegnanti si sono uniti anche gli studenti e le studentesse delle scuole superiori e delle università, i gilets jaunes, e i lavoratori e le lavoratrici di altre categorie. Ma questi diversi gruppi sono anche uniti dalla consapevolezza che per sconfiggere Macron sarà necessario molto più che un singolo giorno di mobilitazione. Questa consapevolezza è in realtà diffusa in tutta la popolazione: tutti i sondaggi mostrano un consenso maggioritario agli scioperi.</p> <p>Durante l'ultimo anno di proteste dei gilets jaunes, molti hanno sostenuto che le manifestazioni e gli scioperi non fossero più mezzi efficaci di azione collettiva. Un singolo giorno di mobilitazione, lo scorso venerdì, in cui i lavoratori e le lavoratrici hanno paralizzato l'economia, è stato sufficiente a dimostrare il contrario. E di fronte al tentativo di Macron di fare a pezzi il welfare francese, i segnali che arrivano ci dicono che questo movimento è qui per restare.</p> <p><strong>Una tradizione di proteste</strong></p> <p>Il consenso per questo sciopero non arriva dal nulla, così come il desiderio di Emmanuel Macron di arrivare a uno scontro totale stile Thatcher con il welfare state, ancora oggi un esempio di «eccezione francese». Infatti la reputazione delle proteste francesi – spesso denigrata come «mal francese» – è più che meritata. In particolare, le storia della lotta al neoliberismo dei lavoratori e delle lavoratrici francesi è unica in tutte le società a capitalismo avanzato. Dalla metà degli anni Ottanta a oggi, contro le riforme neoliberiste sono scoppiati con regolarità movimenti di massa. Ma ancora più straordinario è il fatto che, contrariamente a quanto accaduto nel resto d'Europa dopo lo sciopero dei minatori inglesi del 1984-85, non tutti questi movimenti sono stati sconfitti. Nel 1986, la rinascita di un movimento studentesco ha bloccato il tentativo di introduzione di nuove tasse universitarie. L'accesso all'educazione superiore è ancora oggi essenzialmente gratuito, malgrado la recente tendenza a far pagare agli studenti determinati master e l'introduzione di tasse per gli studenti che provengono da paesi al di fuori dell'Unione europea. Nel 1995, un'ondata di scioperi dei lavoratori del settore pubblico è riuscita a fermare la «riforma» dei loro fondi pensione voluta dal governo di centro-destra di Alain Juppé. Due anni dopo, la destra è stata sconfitta nelle elezioni anticipate indette dal Presidente Jacques Chirac, vinte da un governo di «sinistra plurale». In tempi più recenti, nel 2006, una mobilitazione giovanile, supportata da manifestazioni di massa dei sindacati, ha costretto il governo a ritirare un disegno di legge che introduceva contratti di lavoro precari (le contrat première embauche, Cpe) per i lavoratori al di sotto dei ventisei anni. Infine, il movimento dei gilets jaunes iniziato nel novembre del 2018 – e che continua ancora oggi – ha forzato Emmanuel Macron ha rinunciare all'aumento previsto delle tasse sul carburante e sulle pensioni, e ad annunciare nuove misure per calmare le proteste.</p> <p><strong> La fine dell'eccezione francese</strong></p> <p>Questo non significa che il neoliberismo francese abbia fermato la sua corsa; in realtà, altre grandi mobilitazioni hanno fallito nel centrare l'obiettivo, soprattutto le battaglie contro le riforme delle pensioni nel 2003 e nel 2010. Ma la resistenza protratta al neoliberismo ha avuto un impatto realmente duraturo, e ci spiega come mai il welfare state transalpino si sia dimostrato più resiliente dei rispettivi omologhi di altre nazioni occidentali. Per la disperazione delle élite domestiche e dei burocrati di alto rango nell'Unione europea e nell'Ocse (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico), la Francia ha la spesa pubblica più alta in rapporto al Pil; con il suo 55 percento circa, il suo livello di spesa pubblica supera quello di tutti i paesi scandinavi, ed è più alto del 10 percento di quello della Germania e della media dei paesi Ocse. La presidenza di Macron, appoggiata prevalentemente dalla classe capitalista francese e dalle sue controparti europee, era sin dall'inizio orientata a mettere fine all'«eccezione francese». Per il primo anno e mezzo dopo le elezioni sembrava quasi che ce l'avrebbe fatta. Un'ondata di riforme neoliberiste si è abbattuta su quasi tutte le aree di attività economica e sociale: il sistema scolastico è stato subordinato a un programma di selezione, mentre i trasporti pubblici e ferroviari sono stati aperti al meccanismo della competizione e svenduti al settore privato. La legislazione sul lavoro è stata ulteriormente adattata alle norme di un mercato del lavoro flessibile, l'edilizia popolare è stata costretta a vendere parte dei propri immobili, e il settore pubblico nel suo insieme è stato sottoposto a tagli importanti, mentre il sistema sanitario ha dovuto affrontare un livello mai visto di stress e carenze. Attacchi ugualmente duri sono stati sferrati ai vari movimenti di protesta contro l'inasprimento delle politiche neoliberiste, con livelli di repressione mai visti dal 1968. In particolare i gilets jaunes sono stati oggetto di una brutalità poliziesca e giudiziaria estrema, con centinaia di feriti, oltre tremila condanne e diecimila arresti durante le mobilitazioni.