IFE Italia

Laicità vò cercando ....

di Nicoletta Pirotta
giovedì 14 luglio 2011

Se dovesse confermarsi, anche in Senato, il testo della legge sul testamento biologico approvato ieri alla Camera tutte/i saremmo un po’ meno libere/i e ci toccherebbe di vivere in un paese un po’ meno laico. Provo a spiegare il perché, dal mio punto di vista. Il testo di legge approvato dalla maggioranza delle/dei deputati stabilisce che nella Dichiarazione Anticipata di trattamento (DAT) si potranno indicare solo i trattamenti che si desidera attivare e non quelli che si vorrebbero rifiutare quali l’alimentazione e l’idratazione artificiali. Inoltre ciò che si potrà esprimere sarà un “orientamento” e non una “volontà” . Poiché le parole “pesano” sarà la DAT stessa a venire ulteriormente depotenziata . Inoltre il bio-testamento non sarebbe affatto vincolante per il medico curante che, in questo modo, viene ad esercitare un potere molto forte sulla/sul paziente. Anche perché ieri con il voto alla Camera è sparito l’articolo che prevedeva l’istituzione di un Collegio di medici per dirimere eventuali controversie. Con questa legge in vigore, dunque, sarebbe stato impossibile sospendere gli interventi invasivi su Eluana Englaro, come invece hanno allora ordinato magistrati laici. Sono leggi come questa che consentono di comprendere lo stato di salute di una democrazia. Questa legge, infatti, interviene sui diritti individuali e sulla libertà insopprimibile di ciascuna/o ad esercitare diritto sul proprio corpo e sulla propria esistenza. Sta in questa libertà, e in questo diritto, uno degli elementi fondamentali della democrazia. Perché se si impedisce che una singola donna o un singolo uomo possano prendere decisioni che riguardano solo loro stesse/i e si consegna tale “potere” ad un’ “Autorità superiore” il rischio è quello di scivolare verso uno stato “etico” che sceglie, pericolosamente, il modo con cui ciascuna/o di noi può vivere o morire. Sono leggi come questa che misurano il grado di laicità di una democrazia. Faccio mio, a questo proposito, il pensiero di Stefano Rodotà quando sostiene che “laicità rinvia ad autonomia, e che questa si declina come autodeterminazione. Sì che, parlando di laicità, non possiamo più ritenere che l’orizzonte sia individuato soltanto dal rapporto tra due poteri, lo Stato e la Chiesa, ……, o dallo stesso confronto tra secolarizzazione e religiosità. È avvenuta una più complessa distribuzione dei poteri, che individua la persona come protagonista istituzionale. La laicità, oltre che come principio di organizzazione istituzionale e sociale, si manifesta così anche come principio di governo della vita …..” Una legge come quella approvata ieri alla Camera fa carta straccia del principio di autodeterminazione e quindi di quello di laicità. Non è la prima volta che succede, penso per esempio alla legge sulla riproduzione medicalmente assistita , ”fulgido” esempio di oscurantismo ideologico, in questo caso di natura misogina. L’autodeterminazione fa paura (ne so ben qualcosa come donna) perché non accetta padroni. Ricordo che fu un pugno nello stomaco, l’affermazione del Presidente del Consiglio che, dopo la morte di Eluana Englaro, si dispiacque di “non aver saputo evitare la sua morte”! L’ho interpretata come l’affermazione di chi crede di essere depositario della vita e della morte. Lo stesso pugno nello stomaco che ho avvertito dopo il voto di ieri alla Camera. Ben vengano dunque tutte le iniziative che provino a modificare, ostacolare e se possibile cancellare una legge che ci riporta indietro di secoli.


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