IFE Italia

Violenza maschile contro le donne: la lettera di Lea Melandri al Dipartimento per le Pari Opportunità

giovedì 17 agosto 2023.

All’attenzione del Dipartimento per le Pari Opportunità

30 luglio 2023

A Cologno uccisa una ventenne dall’ex-fidanzato, a Pozzuoli un marito ha ucciso la moglie davanti ai figli e si è tolto la vita. A Rovereto infine, una donna è stata uccisa con un’accetta dal suo affittuario.

Tre femminicidi in 24 ore e per l’ informazione nostrana la violenza maschile sulle donne passa sempre come Caso di cronaca nera.

Non una parola in più, un piccolo cenno di stupore o di sgomento di fronte a uomini che uccidono donne con cui hanno avuto rapporti intimi, non una domanda sull’annodamento perverso tra quello che abbiamo chiamato finora amore e un potere maschile di vita e di morte.

È evidente che l’ignoranza, il pregiudizio, il retaggio di un sessismo più o meno consapevole fanno da sbarramento ad analisi, approfondite e necessarie di una violenza che porta il segno del potere sul corpo della donna legittimato da secoli di patriarcato, e sempre pronto a riaffermarsi quando le donne non sono più quel corpo "a disposizione".

Posso solo ripetere quello che vado dicendo da anni del silenzio complice della politica e dell’informazione sul persistente sessismo dominante.

Bisogna andare alla radice di quella che io chiamo violenza d’origine – la differenziazione che ha diviso e contrapposto maschio e femmina, identificando le donne con la maternità, l’uomo col pensiero e la storia. Si tratta di un fenomeno che attraversa i secoli, anche se assume forme diverse a seconda del momento e del contesto storico. Il sessismo è un fenomeno “strutturale”, si dice ormai da più parti, ma non si entra nel merito di quale ne siano l’origine e le ricadute nella vita delle persone e nelle istituzioni pubbliche.

Difficile mettervi un argine, quando, a partire dalla classe politica, non viene avanzata qualsiasi ipotesi di cambiamento. Basti pensare alla levata di scudi contro il Ddl Zan, osteggiato anche a colpi di fake news, che alla fine lo hanno fatto naufragare.

Negli ultimi anni in Italia c’è stato un ritorno in forza dei valori tradizionali: la famiglia, la maternità, la patria. Dovremmo interrogarci sul perché abbiano tanto consenso. Nel sentire comune è radicata purtroppo l’idea della ‘normalità’ della gerarchia e della violenza nel rapporto tra i sessi. Tutto questo andrebbe affrontato a partire dalla scuola e dall’educazione, tenendo conto di quello che ereditiamo inconsciamente dal passato. Sentiamo dire spesso di chi uccide ‘era un uomo mite’. Sì, può essere. Ma quando si rompe l’equilibrio rispetto a ciò che quell’uomo mite riteneva ‘normale’, esplode una violenza che appare sempre "inaspettata".

Un ruolo importante potrebbe avere sicuramente l’informazione, se di fronte a un fenomeno sempre più allarmante, si ricordasse della cultura di un movimento di donne che da oltre un secolo lo analizza e cerca di farvi fronte con pratiche capaci di vedere i legami tra sessualità e politica, tra un dominio,come quello maschile, che interessa le istituzioni ma che si annida anche nella “oscurità dei corpi”, per usare le parole di Pierre Bourdieu.

Il “silenzio stampa” crea la peggiore delle assuefazioni, quella che induce a chiudere gli occhi su una violenza barbarica mascherata dagli affetti più intimi. Difficile non vedervi una, sia pure inconsapevole e involontaria, complicità con ciò di cui, a parole, si afferma di voler combattere.

Lea Melandri

scrittrice, saggista, giornalista, femminista storica.

www.enciclopediadelledonne.it


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