IFE Italia

Che fine hanno fatto le principesse?

di Alice Reina
venerdì 16 settembre 2011

Un pò di giorni fa, mentre scorrevo la mia pagina facebook, vedo un post di No alla violenza alle donne, che riporta puntualmente notizie, e leggo con orrore di questa:

Presentare una bambina di nemmeno 10 anni come assoluta “icona erotica”

Mi vado dunque a leggere la notizia (...) : Vogue Europa ha presentato una bambina di nemmeno dieci anni come futura icona erotica, con un inserto di fotografie che ritraggono la piccola truccata, vestita con abiti scollati e sdraiata su un divano barocco in pose che non hanno nulla a che fare con l’infanzia, il tutto ovviamente accompagnato da tacchi a spillo. Come riporta l’articolo di Sergio Di Cori Modigliani, Vogue spiega le foto con queste testuali parole: “offrirla alla visione dei gourmet”.

Mi dico: non ci credo, non è possibile! Offrirla alla visione dei gourmet?? Ma è Vogue o tuttapedofilia?

A rincarare la dose, leggo che – ma che strano – sono Francia e Italia i maggiori “azionisti” di questa campagna, con diversi brand che alla prossima settimana della moda di Parigi faranno sfilare modelle di 10 anni.

Grazie al cielo gli anglosassoni e gli scandinavi si sono ribellati denunciando il servizio fotografico e bollandolo come – giustamente – disgustoso e pedofilo, e in Scandinavia si sono rifiutati di usare queste immagini pubblicitarie nella cartellonistica dei centri commerciali…qualcuno lassù al nord ancora ragiona!

Mi sono messa dunque ad approfondire l’argomento e trovo un’altro articolo (che trovate qui) che riporta la notizia, proveniente sempre dalla Francia, dove è scoppiato un dibattito su una casa che produce intimo per bambine, la quale ha ben pensato di fare una campagna fotografica con bambine in lingerie in pose tutt’altro che pudiche…

Passato il disgusto, il ribrezzo, la rabbia, l’incomprensione per questa pedofilia mascherata dall’alta moda, ho cominciato a riflettere un pò…ho cominciato a pensare a quando io ero piccola, a cosa giocavo e a quali modelli mi rifacevo, insomma su quali basi si è costruita la mia immagine ( non in senso Fashion di donna…e mi sono venute in mente – guarda caso – le favole. Mi piacevano Cenerentola, Biancaneve e compagnia bella, giocavo a fare la principessa che, di volta in volta, diventava una principessa guerriera, una principessa robin hooddA – perchè era femmina!. Sono caduta nel tunnel delle Barbie, che diventavano donne in carriera – molto probabilmente perchè mia madre lo era; mi mettevo i vestiti e i magnifici decolltè di mia madre, insomma, giocavo! Se mi spingevo troppo nella direzione delle ochette remissive, mi bastava guardare mia madre e lo stuolo di donne indipendenti che frequentavano casa mia per farmi riflettere e rimettermi sulla giusta carreggiata.

Crescendo, ovviamente, ho messo in discussione molte cose, dal modello super-donna al ruolo assegnato alle femmine nelle favole, giungendo alla conclusione che i fratelli Grimm e Walt Disney dovrebbero partecipare per una buona percentuale alla parcella del mio analista! Ma, come ho detto più volte, a me di Cenerentola non importava del principe azzurro ma che “i sogni son desideri”, parafrasandolo con “se sogni e ci credi puoi realizzare tutto ciò che vuoi!”.

Ora, tornando al topic, mi viene da chiedermi, che cosa sognano queste bambine? O che sogni le inculchiamo? Dico inculchiamo perchè mi sembra troppo facile dare la colpa ai genitori, alla società, estraniandosi da essa. L’infanzia è un momento magico, indimenticabile, in cui il gioco è l’attività principale e propedeutica alla vita. Se da un lato l’adolescenza si protrae sempre più avanti con l’età, se la ricerca dell’eterna giovinezza sembra un ossessione di questo mondo, impediamo proprio a chi è giovane di vivere la propria giovinezza appieno, adultizzando i bambini, chiedendo loro di essere “grandi” e buttandogli in pasto a sciacalli malati. Lasciando stare per un attimo i porci che si eccitano alla vista di queste immagini, le conseguenze nello sviluppo della persona sono pessime, sia dal punto di vista dell’approccio alla sessualità che nella creazione dell’immagine di sè. E’ agghiacciante leggere la risposta del marchio francese di intimo per bambine, che sostiene di conoscere i trend e di sapere che le bambine vogliono essere come le loro mamme, e, dunque non c’è niente di male nel proporre immagini di questo tipo. Della serie prendiamole da piccole, sempre più piccole. Su un canale del digitale terrestre passano una trasmissione americana sui concorsi di bellezza per bambine ( devo dire girato con un occhio abbastanza critico ) dove si vedono bambine di uno, due, tre anni, agghindate in chili e chili di tulle, trucco e parrucco dove il piccolo viso acqua e sapone di una bella bimba pasciuta poco più che neonata viene nascosto, stravolto in una maschera agghiacciante.

Lavorando con bambini in situazioni di disagio, mi trovo spesso di fronte a bimbi adultizzati che, purtroppo, sono entrati in contatto con una sessualità che non appartiene alla loro età, con una violenza che lacera i loro piccoli cuori, bambini in cui, a volte, dobbiamo risvegliare la voglia di giocare, immaginare, di essere semplicemente, bambini.

Parafrasando Lella Costa, “Mi manca tanto Brontolo!”. Mi mancano le principesse, i principi, i castelli, le foreste che fanno paura e i nanetti; piuttosto che vedere una bimba – come mi è capitato quest’estate in vacanza – che balla ancheggiando e riproducendo le mosse delle veline, preferisco vedere una bimba che gioca a fare la principessa, nel suo castello, che sconfigge la matrigna e si accaparra il belloccio della situazione! le immagini di queste mini modelle non sono altro che una distorsione di un’immagine della donna post-femminista che ha potere solo mostrandosi e vendendosi. E allora viva le principesse, viva Shrek con la sua Biancaneve che canta i Led Zeppeling!

Principesse di tutto il mondo, unitevi!


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