IFE Italia

Una giornata difficile da dimenticare: decine di migliaia sono scese in piazza in Italia e non solo.

di Marina Pivetta
giovedì 9 marzo 2017

Ieri ovunque le donne hanno manifestato, sono scese in piazzia in tutta Italia in decine di migliaia. Una forza che non può più essere ignorata. Un movimento globale che ha visto le donne di 40 paesi mobilitarsi per dire NON UNA DI MENO nell’esercizio dei propri diritti. Per dire basta ad ogni tipo di violenza. E, per indicare anche la strada a chi questa la smarrita. La segreteria nazionale della CGIL, ad esempio, è rimasta in silenzio, quasi stordita di fronte a questo protagonismo politico che da mesi riesce a organizzarsi, a costruire rete, a mobilitarsi su obbiettivi precisi e condivisi da un nemero sempre più grande di persone. Non obbiettivi generici ma estremamente precisi capaci di convogliare su di sé l’attenzione di migliaia di persone e dico persone perché ad aderire non sono più solo le donne ma anche uomini che hanno preso coscienza dell’importanza di costruire assieme una società civile dove i diritti di tutte e di tutti siano rispettati.

Pubblichiamo la lettere di risposto di non una di meno alla CGIL. che potrete trovare sul link a destra della pagina del paese delle donne

Nel pubblicare la risposta della Segretaria della CGIL Susanna Camusso alla richiesta di incontro avanzata da Non Una Di Meno per discutere del contributo della CGIL allo sciopero generale per la giornata dell’8 marzo 2017, ci sia consentito di esprimere alcune valutazioni e una raccomandazione.

"Prendiamo atto della scelta della CGIL di non convocare lo sciopero per l’8 marzo 2017 e, quindi, di non aprirsi alla richiesta del movimento di farsi strumento utile delle istanze di autonomia e libertà che migliaia e migliaia di donne in questi mesi (in Italia come in tutto il mondo) stanno portando avanti con forza e determinazione. Prendiamo atto che non è, quindi, nelle intenzioni del più grande sindacato italiano rompere gli steccati corporativi che ormai sempre più lo segnano.

Apprendiamo inoltre con stupore che la Segretaria Camusso giudichi proprio queste richieste e, quindi, lo sciopero globale delle donne – a oggi sono 49 i paesi che hanno aderito in tutto il mondo –, qualcosa che si muove esclusivamente sul piano simbolico. Di qui, come già comunicato la scorsa settimana anche dalla FIOM, l’indisponibilità a indire lo sciopero generale. Vogliamo allora ribadire, come abbiamo fatto nel corso dell’incontro con le rappresentanti FIOM, che questo sciopero è invece maledettamente concreto, come maledettamente concrete sono le motivazioni che hanno portato le donne di tutto il mondo ad alzare la testa e a mobilitarsi. La piattaforma che stiamo scrivendo – il Piano femminista contro la violenza – sta lavorando all’individuazione di risposte altrettanto concrete ed efficaci al problema della violenza maschile sulle donne, intesa come questione sistemica e strutturale, che attraversa quindi tutti gli ambiti della vita delle donne, non da ultimo quello del lavoro.

Infine, vista la grande sensibilità mostrata dalla Segretaria Camusso riguardo al problema della violenza di genere, Le rivolgiamo un appello, già lanciato la scorsa settimana alle segreterie nazionali di tutti i sindacati che non hanno indetto lo sciopero: Non Una Di Meno continua, quotidianamente, a ricevere centinaia di comunicazioni che riguardano la diffusione nei luoghi di lavoro, da parte non solo dei datori, ma anche delle RSU e delle rappresentanze sindacali territoriali, di informazioni tecniche relative allo sciopero scorrette se non apertamente false. Si dice alle lavoratrici che se il proprio sindacato non ha indetto lo sciopero non possono scioperare, che se non si è iscritte a un sindacato non si può scioperare, in alcuni casi si mettono in atto vere e proprie forme di ricatto o promesse di ritorsione. Chiediamo allora nuovamente alla Segretaria, se davvero ha a cuore il problema della violenza in tutte le sue forme, di vigilare, affinché venga garantito alle lavoratrici l’esercizio di un diritto individuale sancito e tutelato dalla Costituzione. Perché non indire lo sciopero è legittimo, impedirne l’esercizio no"


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