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Benvenuti nell’era della bisex generation

di Roselina Salemi
venerdì 5 settembre 2014

La bisessualità è un’opinione? Una trasgressione? Un’inclinazione? Frutto dell’incertezza - come la vede Pedro Almodóvar - o forma di par condicio, impazza sulle pagine della stampa internazionale. Il “New York Times” avvia un dibattito che spazia dalla “teoria queer” (secondo cui l’identità sessuale è costruita socialmente) al post-femminismo con autorevoli interventi del movimento Lgbt (Lesbiche, Gay, Bisessuali, Trans). Il “Nouvel Observateur” registra l’attitudine “bi-cool” delle ragazze francesi (vedere il sito Bi’cause). Sull’“Express” quindici-venticinquenni si chiedono perché mai scegliere e decidono di esplorare una terza via, all inclusive. Alla fine si arriva alla nostra “posta del cuore”: tale Valentina confida l’attrazione per una massaggiatrice alla sessuologa Marinella Cozzolino, sul settimanale “Effe”: «È successo qualcosa di strano e inaspettato, visto che ho sempre pensato di essere etero (ho 35 anni, un compagno e un figlio). Insomma, mi sono eccitata. Sentire le sue mani calde lungo la schiena e sfiorare i glutei mi dava una sensazione di enorme piacere e ammetto, se fosse scesa più in basso, non l’avrei fermata. Per tutto il giorno mi è rimasta una gran voglia di fare l’amore. Sono bisessuale?». La dottoressa risponde, rassicurante: «La sessualità non ha schemi, non ha regole, non ha nomi. Se ci rifletti, capisci da sola che non ti cambia niente sapere se sei etero, omo o bi. La sessualità ci rende capaci di sperimentare emozioni diverse e incredibili».

Se gli americani valutano che il 2-6 per cento della popolazione mondiale sia bisex e la sondaggistica inglese e francese fissa intorno al 20 la percentuale di donne disposte a “sperimentare”, da noi non esistono studi sui bisex né analisi statistiche, salvo un’Istat del 2012. Tra gli intervistati, un milione si è dichiarato omo o bi, altri due milioni hanno ammesso di aver provato innamoramento o attrazione, o di essere andati a letto, con persone dello stesso sesso. Per Paolo Valerio, professore di Psicologia clinica all’Università Federico II di Napoli e presidente dell’Osservatorio Nazionale Identità di Genere (Onig), due milioni sono solo la punta dell’iceberg. «Di tutto quello che si agita sotto la superficie della “normalità” possiamo avere un’idea leggendo i dati che riguardano il cybersex, che in Italia è al terzo posto nelle fonti di pubblicità sul web. Lì puoi essere bisessuale e trisessuale, uomo, donna o quello che vuoi». Umberto Veronesi, scienziato ed ex ministro della Salute, aveva portato lo scompiglio già nella sonnolenta estate del 2007 profetizzando un futuro bisex per tutti. In sintesi: la specie umana si va evolvendo verso un “modello unico”, le differenze tra uomo e donna si attenuano, il sesso non è più l’unica via per procreare. È l’evoluzione naturale della specie, che prenderà consistenza fra due o tre generazioni.

Dobbiamo accettare l’idea di vivere una lunga transizione che rende sempre più labili le frontiere. Per le basi teoriche dello sconfinamento va letto “Sexual Fluidity: Understanding Women’s Love and Desire” di Lisa Diamond, accreditata docente di psicologia all’Università dello Utah. L’identità sessuale può cambiare diverse volte nel corso della vita, si è attratti dalla persona e non dal genere, il desiderio non ha regole rigide, per cui benvenuti nell’era della fluidità. Piccola nota: le donne sono esploratrici spregiudicate e disponibili, gli uomini continuano a proclamarsi fieramente etero anche quando hanno relazioni con trans.