</p> <p><strong>Un test cruciale</strong></p> <p>Quest'autunno, Macron avrebbe potuto vantarsi di aver spezzato la resistenza, passando sopra a tutto come un rullo compressore per eliminare ogni ostacolo alla sua agenda politica. Ma la riforma delle pensioni non poteva che essere il test decisivo per la sua autorità. Questa riforma strutturale è stata in cantiere per anni – ed è pensata come mossa cruciale per smantellare il modello sociale francese. Nata con questo spirito, la riforma tenta di rimpiazzare il suddetto modello con un regime neoliberista basato sui sussidi minimi statali, integrato con i fondi pensionistici privati e i redditi extra che l'esercito di riserva dei più anziani si prevede debba portare dalle attività di lavoro salariato continuative. Macron e il suo governo presentano il nuovo sistema come «più equo» dato il suo supposto carattere «universale» – e cioè, un sistema unico per tutti i lavoratori salariati e persino per molti dei liberi professionisti. E dunque quanti vi si oppongono non possono che essere motivati dal loro desiderio di preservare i «privilegi corporativi», come i lavoratori dei trasporti pubblici e delle ferrovie che possono andare in pensione prima degli altri come compensazione per le loro condizioni lavorative e i loro orari. Ma non c'è voluto molto per capire che questa riforma non avrebbe portato a un «livellamento al rialzo» sui diritti pensionistici, ma a un «livellamento al ribasso», e cioè a un innalzamento dell'età pensionistica per tutti. Malgrado gli sforzi intensi degli spin doctor governativi e dei media conniventi, per la fine di novembre i sondaggi riportavano che circa due terzi della popolazione rifiutava la proposta di riforma e appoggiava gli scioperi che vi si opponevano.</p> <p><strong>La battaglia di Macron</strong></p> <p>Da quel momento, è stato chiaro che il governo stava andando deliberatamente verso uno scontro sociale su scala di massa. Macron in realtà sta cercando un momento decisivo equivalente a quello rappresentato dallo sciopero dei minatori per la Thatcher nel Regno unito. Ma il rapporto di forze con cui si deve confrontare si è rivelato molto più insidioso. Anziché puntare a un singolo settore, questa riforma offre su un piatto d'argento ciò che era mancato alle proteste precedenti: e cioè, la convergenza di varie mobilitazioni su un singolo obiettivo che compatti l'opposizione più ampia contro l'intero regime neoliberista. Ed è evidente che solo i sindacati possono essere la spina dorsale di un movimento tanto generalizzato. Non è un compito semplice. I fallimenti successivi delle mobilitazioni degli ultimi anni hanno indebolito i sindacati, soprattutto i più combattivi (la Cgt e la Sud, Union syndicale Solidaires). Lo scorso anno, la riluttanza della Cgt a unirsi al movimento dei gilets jaunes ha creato ulteriori difficoltà nel riunire strati più ampi attorno ai settori più combattivi della classe lavoratrice. Ma alcuni, almeno, hanno imparato delle lezioni strategiche dai movimenti precedenti. Soprattutto, un numero sempre maggiore ha capito che la tendenza dei leader sindacali a scegliere forme discontinue di sciopero frammentate lungo linee categoriali si è rivelata inefficace e divisiva, minando la necessaria unità su obiettivi condivisi. Il movimento partito il 5 dicembre beneficia di questa difficile esperienza. Era chiaro sin dall'inizio che la prospettiva necessaria era quella di uno sciopero generale – un'escalation sindacale dove la base stessa potesse assumere il ruolo di leader, attraverso assemblee quotidiane a livello locale. Questo è stato fondamentale non solo per chiedere conto ai leader sindacali delle loro azioni, ma anche per costruire dal basso la convergenza necessaria con altri gruppi come i gilets jaunes, gli studenti e le studentesse, e i lavoratori e le lavoratrici della sanità che avevano già dato vita a scioperi importanti.