IFE Italia

7.Verona dicembre 2010: costruire relazioni

Danila,Emanuela,MariaGrazia,Nicoletta di IFE-EFI incontrano Chiara e Wanda della Comunità filosofica di DIOTIMA
giovedì 6 gennaio 2011 par ifeitalia

Esattamente un mese dopo l’incontro preparatorio di Lodi, sono partite in una piovosa (quasi nevosa) domenica di dicembre, esattamente domenica 19, alla volta di Verona per incontrare Chiara Zamboni, Nicoletta da Como e da Lodi Emanuela (alla guida), Maria Grazia e Danila.

Abboccamento al casello di Brescia e prosecuzione sulla stessa auto: il viaggio diventa sempre più interessante e ricco di spunti coinvolgenti da gettare sul tavolo del colloquio con la filosofa. Tavolo che si rivela imbandito di ghiottonerie natalizie, molto apprezzate da tutte, e riscaldato da un’accoglienza veramente aperta, amichevole e intelligente da parte di Chiara Zamboni e di una sua collega dell’Università di Verona che l’affianca, Wanda Tommasi. Chiara è docente di Filosofia del linguaggio, Wanda di Storia della filosofia contemporanea. Sono le tre del pomeriggio, circa, quando iniziamo a parlare, e le sei circa quando ce ne andiamo, contente e soddisfatte. Dopo le primissime presentazioni e i nostri complimenti all’abitazione, arredata con molto gusto e situata in un bel palazzo degli anni ’30 del secolo scorso, è Nicoletta che inizia a illustrare il progetto EFI-IFE e il desiderio di collaborazione che ci ha spinte a richiedere l’incontro. In particolare Nicoletta sottolinea che IFE nasce nel 2003 durante la giornata internazionale dei diritti delle donne (apertura dell’incontro europeo Forum Sociale di Parigi) a Bobigny (nella banlieu parigina) e all’interno dell’atelier “Femmes et pouvoir”. IFE vuole essere una rete femminista che prova a guardare il mondo tenendo insieme contraddizioni differenti (di genere e di classe in primo luogo), a lavorare su un piano politico (inteso come partecipazione alla vita della “polis” e come capacità di costruzione di un progetto di società differente) e a utilizzare, come metodo, l’educazione popolare intesa come processo di conoscenza - conoscenza di sé e della realtà. Ife nasce in Italia dapprima come desiderio (seminario in Val d’Intelvi) e poi nel 2009 come associazione femminista. I temi su cui IFE lavora, sia a livello europeo che italiano, sono sostanzialmente due: i diritti delle donne (lavoro, welfare, autodeterminazione) e la laicità intesa come liberazione da qualsiasi “dogma”. In particolare sulla laicità a livello europeo abbiamo realizzato un questionario (distribuito in tutti e 15 i paesi d’Europa in cui IFE è presente) e una Conferenza internazionale a Roma nel 2008. Dal questionario e dalla Conferenza sono scaturite le “proposte femministe” per un’Europa laica. Il lavoro continua grazie alle relazioni costruite con reti di donne dei paesi balcanici (ANTIKO), del Magreb e del Mashreq (AISHA); lo scorso novembre abbiamo tenuto una conferenza a Beirut, il 14/15 dicembre a Il Cairo. A livello italiano abbiamo lavorato soprattutto sui diritti realizzando un seminario interno e una giornata di studio (“Differenti ma non diseguali”) a Bergamo nell’aprile 2010. Si veda a questo proposito l’articolo di Anita Giuriato e Nicoletta Pirotta “Questa crisi accentua le diseguaglianze di genere” apparso sul numero di dicembre della rivista “Alternative per il socialismo”. Tutti i materiali sono disponibili sul sito di IFE Italia www.ifeitalia.eu. Siamo in procinto di dare continuità al lavoro sui diritti attraverso la realizzazione di un video che dia “corpo” alle analisi condivise a Bergamo. Sulla laicità abbiamo proposto una giornata di studio ad alcune docenti dell’Università della Bicocca e sollecitate da IFE Lodi stiamo cercando di costruire un’iniziativa su laicità/famiglia di cui parleranno Danila e Emanuela. Il nostro lavoro sulla laicità prevede anche la ricerca di relazioni con femminismi differenti per provare a contaminare linguaggi, pensieri e pratiche per non disperderci ma al contrario rafforzarci vicendevolmente. Sta in questa prospettiva il desiderio di incontrare le amiche di Diotima. Chiara parla della comunità filosofica femminile Diotima, nata all’interno dell’Università con l’apporto di Luisa Muraro e l’esperienza della Libreria delle donne di Milano. Il gruppo, come comunità filosofica pensante, è costituito da circa dodici componenti; le iniziative, invece, sono aperte, in particolare alle studenti universitarie. Anche per loro c’è il grande nodo del rapporto con le giovani donne, che hanno degli obiettivi e una visione