L’ESEMPIO DELLE CELEBS

Il mondo delle it-girl, un mix di musica, cinema e moda, è impregnato di pragmatismo. Perché mettere limiti all’attrazione? O nasconderla? Rita Ora (ex Bruno Mars, ex Rob Kardashian) e Cara Delevingne (ex Harry Styles degli One Direction), una cantante, l’altra top model, si sono fidanzate e hanno postato tenere foto su Twitter. Rita ha confermato a "The Sun": «Cara è mia». Cara l’ha chiamata “mogliettina” ma poi si è fatta vedere avvinghiata a Michelle Rodriguez. Kristen Stewart dopo Robert Pattinson è andata in giro con Tamra Natisin, gay dichiarata e assistente di Katy Perry, la madrina del “kissing girl”, che canta “Stanotte ho baciato una ragazza e mi è piaciuto”. Avvistate insieme, vestite da maschiacci, hanno fatto strillare al “National Enquirer”: tra loro c’è una storia. Lindsay Lohan ha avuto una vagonata di uomini e una sola fidanzata importante, Samantha Ronson. Da etero, si è dichiarata bisex e poi straight. Ancora più elastica Maria Bello (attrice di “History of Violence” e “The Company Men”) che ha un figlio di 12 anni: rivelando la lunga storia d’amore con la sua migliore amica sul NYT, si è definita una “whatever” (“qualsiasi cosa”).

Il termine “Flexisexual” serve, se non altro, a mettere ordine tra le varianti sentimentali. Tante. Donne che amano altre donne, ma a un certo punto decidono di sposare uomini specialissimi: è il caso di Amber Heard e Johnny Depp, ma anche di Chirlane McCray, attivista lesbica, oggi moglie del sindaco di New York Bill de Blasio. Donne che hanno avuto il loro momento di confusione (Megan Fox: «A 14 anni mi ero innamorata di una stripper russa di nome Nikita») ed è passato. Donne che si baciano per il gusto della provocazione: Sandra Bullock e Meryl Streep, Madonna e Christina Aguilera. Lo stile flexi è un ombrello piuttosto ampio. La versione di Drew Barrymore: «C’è sempre un innamoramento fisico nella più profonda amicizia femminile». La versione di Cameron Diaz: «Prima o poi capita a tutte di essere attratte sessualmente da un’altra donna». Alla ricerca della definizione giusta c’è chi parla di “lesbo light”, o di “Generazione B” (sta per B-sex o amBigua), ma insomma, se due ragazze si baciano non è detto che siano gay. Capita. Anna Paquin, eroina di “True Blood”, ha ammesso di essere bisex nel 2010, però ha sposato Stephen Moyer ed è diventata mamma di due gemelli. Cambiato idea? Per niente. Era e resta Bi. «Mi piacciono uomini e donne: il sesso non è determinante nella scelta del partner». Viva la sincerità. Copione identico per la pallida Evan Rachel Wood, ex di Marilyn Manson e moglie di Jamie Bell, che confessa una cotta per Milla Jovovich. “Esquire” le chiede: «Hai relazioni con delle donne?», lei risponde: «Certo, e sono io la più maschile, quella che vuole il controllo. Non credo ci sia niente di anarchico nella bisessualità. Sono in contatto con me stessa e con ciò che mi rende felice. Da che mi ricordo, sono così». Non si tratta di novità assolute. Nella sua autobiografia Marianne Faithfull, cantante, musicista, ex compagna di Mick Jagger negli anni Sessanta, confessa di aver avuto una girlfriend, la bella e aggressiva Anita Pallenberg. Differenza sostanziale: prima era proibito, adesso è cool. Bi Cool.

PROBLEMA BISEX

C’è un problema, però: «I bisex stanno antipatici quasi a tutti, tanto da far parlare di bifobia», spiega Paolo Valerio: «I gay rivendicano la vita di coppia, chiedono di sposarsi e adottare bambini. I trans affrontano dolorose operazioni per diventare uomini o donne e avere un altro nome sulla carta di identità: invece di intervenire sulla società per farsi accettare, intervengono sul corpo. In un mondo che vuole tutto bianco o nero, i bisex rappresentano le zone grigie, o meglio ancora, arcobaleno. Vanno dove li porta il desiderio, non accettano etichette e questo spaventa. Ma dobbiamo prendere atto del mutamento. Due sole caselle, maschio e femmina, etero e omo, sono limitanti. Il transgenderismo è il futuro della specie umana». La bandiera dell’orgoglio bisessuale esiste già. L’ha disegnata nel 1998 Michael Page. La striscia in alto, magenta, rappresenta l’orientamento omosessuale, la blu, quello etero. La terza più piccola, al centro, di colore viola, indica l’unione tra le due.