</p> <p><strong> La settimana decisiva</strong></p> <p>Nei settori più colpiti (i trasporti, le ferrovie, le raffinerie) gli scioperi si sono protratti fino a lunedì. Il test decisivo per questo movimento sarà senza dubbio la prossima settimana. Gli scioperi potrebbero non trasformarsi in un vero e proprio sciopero generale di tutti i lavoratori. Ma è chiaro che uno sciopero per delegati – in cui la maggioranza delega lo sciopero ai lavoratori e alle lavoratrici del settore pubblico, strategicamente potenti, mentre si limita a dare un supporto passivo – non sarà sufficiente. Con questo spirito, i sindacati francesi hanno annunciato due ulteriori giorni di manifestazioni martedì e giovedì prossimo, e soprattutto hanno invocato un «proseguimento e rafforzamento» degli scioperi nei diversi settori. In risposta a questo movimento, si prevede che il governo annunci nuove misure mercoledì prossimo – anche se si pensa che le eventuali concessioni saranno puramente decorative. È chiaro che continuare a sostenere la mobilitazione è la prima condizione per un movimento in grado di scuotere la presidenza di Macron dalle fondamenta. In questa lotta, i sindacati hanno la rara opportunità di ritornare a essere la spina dorsale dell'opposizione all'offensiva neoliberista. Dopo il 5 dicembre, le condizioni sono ideali non solo per un momento di protesta simbolica, ma per una lotta che punti a una vittoria concreta. Questo è in sé stesso un obiettivo importante, e una lezione preziosa per le battaglie future.</p> <p>Questo articolo è uscito su JacobinMag. La traduzione è di Gaia Benzi.</p></div> MES reloaded – Il meccanismo di un ingranaggio http://www.ifeitalia.eu/spip.php?article1467 http://www.ifeitalia.eu/spip.php?article1467 2019-12-06T19:19:51Z text/html it L'articolo completo può essere letto sul sito di Transform!Italia https://transform-italia.it/mes-rel... Interrogato da Lucia Annunziata come persona a conoscenza dei fatti, Giovanni Tria ha affermato “se le mine presenti nel MES sono state disinnescate a giugno 2919, bisogna fare molta attenzione alle mine presenti negli altri strumenti che stanno sul tavolo, come per l'unione bancaria”. Ha inoltre detto che nel corso del primo semestre di quest'anno il “negoziato per eliminare le questioni (...) - <a href="http://www.ifeitalia.eu/spip.php?rubrique13" rel="directory">4. L'EUROPA CHE VORREMMO</a> <img class='spip_logos' alt="" align="right" src="http://www.ifeitalia.eu/IMG/arton1467.jpg" width='114' height='150' style='height:150px;width:114px;' /> <div class='rss_chapo'><p>L'articolo completo può essere letto sul sito di Transform!Italia</p> <p><a href='https://transform-italia.it/mes-reloaded-il-meccanismo-di-un-ingranaggio/' class='spip_out' rel='nofollow external'>https://transform-italia.it/mes-rel...</a></p></div> <div class='rss_texte'><p>Interrogato da Lucia Annunziata come persona a conoscenza dei fatti, Giovanni Tria ha affermato “se le mine presenti nel MES sono state disinnescate a giugno 2919, bisogna fare molta attenzione alle mine presenti negli altri strumenti che stanno sul tavolo, come per l'unione bancaria”.</p> <p>Ha inoltre detto che nel corso del primo semestre di quest'anno il “negoziato per eliminare le questioni peggiorative del Trattato attuale (che erano state promosse da altri Stati membri) ha avuto successo, poiché ha eliminato i punti più critici” su cui Salvini, e la Lega, che era al governo e ha partecipato alle riunioni sul tema, non era d'accordo. Il suo interlocutore Tremonti, nello studio di “Mezz'ora in più” domenica 1° dicembre, da parte sua invita a non firmare la riforma, ma invece a: “Sospendere il tutto, discutere sul futuro dell'Europa, rinviare la discussione sul futuro delle banche. L'Europa è una casa comune, non una banca comune”. Secondo lui l'Italia ha pagato più degli altri e parla del MES come “galleria di orrori fabbricata da élite di tecnici e da gente interessata”.</p> <p>Lunedì 2 dicembre il presidente del Consiglio Conte è andato alle Camere per rendere, prima alla Camera e poi al Senato, un'informativa urgente sulle modifiche al Trattato sul Meccanismo europeo di stabilità, soffermandosi, nella prima parte dell'intervento, sulla ricostruzione dei suoi interventi in Parlamento, del dibattito e delle risoluzioni adottate, e ha inoltre accennato a tutte le discussioni avutesi nelle Commissioni parlamentari, dove il ministro Tria aveva affermato “che nei prossimi mesi si dovrà seguire un approccio complessivo in una logica di pacchetto, con riferimento ai tre ambiti delineati a dicembre scorso: revisione del trattato MES, introduzione dello strumento di bilancio per la competitività e la convergenza e unione bancaria, incluso l'EDIS”. Conte ha anche fatto riferimento all'audizione dall'allora Ministro degli Esteri Moavero Milanesi presso le Commissioni riunite e congiunte 3a e 14a Senato e III e XIV Camera il 27 giugno 2019 sugli esiti dell'ultimo Euro-summit.</p> <p>(...)</p> <p>Conte ha inoltre richiamato la “logica di pacchetto, … che il Governo ritiene essere elemento imprescindibile del negoziato, ritengo che, accanto al MES, debbano coesistere strumenti di bilancio comune con fondi superiori e scopo più ampio. Il BICC è un passo nella giusta direzione ma dobbiamo fare di più e di meglio, a partire dall'assicurazione europea contro la disoccupazione.