"È probabile che uno degli elementi chiave dell’affermazione culturale e delle attuali fortune di un pensiero reazionario – che francamente avevamo sperato d’aver seppellito diversi decenni fa – sia anche il ritorno dell’antico e nefasto desiderio dell’umanità di liberarsi dalla materia che la costituisce. (...)"
"Non si nasce donna. Percorsi, testi e contesti del femminismo materialista in Francia, a cura di Sara Garbagnoli e Vincenza Perilli, Alegre, 2013 –
Un quaderno di sintesi su un fenomeno consistente e relativamente poco conosciuto in Italia: il femminismo materialista francese, che va alle radici del celebre assunto di De Beauvoir (“non si nasce donna”) per dirci che “la donnità è una costruzione storica e sociale” (p. 6), mettendo in questione “le evidenze, questa forma sacralizzata dell’ideologia” (p. 8)."
"Le fake news, le teorie del complotto, le esagerazioni, il linguaggio millenarista o espresso in toni apocalittici hanno guadagnato spazio nella politica contemporanea, spinti come sono dall’emergere delle nuove estreme destre. Le loro espressioni, potenziate dal panico morale, si adattano bene alle questioni di genere e sessuali, spazi particolarmente sensibili capaci di risvegliare perfino le coscienze più dormienti, di arruolare guerrieri del mouse per le battaglie social più sanguinose.(...)"
Nuria Alabao è una gionalista, ricercatrice, antropologa e femminista spagnola.
Il link per leggere l’interessante articolo.
Pubblichiamo il link con un intervento di Lidia Cirillo, nostra maestra di pensiero e compagna di strada, su clesse e femminismo.
"(..)Come la storia dimostra, l’incontro tra marxismo e femminismo non si realizza una volta per tutte. In questa fase della vicenda politica l’esigenza di un nuovo incontro si verifica in un contesto assai diverso da quello della prima e della seconda ondata. Il marxismo conosce infatti una crisi profonda, non tanto dal punto di vista dell’elaborazione teorica quanto da quello della presenza nella lotta di classe, delle sue forme organizzative e di una discussione legata a un’esperienza di pratiche. Mentre questa crisi si consumava, le donne hanno conosciuto un’ascesa legata a esigenze economiche del capitalismo stesso e a elementi di natura culturale e politica. Idee che un tempo erano esclusive del femminismo si sono diffuse. Sono cresciute la presenza e la credibilità del movimento LGBTQ+. Questa dinamica inversa non poteva durare oltre un certo limite: una lotta di classe in larga misura unilaterale (cioè di parte padronale) ha innescato un ciclo politico globale di destra e con questo il rischio di un arretramento complessivo. Si può ipotizzare che in questo contesto tocchi alle donne femministe e marxiste il compito di prendere l’iniziativa di ricostruire una classe nel senso che Marx attribuisce al termine, a partire questa volta dalla sua componente femminile (...).
Il testo è tratto dalla rubrica "Intersezioni femministe" di Transform!Italia
"Non riesco a immaginare un femminismo che non sia anche anticapitalista. E non riesco a immaginare un abolizionismo che si basi sul fuorviante presupposto che sia possibile abolire prigioni, polizia, servizi protettivi per famiglie e tutti gli altri aspetti del sistema carcerario in un regime capitalista che non riconosca le connessioni tra quelle istituzioni e il capitalismo. Per conseguire appieno i suoi scopi l’abolizionismo deve abbracciare il socialismo, poiché quel che è in discussione non è tanto il processo per liberarci di quelle istituzioni repressive, quanto il tipo di società che dobbiamo creare per non dover contare su questo tipo di istituzioni per la sicurezza e la protezione. Possiamo avere sicurezza e protezione solo se c’è un’abitazione per tutte e tutti, la sanità pubblica, l’istruzione gratuita… Non può esistere un femminismo davvero incisivo che non sia anche abolizionista e non possiamo avere un abolizionismo del tipo che intendiamo senza abolire anche il patriarcato. Così come non può esserci un femminismo abolizionista senza la visione di una società completamente trasformata, la visione di una società socialista."
"Lo dicono i movimenti femministi: il personale è politico. Dunque, i problemi delle donne devono essere affrontati collettivamente. Fuori da quel contesto, questo slogan rischia di assecondare la deriva verso l’individualismo"
Da leggere!
Un ottimo articolo di Lea Melandri.
Il link per leggerlo.
La sinistra francese riconosce come legittima la rabbia esplosa dopo l’uccisione di Nahel. E’ un passo avanti rispetto al passato.
Mathieu Dejean* collabora Mediapart, è autore di "Sciences Po, l’école de la domination". Christophe Gueugneau* è giornalista di Mediapart.
Inquietanti scenari europei....
Sull’incontro di sabato 17 giugno 2023 a Milano presso la Casa Internazionale delle donne.
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MATERIALI DI APPROFONDIMENTO
7.1 Genere,classe,razza,potere,democrazia,laicità
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