Il 20 febbraio 2011 nel corso della seconda “Giornata senza permesso” diverse donne, migranti e italiane, si sono incontrate a Bologna a partire dalla necessità di dare voce all’esperienza specifica delle donne migranti come un’esperienza non confinabile, che coinvolge tutte le donne. L’appello Per l’accecante visibilità delle donne, con le donne migranti e la forte presenza nella piazza del Primo marzo hanno dato avvio a un percorso che parla della dimensione ormai compiutamente transnazionale dei regimi di produzione e di riproduzione sociale e di pratiche quotidiane di sottrazione al destino domestico e ai rapporti patriarcali. La condizione delle donne migranti pone questioni dirimenti al dibattito femminista e mostra che non è più possibile un antirazzismo neutro, né accettare il linguaggio politicamente corretto di un multiculturalismo che giustifica le aggressioni contro le donne che accadono all’interno delle comunità e delle famiglie. Criticare questa realtà non vuol dire fare una crociata razzista, colpendo indiscriminatamente tutte le comunità migranti, ma denunciare le pratiche patriarcali esercitate dagli uomini, riaffermando una battaglia per la libertà delle donne, migranti e italiane. Noi crediamo che le migrazioni delle donne mettano in discussione le strutture sociali e patriarcali sia nei paesi di partenza sia in quelli di arrivo. Da questa potenza, andando oltre le reali difficoltà, vogliamo muovere il passo insieme verso una reale presenza politica.
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