</p> <p>Inoltre, è essenziale che si definisca compiutamente un sistema di assicurazione comune dei depositi (EDIS), che possa portare ad una vera mutualizzazione dei rischi.</p> <p>La valutazione del Governo con riguardo alle riforme in discussione al prossimo Eurogruppo, fissato per il 4 dicembre, non può prescindere dalla consapevolezza che ci sia ancora molta strada da percorrere in questa direzione e che la logica del pacchetto sia la modalità migliore per procedere oltre, con riguardo al completamento del Mes, allo strumento di bilancio per la competitività e la convergenza e alla definizione della roadmap sull'Unione bancaria.”</p> <p><strong>L'andamento dei negoziati in sede europea</strong></p> <p>Quello che ci interessa di più in questa sede è la frase di Tria, riportata all'inizio di questa nota, che era ministro dell'Economia e delle Finanze nel precedente governo gialloverde ed ha partecipato al negoziato sulla riforma del meccanismo europeo di stabilità (di cui abbiamo già scritto abbondantemente qui) e alle riunioni dell'Eurogruppo, dove si discute fra ministri dell'economia e si forma il consenso sulla posizione che qualche giorno dopo assume il Vertice euro.</p> <p>Il programma di lavoro dell'Eurogruppo per il secondo semestre del 2019 prevede l'impegno nella sorveglianza post-programma a Cipro, Irlanda, Portogallo e Spagna e del miglioramento trimestrale nei rapporti di sorveglianza della Commissione sulla Grecia. Ciò include, tra l'altro, “una valutazione dello stato di avanzamento degli impegni post-programma allegati alla dichiarazione dell'Eurogruppo di giugno 2018 e della continua attuazione delle principali riforme concordate nell'ambito del programma MES”.</p> <p>L'Eurogruppo continuerà inoltre a svolgere il proprio ruolo nella preparazione delle riunioni del vertice euro (cioè del Consiglio dei capi di Stato e di governo dei paesi appartenenti all'eurozona). Infine, l'Eurogruppo è pronto a contribuire a ulteriori lavori sull'approfondimento dell'Unione Economica e Monetaria, in seguito ai risultati raggiunti a giugno 2019, tra cui: il trattato sul MES, lo strumento di bilancio per la competitività e la convergenza (BICC), l'EDIS (un Sistema comune di garanzia dei depositi che ha l'obiettivo di creare un sistema più europeo, scollegato dalle risorse finanziarie dei singoli paesi) e l'Unione bancaria (tutte le banche dell'Unione europea sono soggette a vigilanza secondo le medesime norme e le banche più importanti della zona euro sono sottoposte centralmente alla vigilanza della Banca centrale europea (BCE), che agisce nella veste di autorità di vigilanza nel quadro del meccanismo di vigilanza unico (SSM). In caso di dissesto le banche possono essere risolte centralmente, secondo le medesime norme, nel quadro del meccanismo di risoluzione unico (SRM) sostenuto da un Fondo di risoluzione unico (SRF) ). Come è noto il progetto dell'Unione bancaria ha preso le mosse nel 2012, con una Comunicazione della Commissione Europea denominata “Un piano per un'Unione economica e monetaria autentica e approfondita. Avvio del dibattito europeo”.</p> <p>Il programma di lavoro dell'Eurogruppo dovrebbe essere considerato indicativo, poiché “una sufficiente flessibilità è la chiave per garantire reazioni rapide a sviluppi futuri e inaspettati”.</p> <p>Vale la pena di soffermarsi sul fatto che l'Eurogruppo è un organo informale e pertanto non adotta alcuna conclusione formale. A seguito di ciascuna riunione, il presidente scrive una lettera a tutti i Membri dell'Eurogruppo per sintetizzare il dibattito, trasmettere la propria interpretazione dell'incontro, proporre come procedere oltre e suggerire argomenti su cui concentrarsi in seguito.</p> <p>Al fine di presentare chiaramente l'analisi e le conclusioni della politica comune, l'Eurogruppo può utilizzare “termini di riferimento” o “intese comuni” per riassumere posizioni comuni e linee d'azione comuni.</p> <p>Le procedure dell'Eurogruppo sono riservate. I risultati devono essere comunicati sistematicamente e visibilmente, prendendo posizione sulla politica economica dell'area dell'euro e inviando messaggi chiari e supportando in tal modo il sostegno a politiche e riforme, con una sola voce negli Stati membri, aumentando così la loro legittimità. In particolare, solo il presidente dell'Eurogruppo è incaricato di comunicare i risultati dell'Eurogruppo, insieme al Commissario per gli Affari economici e monetari, ed eventualmente al presidente della BCE, ad esempio sui messaggi relativi al tasso di cambio.