IFE Italia

Si sta annullando la differenza tra i generi

intervista a Umberto Veronesi a cura di Mario Pappagallo
lunedì 22 luglio 2013

«Credo che una delle possibili cause di questo fenomeno sia antropologica e risieda nel cambiamento dei ruoli familiari e sociali, che nel tempo ha prodotto una modificazione nella stessa biologia degli organismi».

Un’intervista su cui varrebbe la pena riflettere

dal sito : www.fondfranceschi.it (Cogito ergo sum)

Umberto Veronesi, direttore scientifico dell’Istituto europeo di oncologia e soprattutto attento osservatore dell’evoluzione (nel bene e nel male) dell’umanità e dell’ambiente in cui l’uomo vive e sopravvive, da tempo parla di un futuro tendente alla «parità» anche ormonale dei generi. In realtà il calo della fertilità maschile non è una novità: da 40 anni si osserva in Occidente una riduzione progressiva degli spermatozoi e della loro vitalità.

Una delle cause, per Veronesi, è socio-evoluzionistica. Che cosa accade?

«Se un uomo deve alzarsi al mattino per cacciare la preda che fornirà cibo a sé e ai suoi, se deve uccidere, appostarsi, inseguire, il cervello comunica i suoi bisogni aggressivi all’ipofisi, che stimola altre ghiandole tra cui le gonadi: da qui la produzione di molti ormoni maschili, che a loro volta creano spermatozoi. Se invece lo stesso uomo trascorre la giornata in ufficio, arriva a casa, culla il figlio e aiuta nei lavori domestici, la sua ipofisi riceve meno stimoli e giorno dopo giorno i testicoli si “addormentano”».

Lo stesso esempio, rovesciato, si può fare per la donna e la produzione di ormoni femminili?

«Certo. La donna oggi deve sviluppare aggressività, fare carriera, comandare persone, assumersi responsabilità, competere con gli uomini, sopportare doppi e tripli ruoli, che soffocano la sua femminilità. Il risultato è che le donne affrontano la prima gravidanza in età più avanzata e appaiono sempre meno femminili, socialmente e biologicamente ».

Quindi, mascolinità e femminilità verso la parità. Con quali conseguenze?

«Si sta attenuando la polarità che è all’origine del fenomeno dell’attrazione in natura: i poli opposti si attraggono, quelli uguali si respingono. Inoltre fino a 2000 anni fa l’umanità era dominata dall’angoscia dell’estinzione. L’ossessione per la discendenza si percepisce bene leggendo la Bibbia: la sterilità era il peggiore dei mali e qualsiasi cosa era giustificata pur di procreare, dal tradimento fino all’incesto. Oggi invece la nostra ansia è la sovrappopolazione e la spinta sociale è alla limitazione delle nascite. E i fenomeni demografici influenzano la biologia. C’è un legame profondo fra mente, assetto ormonale e sessualità».

Il tutto si traduce anche in un cambiamento culturale…

«Il risultato dell’influenza culturale sulla sessualità è sotto i nostri occhi: omosessualità e bisessualità sono in aumento costante, pur considerando una maggiore libertà a dichiarare una sessualità diversa o più ampia rispetto a pochi decenni fa. Sono in aumento anche i cambiamenti di sesso, quasi sempre a favore di quello femminile».

Influenze sociali e culturali, va bene. Ma cause biologiche non vi sono? L’ambiente non incide?

«Il delicato meccanismo di produzione di spermatozoi può venire alterato anche da altre interferenze di tipo ormonale. Obesità e sovrappeso, per esempio, sono fattori negativi perché le cellule del grasso favoriscono la produzione di estrogeni, i principali ormoni sessuali femminili. I quali possono essere anche contenuti in alcuni cibi come la carne, perché utilizzati per accelerare lo sviluppo e l’aumento di peso negli animali d’allevamento ».

Che fare dunque? Si può evitare il sovrappeso, ridurre il consumo di carne, ma sarebbe antistorico tornare ai modelli di vita di oltre un secolo fa, quando i ruoli di maschio e femmina erano ben distinti e la polarità era fortissima.

«Un ritorno al passato è improponibile. L’omologazione dei generi è un fenomeno positivo per l’umanità perché l’entrata in scena della donna con ruoli sempre più strategici non può che portare ad un mondo migliore, più giusto e più pacifico. Sta alla scienza il compito di contribuire alla risoluzione del problema dell’infertilità, come sta avvenendo grazie agli studi sulla fecondazione assistita, oggi sempre più necessità sociale. Ma la scienza non va ostacolata per ragioni ideologiche o di principio».

Un consiglio alle istituzioni, ai politici?

«Direi un dovere. Quello di lasciare ai nostri giovani, che sempre di più avranno il problema della sterilità, leggi che li aiutino a procreare. Altrimenti si corre il drammatico rischio di un futuro senza bambini».


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