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5.L’EUROPA CHE VOGLIAMO

proposte femministe per un’altra Europa
martedì 3 agosto 2010

L’Europa che vogliamo

La realtà europea Le elezioni europee del prossimo giugno 2009 interesseranno ben 27 paesi del continente europeo. L’Unione Europea è stata presentata come un progetto nel quale la pace, la democrazia e i diritti umani avrebbero dovuto essere i valori dominanti. E’ questa la realtà nella quale viviamo? Come possiamo valutare le politiche europee se le analizziamo a partire dalle conseguenze concrete che esse hanno prodotto sulla vita delle donne che vivono nei Paesi dell’Unione, che sono ben 250 milioni? In quale Europa desidereremmo vivere? Da chi vorremmo essere rappresentate? E per sostenere quali scelte politiche? E’ possibile costruire una società giusta ed egualitaria senza rotture con le attuali politiche europee , figlie di un capitalismo e di un patriarcato che hanno prodotto la crisi mondiale, la precarietà, la disoccupazione ed hanno rafforzato gli integralismi religiosi e la militarizzazione della società, che in primo luogo, colpiscono le donne?

Neo-liberismo e regressione sociale: una doppia discriminazione per le donne Oggi l’Europa è governata da politiche fondate sulla distruzione dei servizi pubblici, sulla cancellazione dei diritti delle lavoratrici e dei lavoratori e delle forme di protezione sociale. Nei paesi europei i principi del libero mercato e della concorrenza sfrenata hanno incancrenito i sistemi pubblici di protezione sociale in nome dell’efficacia e della crescita economica. La risposta ai bisogni viene subordinata alla valutazione dei costi. Tutto ciò si traduce in una diminuzione della protezione sociale e in un aumento esponenziale, in questi settori, del lavoro precario e a tempo parziale, molto spesso svolto da donne con ovvie conseguenze sul salario, sulle condizioni di vita e di lavoro. Il mercato del lavoro è stato trasformato attraverso la flessibilizzazione della manodopera. In più le donne sono state costrette, oltre a dover assicurare gratuitamente il lavoro domestico nella sfera privata, a doversi fare carico della cura dei famigliari e delle persone anziane. La crisi attuale dimostra che è l’insieme del sistema capitalista ad essere malato. Le politiche dell’Unione Europea tendono a preservare tale sistema e a non cambiarlo, per questo sono politiche che affrontano la radice dei problemi. Giova ricordare che i governatori di 27 Banche Centrali sono uomini e che l’83% dei dirigenti finanziari è composto da maschi.

Militarizzazione e armamenti : prima di tutto un attacco alla vita delle donne La politica securitaria europea oggi si fonda su comuni poltiche per la sicurezza (PESC) baate sulla difesa militare e sugli armamenti. Questa politica crea a sua volta la necessità di dotarsi di dispositivi supplementari (leggi, regolamento, organismi) e invita gli Stati ad aumentare i budgets e la loro capacità di intervento militare. Ancora di più l’ingresso di nuovi Stati nell’Unione Europea si accompagna a forti pressioni affinchè anch’essi si uniscano alla NATO, con il risultato di rafforzare non poco il ruolo di quest’ultima in Europa e la militarizzazione del continente. La contropartita di questa politica sono i continui tagli nei settori pubblici e sociali che peggiorano le condizioni di vita della maggioranza della popolazione, in particolare delle donne.