</p> <p>I lavori dell'Eurogruppo sono preparati dal gruppo di lavoro “Eurogruppo”, un organo preparatorio composto dai rappresentanti degli Stati membri della zona euro del comitato economico e finanziario, della Commissione europea e della Banca centrale europea. Il Gruppo assiste sia l'Eurogruppo che il suo presidente nella preparazione delle discussioni dei ministri. Il gruppo di solito si riunisce una volta al mese prima delle riunioni dell'Eurogruppo. I membri del gruppo di lavoro “Eurogruppo” fanno anche parte del consiglio di amministrazione del Meccanismo europeo di stabilità. Ci si aspetta che nella riunione del 5 dicembre 2019 venga confermato alla presidenza Hans Vijlbrief, in carica dal febbraio 2018 che è anche presidente del comitato economico e finanziario del Consiglio, costituito ai sensi dell'articolo 134 del Trattato sul funzionamento dell'UE.</p> <p>Riportiamo di seguito le conclusioni degli ultimi Vertici euro, preparati dai lavori dell'Eurogruppo.</p> <p><strong> Dichiarazione conclusiva del Vertice euro del 14 dicembre 2018</strong></p> <p>“A seguito del mandato conferito nel giugno 2018 all'Eurogruppo, il Vertice euro approva tutti gli elementi della relazione dell'Eurogruppo ai leader sull'approfondimento dell'UEM, che è stata preparata in formato inclusivo. Questo pacchetto globale getta le basi per un significativo rafforzamento dell'UEM. In particolare, oggi il Vertice euro ha concordato quanto segue.</p> <p>1. Approviamo il mandato per il sostegno comune al Fondo di risoluzione unico (SRF), che illustra le modalità con cui tale sostegno sarà reso operativo e realizzato anticipatamente, a condizione che siano stati compiuti progressi sufficienti nella riduzione dei rischi, da valutare nel 2020.</p> <p>2. Approviamo inoltre la lista di condizioni per la riforma del meccanismo europeo di stabilità (MES). Su tale base, chiediamo all'Eurogruppo di preparare le necessarie modifiche al trattato MES (compreso il sostegno comune al Fondo di risoluzione unico) entro giugno 2019.</p> <p>3. Attendiamo con interesse l'adozione definitiva del pacchetto per il settore bancario e della rete di sicurezza prudenziale per i crediti deteriorati, nel rispetto dell'equilibrio dei compromessi del Consiglio. Invitiamo a proseguire i lavori sull'unione bancaria e chiediamo progressi ambiziosi entro la primavera del 2019 in merito all'Unione dei mercati dei capitali, come sottolineato nella relazione dell'Eurogruppo ai leader.</p> <p>4. Nell'ambito del quadro finanziario pluriennale (QFP), incarichiamo l'Eurogruppo di lavorare all'elaborazione, alle modalità di esecuzione e alle tempistiche di uno strumento di bilancio per la convergenza e la competitività della zona euro e, su base volontaria, degli Stati membri dell'ERM II. Esso farà parte del bilancio dell'UE, sarà coerente con altre politiche dell'Unione e sarà assoggettato ai criteri e agli orientamenti strategici forniti dagli Stati membri della zona euro. Nell'ambito del QFP, stabiliremo la portata di tale strumento. Le caratteristiche dello strumento di bilancio saranno concordate nel giugno del 2019. Lo strumento sarà adottato in conformità della procedura legislativa prevista dai trattati, sulla base della pertinente proposta della Commissione che, se necessario, sarà modificata.</p> <p>5. Il Vertice euro prende atto della comunicazione della Commissione relativa al rafforzamento del ruolo internazionale dell'euro ed esorta a proseguire i lavori a tal fine.”</p> <p><strong> Dichiarazione conclusiva del Vertice euro del 21 giugno 2019</strong></p> <p>“Accogliamo con favore i progressi compiuti in sede di Eurogruppo sul rafforzamento dell'Unione economica e monetaria, come illustrato nella lettera inviata dal presidente dell'Eurogruppo il 15 giugno 2019, e invitiamo l'Eurogruppo in formato inclusivo a proseguire i lavori su tutti gli elementi di questo pacchetto globale. Prendiamo atto dell'ampio accordo raggiunto dall'Eurogruppo:</p> <p>sulla revisione del trattato MES. Ci attendiamo che l'Eurogruppo prosegua i lavori in modo da consentire il raggiungimento di un accordo sull'intero pacchetto nel dicembre 2019 [ndr: è a questa parte che fa riferimento Conte quando dice che l'Italia ha ottenuto l'inserimento – nelle Dichiarazione del Vertice – dell'impegno all'“approccio di pacchetto” sui tre pilastri]; sullo strumento di bilancio per la convergenza e la competitività (BICC) applicabile alla zona euro e, su base volontaria, agli Stati membri dell'ERM II. Al fine di assicurare l'autonomia decisionale degli Stati membri della zona euro, chiediamo all'Eurogruppo e alla Commissione di proseguire i lavori su tutte le questioni in sospeso; chiediamo all'Eurogruppo di riferire rapidamente sulle opportune soluzioni di finanziamento. Tali elementi dovrebbero essere concordati in via prioritaria in modo da consentire di stabilire l'entità del BICC nel contesto del prossimo QFP. 2. Attendiamo con interesse la prosecuzione dei lavori tecnici sull'ulteriore rafforzamento dell'unione bancaria.”