A sventolarla sono pochi, almeno per ora, in Italia. Alfonso Pecoraro Scanio, ex ministro dell’Ambiente si è definito bisex, ma cattolico («perciò se mi sposo sarà con una donna») nel 2000, Daniele Capezzone nel 2006, quando era presidente della commissione Attività produttive della Camera. Alessandro Cecchi Paone ha dichiarato la propria “omoaffettività” nel 2004, e la bisessualità poco dopo, prima del coming out gay. È stato lui un paio d’anni fa a rivelare l’esistenza di un calciatore bisex nella nazionale azzurra: si è scatenato un pollaio. Luca Calvani, naufrago dell’“Isola dei Famosi”, parla di un suo lato femminile forte. «Meglio quello che evasore fiscale. Mi è capitato di guardare uomini e di interrogarmi, alcuni mi hanno affascinato. Come umani siamo infiniti. Posso avere provato esperienze insolite, esser stato a letto con chi mi pare, ma ogni cosa l’ho fatta per amore». Naike Rivelli ha raccontato senza problemi la sua prima storia con un’attrice: «È durata tre anni, in mezzo alle relazioni con due uomini». Gianna Nannini si è definita polisessuale prima che Lisa Diamond coniasse il termine flexisexual. Rifiuta il termine bisex: le sembra di escludere “un sacco di gente”. Paolo Valerio le darebbe ragione.

CHE COSA PENSANO GLI ADOLESCENTI

Psicologi, psichiatri, esperti di neuroscienze invocano un nuovo rapporto Kinsey ma, in attesa di approfondimenti, tra i ragazzi delle scuole superiori proclamarsi bisex è quasi automatico e in qualche modo obbligatorio. «Altrimenti sei antica», racconta Ester, diciottenne siciliana, bruna, bellissima, corteggiata «più dalle ragazze che dai ragazzi». Ci pensano la musica e la moda a rendere seducente l’idea. La clip di Rihanna e Shakira, con languide atmosfere bordo piscina, induce in tentazione. La pubblicità di Miu-Miu con Léa Seydoux e Adèle Exarchopoulos, che replica in versione light le atmosfere lesbo del film “La vie d’Adèle”, vincitore della Palma d’Oro 2013 a Cannes, ha fatto un certo scalpore. Dice la psicologa Stefania Andreoli, presidente dell’associazione Onlus “Alice”, specializzata in questioni adolescenziali: «La bisessualità sta diventando la bandiera di un’avanguardia generazionale che si definisce bi-curious e si incontra su Tumblr, piattaforma di microblogging che meriterebbe uno studio a parte. Se non sei Bi, sei fuori. Ho l’impressione che sia in atto una reazione controfobica agli stimoli di natura erotica e sessuale a cui maschi e femmine vengono esposti da quando sono nati. È come se dicessero: ci avete spinti a essere noi stessi? A esprimerci? Lo facciamo anche così. I ragazzi ci sfidano. Sperimentano. E molte famiglie sono preoccupate dalla bisessualità, vista come perversione. Chiedono: mia figlia è malata?». Martina, 16 anni, provvista di fidanzatino regolamentare, è finita in terapia. La madre l’ha scoperta a baciarsi con un’amica in camera sua e l’ha mandata da una “strizza” per chiarirsi le idee, avendo in cambio una reazione di sbalordimento: «Cosa vuoi che sia, mami? Non ti preoccupare, sono normale, avrai i nipotini quando sarà il momento». «Io sono contraria alla terapie “riparative”», precisa Stefania Andreoli: «Di che cosa ci scandalizziamo? I reality insegnano che chiunque può diventare qualsiasi cosa, e i ragazzi applicano il modello alla sessualità. Abbiamo raccontato bugie, insegnato loro che i sentimenti sono precari. Alcuni vengono da situazioni non proprio classiche, come un padre ultracinquantenne giovanilista che ha rottamato la moglie per una coetanea della figlia e va a ballare latino-americano, la madre magari è una Milf (da “Mothers I’d Like to Fuck”, cioè una “madre che si vorrebbe scopare”) leopardata… Non scherziamo. L’Italia è l’unico paese che non ha abbastanza programmi di educazione all’affettività e al sesso».

