IFE Italia

Syriza delenda est!

di Nicoletta Pirotta
martedì 14 luglio 2015

Un breve commento a caldo sull’accordo imposto alle donne e agli uomini di Grecia.

Il terribile accordo imposto alla Grecia dall’Eurosummit è gravido di conseguenze sul piano sociale e politico.

Le imposizioni dell’Unione Europea riguardano praticamente tutti i settori dello Stato obbligando la Grecia a riforme strutturali che dovranno investire le pensioni, il pagamento delle tasse ed il mercato del lavoro. Tutto ciò in un paese duramente colpito dai famigerati “memorandum” che hanno già inferto un colpo mortale al sistema pubblico di welfare a partire dalla sanità .

Per non parlare del folle programma di privatizzazioni i cui proventi verranno gestiti , udite udite, da un Fondo controllato (nei fatti gestito) da Commissione Europea, FMI, BCE. Alla faccia della sovranità nazionale.

Resta poi tutto il problema del debito. Nessun annullamento, neppure parziale, anzi la riconferma della sua “legittimità”.

L’imposizione di simili misure non si spiega se non con la volontà di umiliare la Grecia ed il suo popolo. Donne ed uomini che hanno osato dire “NO” democraticamente tramite un epico referendum che avrebbe potuto avere una portata storica ed invece è stato trasformato in un boomerang mortale.

La sigla di un tale, scellerato, accordo lascia sul tavolo una serie di questioni pesanti.

Provo a indicare le più evidenti, a mio modesto avviso.

1)La rottura del patto sociale grazie al quale nel secolo scorso videro la luce i sistemi pubblici di welfare è ormai definitiva. Una rottura che dimostra come lo stato democratico di diritto non sia una conquista irreversibile ma legata invece ai rapporti di forza fra le forze materiali del capitalismo e le organizzazioni della "classe lavoratrice", oggi completamenti sbilanciati a favore della prima;

2)la democrazia è ormai divenuta superflua. Si consolidano oligarchie sempre più strutturate che governavo, nelle segrete stanze di un potere divenuto quasi assoluto, la transizione fra il "non più" ed il "non ancora". Ed in questa transizione non sono ammessi "intralci" o "anomalie" ("Syriza delenda est"!) ;

3)la costruzione di dogmi e mantra di natura fondamentalista ( "il mercato lo esige", "non ci sono alternative", "non possiamo vivere al di sopra delle nostre possibilità", “ non ci sono più soldi") che hanno ormai preso il sopravvento nella testa delle persone, nella quasi totale assenza di pensieri critici riconosciuti, condivisibili, diffusi;

4)l’assenza disperante (nella frammentarietà delle esperienze di resistenza e di azione che pure esistono) di un soggettività sociale e politica in grado di provare a cambiare i rapporti di forza attuali;

5)i rischi dell’esaltazione della dimensione istituzionale che fa ritenere possibile il cambiare dall’alto ciò che non si riesce a modificare nel "basso" (anche se la distinzione "alto" e "basso" non mi convince) . Poi però quando sul piano istituzionale sei sconfitto (come è avvenuto in Grecia) il quadro generale peggiora perché si riducono ulteriormente e per tutte/i gli spazi di dissenso e contestazione.

Per tutto questo credo che ciò che è avvenuto in Grecia interroghi profondamente tutte/i coloro che non si rassegnano e non vogliono abbassare la testa.

Al di là dei semplicistici, ed ingenerosi, attacchi a Tsipras o, specularmente, dell’acritica difesa d’ufficio di Syriza e del suo esponente di punta servirebbe capire meglio cosa è successo, condividere le questioni aperte, convenire sull’ orizzonte di senso in cui muoversi e da qui, con coerenza, proporre le azioni da intraprendere. Con lo sguardo all’Europa ma non solo perché le trasformazioni in atto ed i soggetti coinvolti hanno dimensione internazionale.

E’ quello che stiamo provando a fare, con le modeste forze di cui disponiamo, con la rete “Donne nella crisi”, forti dei legami solidali che abbiamo costruito, attraverso le nostre campagne di solidarietà con alcune realtà femministe greche e con alcune esperienze di neo-mutualismo. Ne vedremo gli sviluppi.


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