</p> <p>Per quanto riguarda gli appuntamenti del mese di dicembre 2019 sappiamo che:</p> <p>L'Eurogruppo del 4 dicembre 2019 discute della quarta relazione sulla sorveglianza rafforzata per la Grecia, nella quale si monitorano le riforme adottate nell'ambito del MES e si verifica che gli obiettivi delle riforme adottate nell'ambito dei programmi di assistenza finanziaria sono salvaguardati. Dovrebbe inoltre esaminare se le condizioni concordate sono state soddisfatte per confermare il via libera alla seconda tranche di misure relative al debito in funzione delle politiche. Inoltre, la Commissione europea e la Banca centrale europea (BCE) informeranno l'Eurogruppo sui principali risultati delle missioni di sorveglianza post-programma a Cipro e in Spagna, che scatta automaticamente al termine dei programmi di assistenza finanziaria e continua fino a quando non è stato rimborsato almeno il 75% dell'assistenza finanziaria ricevuta.</p> <p>L'Eurogruppo discute anche della situazione e delle prospettive di bilancio della zona euro e degli Stati membri della zona euro. La discussione si baserà sui pareri della Commissione riguardanti i documenti programmatici di bilancio (DPB) dei paesi della zona euro e sulla comunicazione della Commissione relativa alla sua valutazione globale di tali documenti, pubblicata il 20 novembre 2019.</p> <p>Nella successiva riunione del pomeriggio l'Eurogruppo in formato inclusivo, come previsto dal trattato sulla stabilità, sul coordinamento e sulla governance (TSCG), preparerà una relazione per il Vertice euro del 13 dicembre, e dovrebbe prendere decisioni concrete e fornire indicazioni sulla via da seguire per l'approfondimento dell'UEM concentrandosi in particolare sui seguenti aspetti:</p> <p>il pacchetto di documenti giuridici relativi alla riforma del MES, sulla base delle disposizioni rivedute del trattato sul MES approvate nel giugno 2019 l'ulteriore rafforzamento dell'unione bancaria, compreso il sistema europeo di assicurazione dei depositi (EDIS) l'accordo su uno strumento di bilancio per la convergenza e la competitività raggiunto in ottobre. All'Ecofin del 5 dicembre (Consiglio dei Ministri dell'economia e finanza dell'UE) sarà presentata la relazione sullo stato di avanzamento dei lavori per il Rafforzamento dell'Unione bancaria, predisposta dal Gruppo ad hoc “Rafforzamento dell'unione bancaria” del Consiglio.</p> <p>Il percorso verso L'Unione bancaria al momento non è andato molto più avanti del definire, per quanto riguarda l'EDIS, il sistema di assicurazione comune dei depositi, un progetto di modello per la raccolta di dati al fine di sostenere la metodologia di calcolo dei contributi basati sul rischio e uno studio su 22 opzioni e discrezionalità nazionali (NOD), che ha la finalità di supportare il negoziato fornendo una panoramica dell'attuale uso dei NOD negli Stati membri e contribuire alla discussione sul loro trattamento nell'ambito dell'EDIS, formulando raccomandazioni politiche, anche alla luce dell'impatto sull'EDIS in termini di esposizione finanziaria e oneri amministrativi.</p> <p>All'Ecofin si discute pure del piano d'azione per affrontare la questione dei crediti deteriorati in Europa, che, pur continuando complessivamente a diminuire, restano elevati in quantità in alcuni Stati membri. Sul tema la Commissione ha proposto un pacchetto di misure legislative per la copertura minima delle perdite, mentre l'ABE e la Banca centrale europea (BCE) hanno adottato provvedimenti per affrontare la questione dei crediti deteriorati, ad esempio mediante orientamenti e linee guida.</p> <p>Al Consiglio Europeo del 12 e 13 dicembre i capi di Stato e di governo metteranno a punto gli orientamenti sulla strategia a lungo termine dell'UE in materia di cambiamenti climatici da presentare al segretariato della convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (UNFCCC) agli inizi del 2020. I leader dell'UE si concentreranno su come raggiungere l'obiettivo della neutralità climatica entro il 2050.</p> <p>Si discuterà inoltre del quadro finanziario pluriennale (QFP), ossia il bilancio a lungo termine dell'UE per il periodo 2021-2027, sulla base di uno schema di negoziato completo di cifre preparato dalla presidenza di turno del Consiglio finlandese, come richiesto dai leader in ottobre.</p> <p>Il Vertice euro del 13 dicembre 2019 (composto dai capi di Stato e di governo dei paesi appartenenti all'Eurozona) verterà sull'approfondimento dell'Unione economica e monetaria. In particolare, i leader dell'UE a 27 faranno il punto sui progressi compiuti nell'attuazione della dichiarazione del Vertice euro di giugno 2019, compresi:</p> <p>la revisione del trattato che istituisce il meccanismo europeo di stabilità (MES) lo strumento di bilancio per la convergenza e la competitività (BICC) i lavori tecnici relativi al rafforzamento dell'unione bancaria. Lo strumento di bilancio per la convergenza e la competitività (BICC) è uno dei tre pilastri nella “logica di pacchetto” auspicata al governo italiano e richiamata dal Consiglio europeo.