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Noi stiamo con le testimoni / COMUNICATO UDI-NAPOLI

martedì 24 ottobre 2017

C’è evidente separazione tra chi ha apprezzato e ringraziato la coraggiosa denuncia di Asia Argento e chi invece, dalla sua precisa denuncia, ha preso spunto per insulti e veri e propri esercizi di pornografia.

Ci sentiamo a nostro agio nell’essere una parte e vogliamo smentire l’apparente unanimità delle condanne contro le violenze degli uomini sulle donne.

Quello che abbiamo sentito in questi anni, infatti, non si concilia con il silenzio a cui le donne sono costrette. Anche il mondo del cinema e della televisione si appropria delle nostre parole, “fa la lezione” anche alle donne, omettendo di fare ciò che realmente può: denunciare ciò che avviene sistematicamente nel “back-stage”.

Nel nostro paese, politica e spettacolo sono legati da un patto del silenzio che si è fatto sfacciato con la presa di importanti snodi istituzionali da parte di Berlusconi, il più importante produttore Italiano di trasmissioni e produzioni televisive fondate sull’insulto alle donne.

Proprio mentre il movimento internazionale delle donne elaborava la difesa globale contro la violenza degli uomini, la sottocultura da bordello, di cui il padrone di Mediaset è portavoce, ha spinto la propria arroganza a comunicare che i reati contro le donne, nella realtà, facevano parte di una logica fondativa del rapporto uomo-donna.

Non solo grazie a tutto questo, ma anche grazie a questo, in Italia, la convenzione di Istanbul, le carte dei diritti si scontrano con gerarchie maschili spregiudicate e potenti, riarmate di fronte alle reazioni delle donne, che sono sempre meno tollerate.

L’intolleranza di sempre è divenuta più scurrile di fronte alle azioni e le reazioni femminili, singole o collettive, che hanno mostrato un aspetto del potere che dà rifugio ai mascalzoni e che usa la violenza maschile come strumento di moderazione individuale di governo dell’ordine sociale.

La denuncia di Asia Argento ha disturbato gli abitatori della zona franca, dove le leggi dello stato sono sottoposte alla logica “dell’io sono io e voi…”. Li ha disturbati e molto e dovunque le donne lavorano e sanno di dover tenere in conto la possibilità di essere molestate, ricattate, a volte cacciate, da chi pensa di possederle per aver pagato loro lo stipendio.

Noi stiamo nella parte che abbiamo sempre dichiarato, quella delle testimoni. Non abbiamo mai creduto di poter far collimare le pretese degli uomini con la libertà delle donne che, quando testimoniano di sé vanno credute e sostenute.

Noi restiamo qui per sostenere la prossima testimone di fronte a tutti coloro che credono basti insultare per fermare la libertà femminile.

Udi di Napoli

Napoli, 24 ottobre 2017



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