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Io. Noi. Lo sciopero femminista (NUDM Torino)

di Non Una di Meno Torino
domenica 24 febbraio 2019

Lo sciopero.

Apriamo con alcune considerazioni più generali prima di entrare nel vivo di quello che vorremmo esprimere con queste poche righe.

Il valore dello sciopero femminista non risiede soltanto nell’aver riattivato una pratica che negli ultimi anni aveva perso di senso e significato, allargando la prospettiva oltre la dimensione vertenziale e concertativa classica.

La forza dirompente dello sciopero lanciato dal movimento Non Una di Meno sta anche e soprattutto nell’aver rivoluzionato un processo, scardinato gerarchie e verticalità e promosso invece una pratica dal basso che parte e prende forma dalle persone come soggettività individuali e collettive.

Un altro modo di fare politica, di creare e costruire confronto, di inventare pratiche e condividere immaginari, in cui i bisogni e i desideri di ognun* trovano cittadinanza e spazio politico.

Altrove la realtà è un enorme rimosso e alla vita di tutt* non è concesso di emergere in tutta la sua complessità, durezza e bellezza insieme.

Allora lo sciopero femminista è anche un luogo, un modo, una rivoluzione nel suo farsi e darsi, una presa di distanza, un’eco forte di autonomia e differenza.

Noi.

Sabato ci siamo ritrovat* a Torino per una giornata di discussione ed elaborazione sullo sciopero.

Volevamo rendere la costruzione dell’8 marzo il più aperta, condivisa e orizzontale possibile.

Sono arrivat* compagn* da Alessandria, Biella, Vercelli, Cuneo e tante persone dalla nostra città…nonostante i momenti duri e complessi che sta vivendo Torino. Ragazz* che erano stat* attiv* in altri territori e arrivat* qui sono andat* alla ricerca di nuove matrioske con cui collegarsi. Età diverse, percorsi differenti, dubbi e incertezze ma forse un’unica grande motivazione: lottare e farlo insieme perché la rabbia per la violenza maschile sulle donne e di genere smuove le viscere e risveglia le carni. Stare zitt*, ferm* e sol* non è più possibile, cosi si attiva la ricerca di propri simili con cui pensare nuove forme di lotta e mobilitazione.

Abbiamo molto discusso su come poter gestire i momenti assembleari e i lavori di gruppo, ma poi ci siamo quasi naturalmente ritrovat* a mettere in campo una pratica che l’esperienza femminista ci ha insegnato fino a rendercela indispensabile e imprescindibile.

Come si può costruire uno sciopero dentro e fuori casa, uno sciopero dai/dei generi se non partendo da noi, dalle nostre vite e dai nostri vissuti.

Io.

Il quotidiano e il personale come paradigma di una riflessione collettiva su come si combatte la violenza maschile sulle donne e di genere, su come si costruisce un momento di sottrazione e blocco da tutte quelle attività che ogni giorno ci vedono volenti o nolenti protagoniste.

Dall’ingaggio affettivo ed emotivo insito nel lavoro di cura all’esperienza mai semplice di un corpo non binario. Dal sessismo vissuto sui banchi di scuola alle molestie e ai ricatti su un luogo di lavoro.

Dall’impianto teorico alla scelta delle pratiche il sé individuale e collettivo diventa bussola per orientarsi, partire e tornare.

Insieme.

Perché muovendo da sé non si può che incontrarsi e incrociarsi, anche nelle differenze e nelle distanze.

Il cammino verso lo sciopero si fa processo di riconoscimento reciproco, di crescita personale e del gruppo, ci insegna a stare insieme, a scoprire nuovi modi di parlarci e ascoltarci.

È un grande esercizio di messa in discussione personale e collettiva, in cui ogni istanza e ogni soggettività deve trovare posto, spazio di visibilità, diritto di esistenza, parola e voce.

Vuol dire allora sforzarsi di trovare un linguaggio appropriato e includente in cui nessun* possa sentirsi esclus*… e insieme legittimare le proprie emozioni, forzare i propri limiti, nominare e dare un nome alle cose.

L’8 marzo saremo nelle piazze ma ci arriveremo forti e ricche della strada fatta insieme in questi mesi di agitazione permanente.

Il femminismo ci ha trasformato (o forse salvato) la vita e continua a sorprenderci per quel che ci insegna e per quel che ci regala.

Forse dall’esterno si guarderà solo al risultato. Ai numeri e alla forza delle piazze dell’8. Le azioni, le iniziative, i cortei.

Vorremmo che fosse percepibile però anche tutta questa ricchezza. Che viene prima e che tra meno di un mese esploderà in tutto il mondo.

La strada, il processo, le relazioni, la rivoluzione dentro e fuori di noi che ogni giorno la pratica femminista ci stimola a fare. E a crederci. Sempre.



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