</p> <p>L'Eurogruppo dello scorso 9 ottobre ha approvato tutti gli elementi essenziali della governance e del finanziamento, definendone la dotazione e modulazione, del BICC della zona euro. Come si legge nella proposta di regolamento della Commissione relativo a un quadro di governance per lo strumento di bilancio per la convergenza e la competitività della zona euro, il BICC “contribuirebbe alla resilienza dell'Unione economica e monetaria poiché sosterrebbe pacchetti di riforme e investimenti coerenti per affrontare le sfide in materia di competitività e convergenza degli Stati membri della zona euro.” E che “la proposta di regolamento prevede che il Consiglio (a seguito di discussioni in seno all'Eurogruppo) definisca ogni anno orientamenti strategici sulle priorità di riforma e investimento per l'intera zona euro, nell'ambito della raccomandazione sulla politica economica della zona euro (di seguito “raccomandazione per la zona euro”)”. … “coerente con il processo consolidato del semestre europeo per la sorveglianza e il coordinamento delle politiche economiche dell'Unione … in linea con il calendario del semestre europeo.”</p> <p>In sintesi, lo strumento si propone come obiettivo la definizione di gli orientamenti strategici per le priorità di riforma e investimento dell'intera zona euro e gli orientamenti specifici per paese inerenti agli obiettivi delle riforme e degli investimenti aventi rilevanza per lo strumento di bilancio per la convergenza e la competitività, che devono essere coerenti con le raccomandazioni specifiche per paese. Il BICC opererebbe nell'ambito del nell'ambito del programma di sostegno alle riforme, e sarebbe governato in base alle linee strategiche definite dall'Eurogruppo (e dall'Eurosummit.), il cui quadro di governance sarebbe codificato in un atto addizionale. Il finanziamento dello strumento sarebbe definito da un (altro) Accordo intergovernativo fra gli Stati membri che partecipano, obbligatoriamente, sulla base del Regolamento in via di definizione. E' stato rilevato che il consenso degli Stati membri a essere vincolati dalle disposizioni di tale nuovo accordo intergovernativo dipende dalle rispettive norme costituzionali nazionali e non dagli obblighi posti da un atto di diritto derivato dell'UE come appunto un Regolamento.</p> <p>Nel parere della Banca Centrale Europea sulla proposta di Regolamento per il BICC, Mario Draghi, in una delle sue ultime lettere da Governatore, sottolinea come lo strumento deve necessariamente essere guidato nei suoi impieghi, dalle Raccomandazioni Specifiche per Paese emanate ogni anno dal Consiglio. Considera inoltre, che proprio per le finalità del BICC sono necessari ulteriori approfondimenti su come stabilire una funzione di stabilizzazione macroeconomica, che è tuttora assente nell'area Euro, mentre esiste in tutte le unioni monetarie al fine di contrastare gli shock economici che non possono essere gestiti a livello nazionale. Una funzione di stabilizzazione fiscale, di dimensioni sufficienti, migliorerebbe la resilienza degli Stati membri e dell'Eurozona nel suo complesso, supportando pure la politica monetaria comune.</p> <p>Da un'analisi dei documenti, delle discussioni e dei pareri delle diverse istituzioni coinvolte nel processo emerge quanto complicata sta risultando quel processo di approfondimento dell'Unione Economica e monetaria cui si era voluto dare impulso con il pacchetto di documenti e proposte legislative del 6 febbraio 2017, sul quale abbiamo preparato una scheda illustrativa che contiene rimandi ai documenti essenziali. Sappiamo anche come molte delle proposte abbiano finora avuto rallentamenti nel percorso di marcia, ma anche stop, rinvii, ripensamenti (pensiamo alla proposta per un Fondo monetario europeo o alla proposta per un Ministro delle Finanze europeo). Che si arrivi quindi a un rinvio della decisione di approvazione sul MES ci sentiamo di dire che è probabile, oltre che auspicabile.</p> <p>Il fatto è che si sta determinando una superfetazione di fondi, strumenti, orientamenti, accordi, che mirano volta a volta a rimediare a una struttura istituzionale europea incompleta, dove manca una politica fiscale comune, un bilancio consistente che possa svolgere azioni anti-cicliche e anche perequazioni fra gli stati membri (come fa la FED negli Stati Uniti), la possibilità di emettere titoli europei (quei safe asset di cui si parla), e una Banca centrale che possa operare come prestatore di ultima istanza attraverso la sottoscrizione di titoli di stato che possa anche ridurre il debito degli Stati.