La « democrazia » senza la voce delle donne L’Unione Europea si è largamente costruita sul silenzio delle donne. Ben il 75% degli attori del processo di costituzione sono stati uomini; solo un terzo sul totale sono le donne che occupano delle posizioni-chiave nell’amministrazione pubblica dei 27 paesi membri mentre sono donne solo il 31% di giudici della Corte Suprema. Un silenzio non solo dovuto alla debole presenza delle donne nei parlamenti nazionali ed europeo, ma anche alla mancanza di politiche paritarie fra i sessi e di leggi che rendano strutturale ed esigibile il diritto all’uguaglianza. Non esiste una politica europea, in materia di diritti delle donne, che sia fondata sulle legislazioni nazionali più avanzate. E’ proprio a questo livello che si rende evidente l’impronta che le forze conservatrici hanno voluto imprimere al progetto europeo, a scapito delle persone più vulnerabili perché maggiormente sfruttate. La democrazia in Europa non è fondata sul rispetto e sull’esigibilità dei diritti umani, in particolare delle donne, dei gruppi o delle persone deboli e minoritari. Al contrario la democrazia europea preserva gli interessi economici di coloro i quali detengono il potere. Per questo oggi la sfida è quella di prendere coscienza che la relazione di potere fra le donne e gli uomini e la questione della dominanza maschile sono questioni politiche di primaria importanza, in quanto il loro superamento è una tappa necessaria nella costruzione di una società realmente democratica.

Ingerenze religiose negli affari dello Stato e nella vita delle donne. Le Chiese e le organizzazioni religiose intervengono sempre più direttamente nella sfera pubblica. Esse vogliono accreditarsi come interlocutrici privilegiate e tutto ciò consente loro campo libero nell’organizzare campagne contro i diritti fondamentali delle donne e delle libertà individuali. Una situazione del genere favorisce l’ingerenza crescente delle religioni nella vita delle persone e il potente rafforzamento degli integralismi: tutto ciò è carico di conseguenze per il diritto delle persone all’autodeterminazione, in particolare per le donne.

Il Trattato Costituzionale europeo : per chi è questa Europa? La politica dell’Unione Europea sta sostituendo ai concetti di tutela e protezione quelli di controllo e polizia così come sostiene percorsi e scelte individuali piuttosto che politiche sociali collettive o favorisce il ritorno ad un ordine morale a scapito di un’ etica condivisa o sostituisce la solidarietà con un formale assistenzialismo, il disarmo con la militarizzazione. Questa sostituzione è accompagnata da un numero crescente di conflitti e di pratiche discriminatorie, segreganti, oppressive, in particolare nei confronti delle donne. Oggi l’Unione Europea patisce un processo di ritorno al patriarcato. Quello che le cittadine e i cittadini europei non sanno è che le politiche economiche e securitarie che ad oggi hanno un carattere sopranazionale possono diventare elementi costitutivi del trattato costituzionale dell’Europa. Respinto dalla Francia e dai Paesi Bassi nel 2003 ed ancora modificato nella sua forma dal popolo irlandese nel 2008, il progetto di Trattato Costituzionale è portatore, in materia di sicurezza, di una formidabile regressione militarista e poliziesca. Questo fatto non solo agisce negativamente sulla vita di milioni di persone ma contemporaneamente neutralizza tutte le possibilità di prendere in considerazione proposte alternative più aperte in materia di politica estera.

Dopo le “Risoluzioni sull’uguaglianza” cosa si è fatto in concreto per i diritti delle donne? In un simile contesto le dichiarazioni dei responsabili delle politiche europee sui valori ( la pace, l’uguaglianza fra i sessi,…) non sono altro che vuota retorica. Alla faccia di tutte le Risoluzioni, Raccomandazioni e Direttive sull’uguaglianza dei generi, a causa della totale assenza di disposizioni vincolanti per gli Stati membri, le politiche dell’Unione Europea hanno contribuito nei fatti a rinforzare la sottomissione delle donne e ad accrescere l’idea che il loro ruolo principale sia quello di sposa e madre. Oggi in Europa le donne devono fare i conti con un formidabile arretramento dei loro diritti fondamentali.

