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A chi piacciono i bambini?

di Grazia Aloi
venerdì 18 ottobre 2013

Forse sarebbe più opportuno chiedersi a chi non piacciano; sì, perché se è dato per scontato che verso i bambini si provi amore, non è per nulla scontato che i bambini si possano anche odiare, così come si possono odiare gli adulti e gli altri esseri viventi.

Ad esempio, al lupo della favola la bambina Cappuccetto Rosso suscitava amore? Gli piaceva? Certo che sì, al punto da mangiarsela – ossia al punto da farla fuori: via, via dalla presenza, con quell’aria per di più carina carina.

Allora, forse il punto è: chi è disposto a dire che “ama” (= non ama) i bambini? Forse che le tante madri che li buttano giù dalle finestre possono dire che non li amano.... ? o i padri che li picchiano a più non posso.... no, tutto è fatto “per amore”, ma per amore di chi? Del bambino, naturalmente! Perché “impara”; che cosa poi debba “imparare” il bambino non si sa....

Sicuramente dovrà imparare a proteggersi, questo sì, ma quando sarà in grado di farlo? E fino ad allora? Dobbiamo affidarci al buon sentimento sincero di chiunque e soprattutto affidarci alla sanità mentale di tutti coloro che in un modo o in un altro hanno a che fare con i bambini.

Sì, perché i bambini sono sacri: non si toccano! E non si toccano in nessun modo, perché loro non hanno voce in capitolo, in nessuna relazione, a maggior ragione in quelle “d’amore” ove tutto è spacciato per amore vero e quindi giustificato.

Potremmo partire dai genitori, ma lasciamoli stare perché discorso troppo complicato e soprattutto troppo comprendente di dinamiche particolarissime da un punto di vista psicologico; invece, prendiamo ad esempio i precettori, ossia tutti coloro che oggi possono essere i vari “educatori”, preti compresi. Chi può negar loro il “diritto” di avere a che fare con i bambini? E’ il loro “mestiere”! E ben venga questo nobile mestiere di occuparsi delle nostre creature. Il punto è come.

Non c’è altra risposta se non : CON LE MANI E LA MENTE A POSTO!

Quando Freud si accorse che le philie non erano un granché fu criticato aspramente e accusato di porre tutto sul piano della frustrazione sessuale.

E invece anche in quell’occasione ebbe la vista bella lunga.

Affermare che la frustrazione sessuale comporti la pratica smodata della masturbazione oppure le polluzioni notturne sarebbe semplicistico, ingenuo ed inesatto. Invece non è tale affermare che la frustrazione sessuale porti alle “voglie” e siccome le voglie non sempre sono ammesse e possono essere ammissibili ecco che l’occhio desiderante cade sull’oggetto ad hoc, ad hoc perché si può imbrogliare – anzi ingannare – senza dare nessuna parvenza di malvagità o di far del male.

Anzi, fa’ vedere al bambino quanto bene gli vuoi......

Non per insistere, ma la chiesa quanto ha da vergognarsi più di quanto non abbia già fatto per quello che alcuni preti (non pochi ma sicuramente non tutti) mistificano l’amore caritatevole e il bene per prossimo?

Quanti bambini sono finite nelle grinfie sudaticce di preti irresponsabili, abietti, sudici seduttori di anime innocenti?

Nella mia lunga pratica clinica ho visto adulti sfatti, ridotti allo sfacelo relazionale e con se stessi per essere stati sedotti se non addirittura veramente abusati nel corpo e nei sentimenti.

Quante svalutazioni di sé, quante disistime, quanto dolore incompreso per non essere in grado di comportarsi da uomini e donne adulti in grado di donare e di ricevere senza il tormento che sale dalla pancia e non sa bene dove collocarsi se non nei disturbi e nelle somatizzazioni!!

La psicoanalisi ben sa queste cose e oggi non può tacere, così come chiunque ne sia a conoscenza non può farlo: occorre gridare che tra le più bieche sporcizie del mondo c’è anche la piaga dell’abuso sui bambini.