della realtà profondamente diversi rispetto a chi ha vissuto gli anni delle prime conquiste del femminismo, ora considerate scontate e passate, come spesso accade per lo stesso termine “femminismo”. Danila si aggancia a questo, presentando la sua esperienza di giovane laureata in filosofia teoretica, tesi di laurea sull’apporto di Luce Irigaray alla psicoanalisi classica, con relatrice Silvia Vegetti Finzi. Ricorda con piacere un momento conviviale, dopo un seminario, a Pavia, con Luisa Muraro e Luce Irigaray. Racconta poi la sua esperienza come coordinatora del gruppo diade, composto da insegnanti di diverse scuole dall’infanzia alle superiori, e dona il libro Pensare dire fare nella differenza-Percorsi didattici sulla differenza di genere, prima pubblicazione del gruppo nel 1998, e la pubblicazione degli atti del convegno Parlante o parlata? La donna tra filosofia, linguaggio e prassi pedagogica”, dei Quaderni delle PO del Comune di Lodi, 2008. Attualmente dice di essere impegnata nella commissione PO della sua scuola, il Liceo statale Maffeo Vegio, con cui ha realizzato attività didattiche che hanno portato a diverse mostre, itineranti sul territorio lodigiano (Donne e Scienza, Don’t touch me: no alla violenza sulle donne, Il voto alle donne, Sorelle d’Italia, Più donne nella scienza più uomini nel sociale), visibili integralmente sul sito della scuola www.maffeovegio.it, e di essere presidente di una associazione culturale femminile Donne&Donne, www.donneedonne.it. Inoltre di essere stata dal 2001 al 2009 Consigliera provinciale di Parità di Lodi. Detto questo, l’impegno all’interno di IFE-Lodi è non ripetitivo, seppur coerente, rispetto alle altre attività, in quanto ha come obiettivo il radicare in azioni sociali e politiche gli intenti del femminismo, considerati né passati né conclusi, ma sempre più necessari e in cammino. Su questa via considera molto affascinante e utile la collaborazione con il gruppo filosofico di Diotima, per la quale ha pensato a una possibile messa in scena, attuata con una classe di giovani studenti, della figura di Antigone, come emerge dall’opera di Maria Zambrano, quale emblema di un senso della famiglia calato nella relazione, nell’affetto e nell’aiuto reciproco piuttosto che basato su leggi sancite dall’autorità civile o religiosa (vedi report dell’incontro di Lodi del 19 novembre, anch’esso consegnato da Nicoletta a Chiara Zamboni). Tutto questo per promuovere una diversa visione della famiglia, aperta alle tante tipologie che la vedono in essere anche in relazioni profonde fra persone al di là dell’orientamento sessuale di appartenenza, della procreazione o altro. Su questo specifico tema, calato nella realtà lodigiana, interviene Emanuela inquadrando il problema famiglia – famiglie nell’ambito del lavoro politico sociale svolto presso il comune di Lodi. La necessità, espressa da gruppi di confessione eterogenea, di concretizzare presso l’assessorato alle politiche sociali e alla famiglia del comune una “consulta per la famiglia” ha stimolato il gruppo di ifine a sviluppare una riflessione sul tema appunto della “famiglia – famiglie – desideri di relazione”. Ci siamo rese conto di come la problematica possa essere vista da molteplici angolazioni e anzi debba essere vista più che come un poliedro per quanto dalle molte facce come un frattale decisamente capace di sfuggire ad una sintesi qualsivoglia o ad essere limitato da una visione unidirezionale. Per IFE che come ben dice Nicoletta “vuole essere una rete femminista che prova a guardare il mondo tenendo insieme contraddizioni differenti, di genere e di classe in primo luogo, e vuole lavorare su un piano politico inteso come partecipazione alla vita della “polis” e come capacità di costruzione di un progetto di società differente” capacità di costruire un progetto di società differente vuol dire anche cercare di ampliare la visione del mondo dei partecipanti alla polis lodigiana ( e non solo). Rivelare le diverse e contraddittorie “trame “armonie” nascoste” nel reale che si intrecciano quotidianamente con la nostra singolare esperienza del mondo. Questo non significa assolutamente nascondere la consapevolezza che le unioni di soggetti differenti che si relazionano in quel frattale che definiamo semplicisticamente “famiglia – famiglie – desideri di relazione“ non abbiano bisogni materiali da soddisfare: anzi riteniamo che individuare le risposte più adatte a soddisfare tali bisogni sia prioritario e inevitabile. Ci rendiamo però conto che la tendenza in atto, di smantellamento del