L’ Iniziativa Femminista Europea (IFE): una voce per un’altra Europa

  • L’Iniziativa Femminista Europea si impegna a ridare nuovo vigore a parole quali democrazia, potere, pace, sicurezza cercando di svelare le strutture di potere che strutturano le relazioni fra donne ed uomini e costituiscono il più forte strumento di oppressione e discriminazione in sinergia negativa con il razzismo, l’omofobia e le altre forme di esclusione legate all’appartenenza ad una classe sociale, all’origine etnica, alla disabilità o all’età.
  • L’Iniziativa Femminista Europea lavora per una nuova concezione della democrazia , per consentire alle donne e agli uomini di pesare in egual misura sulle decisioni che sono prese a loro nome, per favorire la loro partecipazione attiva e garantire il loro diritto di controllo. In altre parole, si tratta di innalzare la democrazia allo stadio di un’uguglianza vera fra donne e uomini.

Questo significa dare la preferenza alle politiche che danno diritti e responsabilità uguali alle donne e agli uomini nella sfera pubblica come in quella privata.

Per un’Europa differente

Noi, donne e uomini, che vivono in Europa, abbiamo diritto a un pace vera che non sia solo l’assenza di guerra in casa come nella società e riteniamo le parlamentari e i parlamentari europei responsabili delle misure adottate per il raggiungimento di questo obiettivo. Noi abbiamo diritto ad una equa redistribuzione delle risorse che permetta alle donne una vita migliore, una vita per la quale siano pienamente protagoniste di loro stesse. E’ urgente, nella costruzione europea, coinvolgere , ad ogni livello, le nostre e i nostri rappresentanti e confrontarsi con le nostre analisi affinchè siano conosciute ed ascoltate. Le prossime elezioni del Parlamento Europeo ci offrono l’occasione di sostenere ed eleggere le candidate ed i candidati che si impegnano per: 1. l’uguaglianza fra le donne e gli uomini come principio fondatore della costruzione dell’Europa e dei provvedimenti concreti che lo traducono nei fatti; 2. la laicità come principio basilare per il futuro dell’Europa in grado di contrastare l’ interferenza di qualsiasi religione negli affari degli Stati; 3. una democrazia reale attraverso la quale donne e uomini abbiano il medesimo potere di scelta e di intervento sulle decisioni che sono prese a loro nome; 4. i diritti delle donne ad un lavoro garantito, ad un salario giusto e alla parità di salario; ad un welfare pubblico efficace; alla salute, all’educazione e alla cultura. Il diritto di assicurare alle donne e agli uomini la possibilità di conciliare vita professionale, personale e famigliare; 5. la libera circolazione delle persone e la piena cittadinanza per tutte e tutti coloro che vivono sul territorio europeo insieme all’affermazione del diritto d’asilo per le vittime di violenza sessuale; 6. l’armonizzazione delle leggi più avanzate in materia di diritti delle donne in modo da garantire il diritto all’autodeterminazione, al libero orientamento sessuale, a disporre liberamente del proprio corpo, all’interruzione volontaria, libera e gratuita della gravidanza; il riconoscimento delle violenze maschili nei confronti delle donne come emergenza sociale; 7. la riduzione delle spese militari e l’eliminazione di tutte le armi di distruzione di massa. La chiusura delle basi NATO in Europa, il ritiro delle truppe dall’Iraq e l’Afghanistan. La riorganizzazione delle strutture militari in unità civili di aiuto umanitario, l’impegno dell’Unione Europea a rinuciare ad ogni forma di aggressione o di oppressione nei confronti di altri Paesi in modo da divenire una forza decisiva di promozione di pace e sicurezza per le donne e glòi uomini di tutto il mondo; 8. l’affermazione dell’importanza dell’ambiente e quindi l’assunzione di politiche concrete che diminuiscano i livelli di inquinamento; sostengano la produzione di energie rinnovabili; affermino la natura pubblica dei beni comuni; valorizzino l’agricoltura e i modelli di produzione e commercializzazione a filiera corta; sostengano un modello di produzione industriale più sobrio ed ecologico. Solo una simile prospettiva politica può promuovere un’Europa senza violenza e senza violenze contro le donne. Un Europa dove nessuna e nessuno sia più nella condizione di dover esigere i propri diritti perchè questi diritti sono garantiti ed applicati concretamente.

COORDINAMENTO EUROPEO IFE

Per contatti : ife.efi.italia@gmail.com



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