LE STORIE

Da questo universo variegato, tra colte citazioni di Marcuse, di Foucault e della sua imperfetta, ma acuta “Storia della sessualità”, emerge la solitudine, lo spaesamento e la disarmonia delle vite comuni. Con una costante: il timore di una bisessualità “del sabato sera”. In Glee, serie di culto, Queen (Dianna Agron) è un’etero-curiosa che si gode la vita. Il popolo Bi vero ha un approccio più problematico. Marta, 26 anni, è rimasta colpita da un articolo in cui si diceva che il 14% dei dipendenti della filiale italiana Ikea si dichiara queer. «Mi pare stia diventando una moda. Dire “sono bisex” non solo raddoppia le tue chance il sabato sera, ma ti dà un’aria audace e disponibile, che piace agli uomini». Anche Valeria parla di “falsi positivi”, e del rischio di essere «sfruttata sessualmente da persone che vogliono soltanto divertirsi. Personalmente non mi definisco. Dai sedici ai ventotto anni ho amato solo ragazzi, ora da tre sto con una donna». Marcella, trentaseienne, ha avuto la prima cotta per una compagna di classe, alle medie, poi si è invaghita di un compagno: «Nell’adolescenza ho sperimentato sensazioni forti per maschi e femmine, una compagna della squadra di pallavolo, un vicino di casa... Ho sofferto perché “dovevo” avere un fidanzato per essere come gli altri, e ho tentato. Nessuno capiva. Le lesbiche mi chiamavano con disprezzo “etero-curiosa” o peggio ancora “velata”, cioè una che non ha il coraggio di riconoscere la sua natura omosessuale. È andata avanti così per parecchio. Oggi amo una donna, stiamo insieme da due anni e credo di aver capito che cosa sono. Sono Bi».

BISESSUALITA’ E NARCISISMO

Chi fa un passo avanti nello stabilire una relazione tra bisessualità e narcisismo è Gustavo Pietropolli Charmet, notissimo psichiatra e psicoterapeuta, responsabile del Consultorio Gratuito per Adolescenti dell’Istituto Minotauro di Milano. Nel saggio scritto con Laura Turuani, “Narciso innamorato. La fine dell’amore romantico tra adolescenti” (Bur-Rizzoli) sostiene che i ragazzi di oggi non si ammalano più d’amore: «Sognano, ma in modo sobrio, e sono più centrati su se stessi». Che cosa c’entra questo con l’essere bisex? «Significa che sulla passione prevale il progetto. La ragazza dice: adesso che ho un corpo definitivamente femminile, decido che tipo di donna voglio diventare, che cosa mi eccita e che cosa mi disgusta, e riconosco la legittimità del mio desiderio. Non c’è più, la colpa, la condanna. Questa generazione non ha partecipato alle lotte per la liberazione della donna o al Gay Pride, ma respira tolleranza, consenso. Dieci anni fa una ragazza non poteva andare dalla mamma e dirle “sono bisex” senza causare svenimenti. Le madri di oggi sono più disposte a capire». Non tutte e non sempre, ma, continua Charmet, «viviamo un momento di accelerazione vorticosa, tra celebrità che hanno periodi gay e periodi etero. Il messaggio arriva chiaro e forte: esprimetevi. È possibile che in passato l’educazione favorisse una “dissuasione anticipatoria”, adesso le ragazzine - siamo sorpresi da quante si dichiarano bisex - ascoltano il brusio nella profondità della loro mente e scoprono che il modo di amarsi omosessuale, l’intimità con un corpo uguale al proprio, ha una sua bellezza, tranquillità, pace. La passione etero è intensa, onirica e angosciosa, e molte pensano che ci sia più realizzazione di sé. Quello che decide alla fine non è il sesso, ma l’amore, che non è più il romantico perdere la testa, il rapimento, l’essere posseduti. È la valutazione, forse anche un po’ cinica, narcisistica: a che cosa serve lei/lui in quella fase, in quell’estate, in quell’autunno? Non ci sono più divieti: è pura, semplice ricerca della felicità».


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Benvenuti nell’era della bisex generation

18 giugno 201611:03, di yogesh
I am so happy to read this. This is the kind of manual that needs to be given and not the random misinformation that’s at the other blogs. Thanks for sharing! London escorts


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