Abusare un bambino non significa per forza violentarlo sessualmente, è sufficiente sedurlo e imbrogliarlo nelle intenzioni. Ogni violenza è abuso e a volte bastano pochi gesti o poche parole per segnare una vita.

Ma come fa la psicoanalisi a rendersi conto di quali seduzioni il paziente (adolescente o adulto che sia) sia stato oggetto? Credo che non abbia nessuna invenzione moderna e attuale da inventarsi rispetto a quanto l’ortodossia non abbia tramandato se non aggiungere all’esperienza dell’analista la sua empatia, il suo calore umano e la sua capacità maieutica di far emergere quanto sepolto nell’abisso oceanico.

Amore, rispetto e pazienza verso l’altro essere umano e la consapevolezza di voler veramente aiutare – ma seriamente e nel vero senso della parola – l’altro a stare finalmente in pace con il proprio corpo e la propria anima feriti.

Ritengo comunque più interessante domandarsi chi sia la persona, quale la sua personalità, capace di oltraggiare un bambino.

Per stare nell’esempio del prete o delle suore – categoria un po’ a parte rispetto agli altri uomini e donne – c’è l’elemento della giustificazione degli intenti, quindi siamo davanti a presone che abusano già in partenza del loro potere dato dall’abito e dalla presunzione di castità.

Che la loro castità sia rispettato oppure non lo sia è fatto di assoluto poco conto rispetto al nostro argomento, perché già così non lo sono di testa (casti) e quindi ciò che fanno con il loro corpo poco ci interessa.

Oltre ciò, c’è arbitrio di considerarsi oratori rispetto al bene e al male, propinando false morali su cui basare le loro perversioni.

Quale bambino che sia stato all’oratorio o al catechismo non si è sentito dire: “fammi vedere, vieni qui che ti sistemo” (sic!); per carità, non tutto è fatto con l’intenzione di andare a finire lì, ma con l’intenzione di trovarsi un corpicino tra le mani sì! Da lì il passo è breve quanto è la lunghezza della sanità o insanità libidica, ossia della pulsione sessuale repressa.

Dalla carezza tenera e affettuosa alla palpatina pesante il passo è breve per tutti coloro che non hanno davvero sublimato il desiderio sessuale mettendolo via nella vita civile abbandonata o offrendolo al rosario.

Ma l’essere umano è umano e se non si sta più che attenti il morto ci scappa sempre, perché questo è: se non frizioniamo ben ben spesso e volentieri i nostri freni del pudore, si scivola e si tonfa contro ciò che non dovrebbe avvenire.

Mi verrebbe da dire poveri preti e povere suore, così come mi viene da dirlo tutte le volte che vedo qualcuno malconcio. E loro lo sono per definizione, in quanto hanno perso ciò per cui l’uomo vive, o dovrebbe vivere, al meglio, ossia hanno perso la possibilità di praticare la sessualità e siccome sono, i preti come le suore, esseri sessuati non possono – per quanto lo vogliano – anestetizzare le loro pulsioni: ciò che possono – e dovrebbero – fare è, come dicevo prima, sublimarle in azioni alternative di uguale soddisfazione, ad esempio il vero messaggio cristiano di pace e di fraternità come mediatori apostolici per chi abbia voglia di quei discorsi fatti con la pasta della religione.

Oppure, oltre a sublimare (che significa elevare al sublime e allo spirituale) occorre una buona e sana erotizzazione dell’esercizio pastorale, della missione, o di quello che la loro vocazione comporta. Erotizzare significa rendere attraente e soddisfacente la propria opera, ma non basta – non è sufficiente a rendersi immuni da cedimenti: occorre l’appagamento dei sensi che, per definizione, è orgasmica e, come tale, tacita il bisogno di pratica sessuale vera e propria.

Ora, forse, possiamo ritornare alla domanda iniziale: “a chi piacciono i bambini?” per poter dare una risposta sensata: i bambini piacciono e sono amati da tutti coloro che li rispettano, ossia da tutti coloro che hanno fatto bene i conti con la loro sessualità, qualsiasi cosa questo significhi e sicuramente significa qualcosa di importante.



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