sistema del welfare, presuppone un rilancio del sistema famiglia, intesa in senso limitato e tradizionale ossia composta dai coniugi e dai figli/e, che si dovrebbe assumere il compito di fare da baluardo alla dissoluzione del sistema stato e della sua capacità di rispondere in modo collettivo ai bisogni dei suoi membri. Un po’ ovunque si assiste alla creazione di agenzie per la Famiglia, (Comune di Parma in primis) il cui primario obiettivo è proprio quello di arrivare a gestire in proprio quella fetta sempre più esigua di quanto stanziato per rispondere ai bisogni sociali delegando alle istituzioni comunali, principalmente attraverso gli assessorati alle politiche sociali, il solo compito di provvedere ai bisogni dei singoli soggetti incapaci di rispondere autonomamente e opportunamente alle sollecitazioni del sistema; riducendo in pratica il ruolo del pubblico a pura assistenza. E’ vero però e fortunatamente! che le dinamiche reali dei corpi e dei pensieri sono anche altro da ciò. Allora l’idea che era emersa per tentare di arginare l’onda uniformante che mette in serio e ulteriore pericolo i diritti ad oggi faticosamente acquisiti, ci è sembrata quella di ripartire dalla realtà. Dai numeri innanzitutto, che ci indicano lo stato delle unioni familiari nel nostro territorio e la realtà della composizione sociale in essere, ma anche dal tentativo di far emergere la contraddittorietà e complessità del reale tentando con ciò di spezzare l’ideologia limitante e la parziale visione del mondo che ne deriva. La domanda che ci siamo poste a questo punto è ma ha ancora senso parlare oggi solo di famiglia costituita dai coniugi e dai figli/e? e cosa vuol dire parlare invece di famiglia – famiglie – desideri di relazione? Si aggancia a questo Maria Grazia che, avendo presentato l’opera di Maria Zambrano a una classe dello scorso anno, nella sezione "filosofia femminile", ritiene adeguata la scelta di drammatizzare La tomba di Antigone per affrontare il tema dei sentimenti autentici, non necessariamente sostenuti da legami istituzionalizzati. L’Antigone della Zambrano, tra legge morale e legge di stato, sceglie la prima, pur con sofferenza e angoscia, ma con forza e coraggio. Antigone sta nel silenzio (tema della rassegna lodigiana, nella quale verrà inserito il nostro pezzo teatrale), ascolta nell’oscurità, da cui parte una luce, quella propria del cuore. Scendendo nella tomba lei incontra le figure della sua famiglia, i fratelli, la sorella, la madre, il padre; con tutti ricorda l’affetto che li lega al di là della tragedia e della legge che le impone una scelta impietosa. Maria Grazia, dovendo realizzare un pezzo teatrale della durata di 20 minuti, chiederà la supervisione di Wanda T. per compiere un’oculata scelta tra le pagine più significative dell’opera della Zambrano. Interviene Wanda Tommasi (studiosa in particolare di Simone Weil, Hannah Arendt e Maria Zambiano) che afferma di essere d’accordo con il collaborare per scegliere le parti più adeguate per una drammatizzazione di giovani del testo della Zambrano. Puntualizza, però, di non condividere il voler estendere il termine “famiglia” a tutte le possibili altre relazioni fra persone, parlando di “famiglie”, anzi, fosse per lei, eliminerebbe proprio la stessa parola “famiglia”, ormai storicamente connotata in un senso non più attuale. Tutte noi ribadiamo dicendo di non aver mai effettivamente pensato a quello che lei dice, ossia i contenuti sono gli stessi (estendere il significato di famiglia oltre quella “borghese” di cui parlava Hegel, composta da marito, moglie e figli), ma la via proposta –il plurale al posto del semplice singolare- è solo sembrata nell’immediatezza la più comprensibile. Danila soprattutto afferma di aver sempre creduto nella potenza rivoluzionaria del linguaggio (vedi Parlante o parlata) e di considerare attraente la prospettiva del cambiamento, già tentato, peraltro, nel momento in cui si è parlato di PACS/DICO e altro. Chiara Zamboni afferma che loro non possono intervenire in merito alla scelta specifica cittadina di istituire una consulta della famiglia, ma possono essere interessate a un intervento culturale che apra diverse prospettive sul tema e considera interessante e da valutare bene la proposta di lavorare sull’Antigone nell’interpretazione della Zambrano, a cui far seguire un dibattito che porti la discussione anche sulla realtà civile e politica. Danila Baldo Maria Grazia Borla Emanuela Garibaldi Nicoletta Pirotta EFI-IFE Italia


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