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Lettera a mia madre, Berta Càceres

di Bertha Zuniga Càceres
sabato 10 settembre 2016

Sei mesi fa stavo viaggiando dal Messico all’Honduras con una gran fretta, il tempo si era quasi fermato. Dovevo trovarmi con Laura e Salva per poter dire addio alle tue mani e ai tuoi occhi. La notizia del tuo assassinio aveva un senso, giorni prima infatti stavamo scrivendo insieme il comunicato che denunciava la riattivazione, sull’altra riva del fiume Gualcarque, del progetto Agua Zarca. Puntavamo a fermarlo mediante la denuncia del ruolo complice delle banche finanziatrici, nonostante fosse chiaro che DESA non avesse nessuna intenzione di farlo e conoscessimo bene la sua aggressività.

Non potevo credere che non c’eri più, ma non ho mai pianto sfiancata dal dolore. Ho pianto indignata perché il mondo aveva permesso la tua morte, perché esseri perversi avevano flagellato il tuo corpo con dei proiettili, perché sapevo che non avrei più sentito la tua voce. E mi fece paura rendermi conto di come ci avevi ben preparato a quella notizia, fidandoti che, quando non ci fosse stata più la tua voce, ci sarebbero state le nostre, le migliaia che avrebbero parlato in tuo nome, per continuare a gridare quello che hai sempre gridato: Giustizia.

Cercare la giustizia è un percorso tortuoso, fatto anche di silenzio, e di braccia, mani, cuori che non lasceranno che Berta muoia così, impunemente. Sei mesi dopo, ci indigna che il governo golpista e dittatoriale di Juan Orlando Hernández continui a ignorare la nostra richiesta di un gruppo indipendente di investigatori che ci permetta di conoscere la verità sul crimine.

Ci indigna sapere che DESA-Agua Zarca non ha intenzione di fermare il progetto, che manda la sua tecnica, Elsia Paz, nei canali di comunicazione più grandi d’Honduras per ripulire il nome dell’impresa. Ci indigna il fatto che banche come FMO non abbiano intenzione di sospendere il finanziamento a questo progetto di morte, ci indigna sapere che siano sempre stati a conoscenza di quanto stesse succedendo, e che a loro non sia mai importato niente di quello che soffriamo per colpa del loro atteggiamento colonialista e del loro denaro sporco di sangue.

Ci indigna vedere la inettitudine delle istituzioni honduregne in un caso considerato “di priorità nazionale”. Ora ascolto una delle tue canzoni preferite e mi entra dentro al cuore questo verso: “e anche se scende la notte, torna la luna, torna l’amore”, era uno dei tuoi principi. Hai vissuto tutte le avversità possibili, non ti sei mai fermata e hai sempre sorriso, ti sei riempita di orgoglio e soddisfazione per lottare spalla a spalla con il tuo popolo, facendo rivoluzioni, dentro casa e nelle strade.

E ora è quello che facciamo noi: sorridere e lottare come guerriere, senza mai perdere la speranza. Sei mesi fa ho saputo che le mie braccia, le mie mani ed anche la mia voce erano le tue. Sei mesi fa ho dichiarato guerra alla morte. Per sei mesi migliaia di voci hanno gridato: “Giustizia per Berta”. Quel 3 marzo ti ho persa, ma ho guadagnato un sacco di zii, zie, fratelli e sorelle.

Continueremo a lottare per te, con i tuoi valori, con la tua forza e la tua allegria, senza paura: nessuno ammazza Berta Cáceres. Mia mamma non è stata uccisa, e gli assassini che volevano ucciderla si sono fregati da soli, perché lei è qui, perché vivrà in ognuno e ognuna di noi, fino a quando resteremo in piedi a lottare contro questa impresa assassina, contro le dighe, contro la privatizzazione dei boschi e dell’ossigeno.

Qui con noi vivrai mamma, in noi vivrà Berta Cáceres.

Con l’amore complice di sempre:

Ce la faremo, è una promessa.

¡Hasta la Victoria Siempre, Mami!



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