IFE Italia

Sulle elezioni presidenziali in Francia

comunicato di IFE Italia
martedì 9 maggio 2017

All’indomani delle elezioni francesi, un turno particolarmente drammatico che ha visto fronteggiarsi il peggior rappresentante del capitalismo europeista e il partito fascista di Marie Le Pen, noi di Iniziativa Femminista Europea in Italia teniamo a esprimere la nostra preoccupazione per questo presente e la nostra urgenza di organizzazione.

Il 66,1% di Macron non è evidentemente il risultato di una volontà popolare, dal momento che al primo turno il candidato di En Marche! aveva raccolto l’assenso del 24,01% delle e dei votanti: è l’esprimersi di un antifascismo che conserva una forza sufficiente in un popolo tuttavia non impermeabile a svolte reazionarie. Sarebbe assurdo pensare che i voti a favore di Macron al ballottaggio siano una scelta convinta, e farebbe male il nuovo presidente francese a nascondere questa evidenza (sulla quale a quanto pare Matteo Renzi sorvola).

Ancora, il dato del 33,9% di Le Pen raccoglie non solo le preferenze del primo turno e dei vari umori a destra, ma anche una parte della volontà antisistema. Volontà, questa, plurale e sfumata nei suoi colori politici, che si esprime sicuramente nel più alto livello di astensionismo al secondo turno dal 1969, il 25,44%, ma anche nei 3,01 milioni di schede bianche.

Di nuovo quindi, un paese europeo rimane all’interno della logica capitalista e dell’europeismo economico. Il dato è che questo sistema, pur irriformabile, si salva solo per uno sforzo di rifiuto del fascismo, che tuttavia monta in modo spaventoso con il 21,30 % al primo turno (Le Pen padre, nel 2002 al ballottaggio con Chirac perde col 17,79%, mentre Le Pen figlia nel 2012 al primo turno prende il 17,90%).

Guardando ai voti assoluti vediamo che al primo turno il FN aveva ottenuto circa 7 milioni di voti, mentre al ballottaggio arriva a quasi 11 milioni. Questo dato ci preoccupa particolarmente in quanto è l’espressione di un ampio settore di cittadine e cittadini che legittima un progetto fascista e xenofobo e considera il nazionalismo come via possibile all’uscita dalle politiche di austerità. Noi affermiamo invece che nessun progetto nazionalista – sia di destra che di sinistra – è sostenibile e che la soluzione politica alla crisi in corso non può prescindere da un progetto di giustizia sociale e di solidarietà in un’Europa che non è unione economica ma dei popoli.

Come femministe siamo preoccupate per la complementarietà tra l’imbarbarimento sociale e umano del sistema liberista e l’ascesa di vari assolutismi tanto ideologici quanto religiosi, che svuotano di senso e annullano la rappresentanza e gli spazi democratici. La catastrofe liberista appare inarrestabile: è il momento di scegliere, presto e bene, e di costruire un’uscita a sinistra che offra un’alternativa umana, sociale ed economica all’oscurantismo di destra.

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