Mentre la «coalizione dei volonterosi» bombarda la Libia, centinaia di donne e di bambini si sono dichiarati pronti ad immolarsi come scudi umani per proteggere la caserma di Gheddafi a Tripoli. E il Raìs, in un messaggio audio alla comunità internazionale, ha detto di puntare sulle donne per la propria protezione. «Abbiamo armato tutti gli uomini libici. Non solo: anche le donne sono state addestrate a combattere. Anche se ucciderete l’ ultimo uomo, scenderanno in campo le nostre donne. E sarete costretti a combattere contro di loro. Vergogna! Sarà un’ onta sulla vostra fronte aver combattuto contro delle donne». Negli anni, Gheddafi ha esaltato spesso il ruolo delle donne nella società, anche come sfida agli integralisti religiosi. Ma con forti contraddizioni. Su sua indicazione, il governo ha vietato la poligamia e istituito l’ obbligo di servizio militare per le donne. Però, nel suo Libro Verde, che viene studiato a scuola in Libia, c’ è scritto: «La donna è femmina e l’ uomo è maschio. La donna ha le mestruazioni, quindi almeno per un giorno al mese non dispone della sua vitalità completa. Ed è per questo che gli uomini hanno dominato nella Storia». In certi casi, il Colonnello ha usato le donne per fare il «lavoro sporco». Nel 1984, fece organizzare ad una giovane di famiglia povera, Huda Ben Amer, l’ esecuzione di un ingegnere, Hamed Al-Shuwehdy, tornato dagli Usa e accusato di complotto contro lo Stato: fu impiccato nello stadio di Bengasi di fronte a migliaia di studenti che lei aveva provveduto a convocare dalle scuole della città. E’ diventata sindaco di Bengasi. Allo scoppio della rivolta, è fuggita a Tripoli, e appare al fianco di Gheddafi in un video recente. Negli anni Novanta, il Raìs aveva mostrato segnali di voler dare - un giorno - il potere alla figlia femmina, Aisha, avvocato 44enne, laureata alla Sorbona, già parte del team di difensori di Saddam Hussein, poi ambasciatrice di buona volontà dell’ Onu (titolo che ha perso dopo la repressione delle rivolte). La Tv di Stato libica ha mandato in onda immagini di Aisha alla guida dei cortei pro Gheddafi. Ma il successore del padre emerso negli anni è il secondogenito Saif Al Islam, più abile nel tessere una trama di rapporti con l’ Occidente utile al padre. Aisha s’ è sposata, ha avuto dei figli. In Libia c’ è una forte separazione tra i sessi, a partire dalle scuole. Dalle medie in poi, maschi e femmine sono separati, fino all’ università. L’ istruzione è gratuita e la scolarizzazione abbastanza alta, già durante la monarchia, il che ha garantito alle donne molte chance di lavoro. Ma le donne che lavorano sono una minoranza, e quando ci sono i figli, la madre smette di lavorare. La separazione tra i sessi si ritrova all’ interno delle mura domestiche. Nei villaggi beduini, che vivono di pastorizia, invece, le donne hanno avuto più libertà perché l’ economia ha bisogno di loro. Però, le donne hanno saputo sfruttare come un’ opportunità il modo in cui vengono viste nella società. Erano in prima linea in piazza e come organizzatrici delle proteste che ogni sabato dal 2008 si tenevano a Bengasi (e in misura minore a Tripoli) per chiedere giustizia sulle uccisioni dei detenuti nel carcere di Abu Salim nel 1996. Quelle donne erano le mogli, le madri, le figlie dei detenuti. Sfruttavano il fatto che un poliziotto non colpirebbe una donna che manifesta, per cercare di ampliare le libertà di espressione. Dal 17 febbraio in poi, Al Jazeera ha mostrato le donne ribelli che mandano cibo agli uomini al fronte e chiedono la no-fly zone. In piazza non erano più del 10% dei manifestanti, ma hanno avuto un ruolo nella retroguardia. Sono tre (su 31 membri) nel governo provvisorio di Bengasi. Naima Rifi, 46 anni, madre di due figli, era la leader delle Amazzoni di Gheddafi. Con il velo sul capo, appare ben diversa dalle Amazzoni sexy del Colonnello. E’ passata con i ribelli, rifiutando di sparare sulla folla e sperando di garantire un futuro migliore alla nipote Amina. «Credo che se la rivoluzione avrà successo, avremo una redistribuzione più equa della ricchezza - ha detto a El Paìs -, un’ educazione di qualità per i nostri figli, più libertà e lavoro per noi e per le generazioni future. Mia nipote potrà viaggiare, conoscere altri Paesi». Viviana Mazza (Ha collaborato Farid Adly) RIPRODUZIONE RISERVATA
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