IFE Italia

Le mutilazioni genitali intellettuali

di Barbara Befani
martedì 18 dicembre 2012

da :http://blog-micromega.blogautore.es...

immagine : "L’origine du monde" , Gustave Courbet , Musèe d’Orsay

Le mutilazioni genitali femminili (FGM) sono un tema che può essere discusso da molti angoli. Ma vi siete mai chiest* perché non fanno parte della cultura cosiddetta occidentale? Io sì, e mi sono data la seguente risposta: perché da noi non serve intervenire chirurgicamente per controllare i corpi femminili; siamo abbastanza raffinati da riuscire a mutilare intellettualmente. Nonostante esista da miliardi di anni, infatti, la patata ha iniziato a uscire dal mito e a essere studiata scientificamente solo nel 2009, anno in cui per la prima volta una ricercatrice e un ricercatore francese hanno pubblicato la sonografia completa tridimensionale del clitoride in stato di eccitazione; e quello che normalmente si identifica come clitoride in realtà si è scoperto essere la punta di un grande iceberg, fatto di gambe, code e ramificazioni che si estendono fino a notevoli profondità. E allora come mai ci è sfuggita questa storia?

Ci è sfuggita perché il piacere sessuale femminile non è necessario per la benedetta riproduzione, e quando si fa educazione sessuale a scuola si parla per i maschi di eiaculazione (nel loro caso piacere e funzione riproduttiva coincidono) e per le femmine non di tessuti erettili bensì di utero, ovaie e tube di falloppio. Per questo ai maschi è permesso vantarsi della propria virilità e delle proprie conquiste, mentre se le femmine mostrano di essere attive sessualmente vengono umiliate e bollate come puttane.

Per controllare la vivacità sessuale femminile, dunque, in Africa servono le forbici, mentre in Europa basta far capire alle donne che se seguiranno i loro istinti faranno la morte civile, mentre se li reprimeranno o li adatteranno a quelli maschili e alle esigenze riproduttive (come consigliava lo stesso Freud) potranno aspirare a un bel marito e a una vita relativamente rispettabile. A tal fine, mentre l’immaginario collettivo occidentale è pieno di figure anatomiche maschili spiattellate da tutte le parti, è bene mantenere il silenzio totale sull’anatomia femminile, quasi che la patata non esistesse o non fosse altrettanto interessante. Non sia mai che le donne capiscano meglio come funzionano; non sia mai che capiscano le possibilità liberatorie di una vita sessuale soddisfacente; e che, acquistando autostima e lottando contro i privilegi salariali maschili sul mercato del lavoro, diventino cittadine a tutti gli effetti.

No, l’importante è che accudiscano i figli e il marito. Rimango sempre basita di fronte alla volontà delle donne di ignorare la fecondazione assistita. Se proprio ci tenete tanto ad avere figli, sappiate che con le moderne tecnologie non serve un uomo per averli. Eppure anche distinte colleghe, donne cosiddette di successo e realizzate al di fuori della famiglia (come quella con cui ho parlato l’altro giorno), dicono che “il femminismo le ha deluse perché alla fine i loro mariti in casa non collaborano”. E alla mia richiesta di spiegazione (che sostanzialmente si delineava sul “ma scusa se è uno stronzo perché non lo lasci”) rispondono che “non vogliono crescere figli da sole”. Di ulteriore interesse è che non dava la colpa al marito, ma al femminismo e alla madre del marito che lo avrebbe “cresciuto male”.

Insomma in un modo o nell’altro è sempre colpa delle donne; e sono le donne le prime a incolparsi da sole.Senza scomodare i sondaggi effettuati nei paesi in via di sviluppo con alta prevalenza di violenza sulle donne, in cui enormi percentuali di donne sono pronte a giustificare questa violenza dichiarando di meritarla; e senza ricordare che le prime responsabilii delle mutilazioni genitali femminili sono le donne stesse che si fanno carico della pratica di generazione in generazione, basti dire che quando ho fatto notare alla mia collega che esistono coppie omosessuali e che, sempre se proprio una ci tiene a crescere figli, e a non crescerli da sola, esistono partner di sesso femminile che prima di non collaborare nelle faccende domestiche ci pensano un po’ di più, lei mi ha guardata come se fossi una tipa originale. “Ah già, è vero, certo”. Sì, è vero, e se magari ci avessi pensato prima saresti stata più felice e professionalmente produttiva, invece di correre a casa appena scoccano le cinque per prenderti cura delle questioni domestiche, visto che tuo marito se ne sbatte.

“Ah già, è vero, certo”: serve pensarci due volte, prima di realizzare le possibilità a disposizione. Perché istintivamente c’è solo una via, solo una possibilità. Ed è quel lasso di tempo che separa il normale e l’istintivo dallo speciale e dal razionale, per quanto breve, che fa la differenza. Quell’implicito tacito e irriflesso (o unthought known) che riguarda tutti i pensieri, tutte le azioni, di tutti i giorni. E che, una volta infilato nel cervello delle donne, è molto più fecondo di un pene infilato in vagina. Anche perché lo precede. Ed elimina alla radice qualsiasi bisogno di mutilazione fisica e sanguinosa, assicurando accoglienza permanente a spermini che, in sua assenza, avrebbero dovuto faticare molto di più.


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