</p> <p>E naturalmente bisognerebbe invertire la rotta che ha condotto l'UE a concentrarsi solo sulla disciplina di bilancio e sulle politiche di austerità, che hanno contribuito all'aumento della povertà e al declino della qualità dell'istruzione, della sanità, della protezione sociale, ostacolando, con i parametri finanziari, la possibilità di mettere in atto politiche di sviluppo dell'economia e dei redditi.</p> <p>Bisognerebbe mettersi al lavoro per un MES diverso, un Meccanismo europeo di Sviluppo, fondato su politiche fiscali espansive e un governo democratico dei processi e degli strumenti, sotto il controllo delle istituzioni elettive, in un quadro effettivamente federale e solidale. Quanto ne siamo lontani ?</p> <p>La banca centrale può garantire il suo pagamento in liquidità e per il suo pari valore in tutti gli Stati del mondo. Perciò non c'è alcun rischio di credito connesso ai sovereign bonds, sebbene essi possano tuttavia comportate un rischio di inflazione se la banca centrale è sollecitata dal governo a finanziare deficits inflazionari.</p> <p>Nell'area euro, tuttavia, questa stessa relazione istituzionale non può applicarsi.</p> <p>Si ha una banca centrale e diciannove differenti autorità fiscali, i paesi membri non assumono la responsabilità per il debito di ciascun altro, e alla Banca Centrale Europea è vietato dal Trattato “il “finanziamento monetario”, che significa l'acquisto diretto del debito dei vari Stati membri “</p> <p>“Il debito sovrano nell'eurozona è così esposto al rischio di credito in un modo in cui non lo sono le altre economie avanzate”</p></div> "Il 23 novembre sarò in piazza perchè..." http://www.ifeitalia.eu/spip.php?article1464 http://www.ifeitalia.eu/spip.php?article1464 2019-11-21T09:30:37Z text/html it 23 novembre 2019 a Roma: Manifestazione nazionale di NonUnaDiMeno Perchè scendiamo in piazza. Roma contro la violenza patriarcale, economica, istituzionale al grido di Non Una Di Meno. Scendiamo in piazza per affermare che l'unico cambiamento possibile è a partire dalla rivolta permanente: dalle pratiche, dalle lotte, dalla solidarietà femministe. Ogni 72 ore in Italia una donna viene uccisa da una persona di sua conoscenza, solitamente il suo partner; 3 femminicidi su quattro avvengono in (...) - <a href="http://www.ifeitalia.eu/spip.php?rubrique13" rel="directory">4. L'EUROPA CHE VORREMMO</a> <img class='spip_logos' alt="" align="right" src="http://www.ifeitalia.eu/local/cache-vignettes/L64xH64/arton1464-66a60.jpg" width='64' height='64' style='height:64px;width:64px;' /> <div class='rss_chapo'><p>23 novembre 2019 a Roma: Manifestazione nazionale di NonUnaDiMeno</p> <p>Perchè scendiamo in piazza.</p></div> <div class='rss_texte'><p>Roma contro la violenza patriarcale, economica, istituzionale al grido di Non Una Di Meno.</p> <p>Scendiamo in piazza per affermare che l'unico cambiamento possibile è a partire dalla rivolta permanente: dalle pratiche, dalle lotte, dalla solidarietà femministe. Ogni 72 ore in Italia una donna viene uccisa da una persona di sua conoscenza, solitamente il suo partner; 3 femminicidi su quattro avvengono in casa; il 63% degli stupri è commesso da un partner o ex partner; continuano le violenze di matrice omolesbotransfobica. La violenza non ha passaporto né classe sociale, ma spesso ha le chiavi di casa e si ripete nei tribunali e nelle istituzioni.</p> <p>Per questo il lavoro dei centri antiviolenza femministi va riconosciuto, garantito e valorizzato. Difendiamo e moltiplichiamo gli spazi femministi e transfemministi, come la casa delle donne Lucha y Siesta di Roma sotto minaccia di sgombero! L'indipendenza economica e la libertà di movimento sono le condizioni fondamentali per affrancarsi dalla violenza. Ma servono atti concreti: un salario minimo europeo, un reddito di autodeterminazione svincolato dalla famiglia e dai documenti di soggiorno. Serve abolire i decreti sicurezza e le leggi che mantengono in condizione di ricattabilità le persone migranti, e in particolare le donne!</p> <p>Porteremo in piazza i simboli che il movimento ha costruito, i pañuelos fuxia mutuati dalla campagna argentina per l'aborto legale, i pugni di fuoco simbolo di rivolta, le maschere delle luchadoras della campagna per Lucha y Siesta. Saremo in piazza senza spezzoni organizzati né bandiere e simboli di partito e sindacali. Il 24 novembre ci incontreremo in assemblea nazionale nel quartiere San Lorenzo, per preparare lo sciopero globale femminista dell'8 marzo 2020. Il 22 novembre, Non Una di Meno parteciperà alla Trans Freedom March a Roma.</p> <p>#23N #nonunadimeno #rivoltapermanente Ufficio stampa «Non Una di Meno»</p></div> <div class='rss_ps'><p><a href='https://www.youtube.com/watch?v=G4psJVosYu0&feature=youtu.be&fbclid=IwAR0fj3wJbkRAPLJ44rJSXT48vts6sFp4t7ilG1nqxmv7eT-5Gx7p8UbJaPY' class='spip_out' rel='nofollow external'>https://www.youtube.com/watch?v=G4p...</a></p></div>