Ecco. C’ è il Phalliban ( Phallic+Taliban ), che vede nei suoi muscoli l’ indicatore privilegiato di mascolinità, è un modello diffuso fra giovani e uomini con scarso potere socio-economico. Poi c’ è il Metrosexual, narciso contemporaneo consumista integrato, giovane esponente della cultura metropolitana, impallinato di cura del corpo, disposto a tutto pur di essere ammirato. Poi ancora il Laddist, modello di uomo perennemente orientato ad enfatizzare «l’ aspetto giovane/ giovanile/ giovanilistico/, il consumismo edonistico, la condizione di single, la conquista sessuale e l’ oggettivazione della donna». Ci viene in mente qualcuno? I suoi passatempi sono il calcio, le auto, i videogiochi, i comportamenti a rischio, e anche qui non facciamo fatica a immaginare.
Non ci si può fermare, il libro ci porta in fondo con la forza di un thriller che pretende di essere letto anche se fa paura, con la sua galleria avvilente e infelice di stereotipi maschilisti della nostra modernità.
Questa Psicosociologia del maschilismo (Laterza) è in realtà un serio saggio documentatissimo. L’ autrice è Chiara Volpato, docente ordinaria di psicologia sociale all’ Università Bicocca di Milano. Nel 2009 fu lei a promuovere l’ appello alle first ladies dei Paesi del G8 convocato a L’ Aquila affinché disertassero l’ appuntamento con il presidente Berlusconi per i suoi comportamenti sessisti. Da sempre Chiara Volpato studia gli stereotipi che favoriscono i meccanismi del consenso, soprattutto nei gruppi minoritari o socialmente emarginati. Qui mette a tema stereotipi e pregiudizi che nella relazione uomini-donne riguardano il gruppo dominante, gli uomini appunto. Meno indagati, perché c’ è la resistenza dei ricercatori, in maggioranza maschi poco inclini a denunciar se stessi, e anche perché se, come da sempre accade, il gruppo dominante maschile è considerato una specie di prototipo dell’ umano tout-court, è ovvio che le analisi si rivolgano a chi si allontana dal canone, cioè le donne, sia pure con lo scopo di combattere i pregiudizi che le riguardano. Gli uomini allora.
Il libro ripercorre i processi psicologici e sociali che hanno costruito la supremazia maschile attraverso l’ affermazione di un canone fatto di coraggio, senso dell’ onore, controllo del dolore e della paura. Poi si arriva ai nostri giorni e alla nostra Italia, dove la mascolinità è sì multiforme e anche confusa nei suoi modelli, ma con il tratto onnipresente del potere, piccolo o grande, a volte esibito, più spesso ritenuto talmente "naturale" da essere del tutto invisibile alla comune consapevolezza. Perché gli stereotipi bene interiorizzati hanno la forza di circoscrivere uomini e donne ai ruoli assegnati fin nei profondo dei loro desideri.
La trappola più subdola? Il sessismo benevolo, ovvero il cavaliere protettivo senza macchia e senza paura, rivisto in chiave di potere e miliardi, che promette di usare la supremazia a vantaggio della donna purché questa accetti il controllo sociale maschile: faccio il mio interesse, ti convinco che è anche il tuo, e ho la tua gratitudine, a volte anche il tuo amore, di sicuro la tua subordinazione. E non si può dire che sia un meccanismo legato ad ambienti culturalmente deprivati: sta nelle aziende, nelle università, nelle case editrici e nelle redazioni. E c’ è poi anche la collusione delle donne, che a volte è un meccanismo adattativo che accetta la subordinazione con l’ obiettivo di trarne benefici secondari, come la protezione e l’ ammirazione, altre volte è un prodotto diretto di un ambiente di lavoro pesantemente maschile e maschilista, per cui le donne che faticosamente riescono ad espugnare la roccaforte, ad esempio dell’ ambiente accademico, o della politica, prendono poi le distanze dalle altre donne che non ce l’ hanno fatta.
Il sessismo è un soggetto irritante ma capitale, dice Chiara Volpato. Perché fa male malissimo. Alle donne certamente, più brave a scuola dalle elementari all’ università, ma poi discriminate nel lavoro, perché status e competenza sono percepiti in coppia e quindi gli uomini di esser bravi hanno meno bisogno di dimostrarlo. Il sessismo fa male anche ai diritti e una società che calpesta i diritti è costretta a mille compromessi. Fa male allo sviluppo sociale, culturale e civile, perché non permettere a uomini e donne di dare quel che possono al mondo in cui vivono impoverisce la società tutta. Dove arrivano al potere le donne portano oltre alla loro (spesso superiore) preparazione culturale, anche competenze di relazione capaci di scardinare i meccanismi di competizione devastanti che alimentano l’ attuale irresponsabile gestione del bene pubblico. L’ esempio è Ilaria Capua che rifiuta di brevettare la sua scoperta - il codice genetico del virus dell’ aviaria - per metterla al servizio di tutti in un momento di emergenza. Il maschilismo non è questione di genere, proprio no. È questione di tutti.
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