I Parlamentari francesi e la scuola di femminismo. di Franco Venturini (est/ovest)
da: IO DONNA (Il femminile del Corriere della Sera) del 24 novembre 2012
L’estate scorsa a Parigi faceva un gran caldo, e Cécile Duflot, ministro per i Territori d’Oltremare, trovò del tutto ragionevole presentarsi in Parlamento con un abito di cotone decorato da disegni floreali bianchi e blu. Non l’avesse mai fatto. Ancor prima che prendesse la parola dai banchi della destra molti colleghi maschi cominciarono a gridare: «All’Assemblea non si viene vestiti così». E a loro fecero eco non pochi signori deputati socialisti, della stessa parte politica del ministro ma troppo indignati per tacere. L’episodio mandò su tutte le furie le femministe francesi già messe a dura prova dal caso Strauss-Kahn, e ora il ministero transalpino per i Diritti delle donne ha deciso di correre (si fa per dire) ai ripari.
Ai membri del governo e ai parlamentari - maschi, s’intende – viene proposto un corso speciale. Materie di insegnamento: lotta agli stereotipi anti-femminili, al linguaggio inappropriato verso le donne, alle gaffe più comuni, all’intolleranza verso l’abbigliamento delle signore dentro e fuori l’Assemblea. L’iniziativa è stata accolta con un interesse superiore alle previsioni e decine di allievi volontari si sono subito iscritti. Prima le proteste per un vestito di cotone stampato in Parlamento, poi la casta che va a imparare rispetto e buone maniere.
Da un eccesso all’altro, dirà qualcuno. Io invece mi domando: ma siamo proprio sicuri di confinare con la Francia?
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