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Gravidanza per altri. Qualche riflessione e un po’ di domande

di Nicoletta Pirotta
mercoledì 12 aprile 2023

Da qualche settimana si sta parlando molto del riconoscimento dei bambini di coppie omosessuali e della Gravidanza per altri (GPA) a partire da due provvedimenti assunti dal governo: una circolare del Ministero dell’Interno che chiede ai prefetti di invitare i sindaci a non trascrivere più i certificati di nascita ottenuti all’estero nei quali, oltre al genitore biologico, venga riconosciuto anche il genitore non biologico, e la risoluzione della Commissione Politiche europee del Senato che ha bocciato una proposta di regolamento europeo che chiede di uniformare le procedure di riconoscimento dei figli.

Un dibattito molto condizionato dal fatto che si sono mischiate, intenzionalmente e con intenti malsani, due questioni che non necessariamente stanno insieme: un conto sono le procedure per riconoscimento all’anagrafe dei figli di coppie omosessuali, un altro le scelte politiche sulla Gravidanza o Gestazione per altri (GPA), o “utero in affitto” come molti esponenti del governo (e non solo) preferiscono chiamare questa pratica.

I due provvedimenti infatti colpiscono i bambini già nati e non le pratiche attraverso cui essi sono venuti al mondo. Bambini che, come ha spiegato la sociologa Chiara Saraceno in un’intervista rilasciata a MicroMega, “di fronte alla legge italiana oggi sono di fatto orfani di un genitore. Anzi, peggio, perché gli orfani di un genitore hanno comunque ancora tutta la relativa parentela (nonni, zii, cugini ecc.) mentre questi bambini per i quali l’altro genitore non è mai esistito davanti alla legge sono orfani di una intera parentela. E questo significa che, per esempio, se la coppia si separa il genitore legalmente riconosciuto ha tutti i diritti sul figlio, può quindi impedire all’altro genitore (che tale è di fatto, anche se la legge non lo ha riconosciuto) di continuare a vedere il bambino. Viceversa, il genitore non riconosciuto può sparire nel nulla, senza prendersi carico del mantenimento del figlio, dato che per la legge non ha nessun diritto ma neanche nessun dovere nei suoi confronti. Se il genitore riconosciuto muore, il bambino è automaticamente orfano e non solo il genitore non riconosciuto ma anche l’intera parentela (nonni, zii) sono per la legge inesistenti. E questo vale anche per quel che riguarda cose come l’eredità ecc. Queste sono le conseguenze più pesanti, poi ci sono quelle più “banali” ma che rendono complicata la vita di tutti i giorni: andare a prendere i bambini a scuola, dal medico, assisterli in ospedale, viaggiare con loro ecc.”.

Lasciare questi bambini senza tutele, oltre ad essere crudele in sé, fa tornare in auge l’idea di “figlio illegittimo” che, come ricorda Saraceno, riporta ad un passato remoto che speravamo superato.

Il fatto che il governo voglia intervenire su temi così sensibili, proprio per questo spesso lasciati alla libertà di coscienza, fa venire il forte sospetto che l’intento delle destre che governano il Paese sia squisitamente ideologico, parte costituente di quella restaurazione autoritaria e fondamentalista che esse auspicano. Si vuole riproporre un modello di famiglia rigorosamente eterosessuale nella quale il padre è maschio e la madre è femmina senza prendere minimamente in considerazione ciò che si è ampiamente dimostrato, in scienza e in coscienza se posso dire così, e cioè che l’essere padre o madre non ha nulla di prestabilito biologicamente o sessualmente ma si costruisce, giorno dopo giorno, nella relazione affettiva ed educativa, che tutto è fuorché deterministica. Ed inoltre si vuole rimettere in circolo l’idea che possano esistere “figli o figlie illegittime” per negare che il legame di filiazione deriva dal riconoscimento legale e sociale dei bambini indipendentemente da chi li ha generati cioè dai legami di sangue.

Bene stanno facendo molti sindaci a “disobbedire” continuando a registrare i certificati di nascita. Bene fa l’Europa a richiamare il governo italiano al rispetto delle norme. Bene si fa a scendere in piazza per provare a far sì che il governo si rimangi quanto deciso.

Per quanto riguarda il tema della GPA anche qui il governo entra a gamba tesa non consentendo che su un tema così complesso si possa discutere con cognizione di causa e a ragion veduta. Proprio per questo giova ricordare alcune “cosucce”:

le pratiche di GPA in Italia sono già vietate dalla legge 40 del 2004, che nel comma 6 dell’articolo 12 così recita “Chiunque, in qualsiasi forma, realizza, organizza o pubblicizza la commercializzazione di gameti o di embrioni o la surrogazione di maternità è punito con la reclusione da tre mesi a due anni e con la multa da 600 mila a un milione di euro”. Poiché la GPA è perseguibile solo se è fatta in Italia un disegno di legge di Fratelli d’Italia ripresentato nel febbraio 2023 vorrebbe renderla un reato universale (sic!), in accordo con la Lega; ad oggi, secondo i dati disponibili, i casi di GPA di coppie italiane all’estero sarebbero poche centinaia; non sono le coppie omosessuali quelle che vi fanno maggiormente ricorso ma le coppie eterosessuali (specie negli USA). In ogni caso, per quanto riguarda le coppie dello stesso sesso, sono quelle maschili che, in linea di massima, ricorrono alla GPA perché perché le coppie lesbiche, sempre in linea di massima, non ne hanno bisogno; benché nella maggior parte dei Paesi le pratiche di GPA siano vietate ve ne sono alcuni in cui è possibile anche se con modalità molto diversificate fra loro. In Grecia è previsto un permesso speciale rilasciato dal Tribunale, i cittadini stranieri interessati devono una residenza temporanea, mentre le coppie omosessuali o i maschi single sono esclusi. In Belgio è consentito ricorrere alla gestazione per altri in forma gratuita, anche nel Regno Unito ma solo per i cittadini britannici, così pure in Repubblica Ceca e in Canada. In Portogallo possono ricorrervi solo per coppie etero che non possono avere figli. La GPA a pagamento e con contratto è possibile in otto Stati degli Usa, anche per le coppie dello stesso sesso, e in Russia. Possibile anche in Israele, in Messico, in Guatemala, in Thailandia, in Nepal, in India e in Australia. Fa riflettere il dato che in dall’India le donne che entrano, a titolo volontario, nel circuito legale delle cliniche per la maternità surrogata guadagnano tra gli 8.000 e i 9.000 dollari a gestazione, il corrispondente di dieci anni di lavoro di un operaio non specializzato. La GPA è consentita anche in Ucraina. In particolare quest’ultimo paese è uno snodo internazionale per la maternità surrogata (sembrerebbe che nelle grandi clinica della fertilità del Paese siano forse 2500 all’anno i bambini che vengono al mondo attraverso questa pratica). L’Ucraina è anche uno dei pochi Paesi a permettere agli stranieri di stipulare contratti con le donne del posto. Dopo l’invasione russa del Paese, e la guerra che ne è seguita, la situazione per le gestanti si è, comprensibilmente, molto complicata, mentre i viaggi delle coppie si sono fermati. Ne parla Alison Motluk in un articolo su L’internazionale, Il dilemma delle gestanti per altri nella guerra ucraina, a riprova del fatto che la guerra invade ogni ambito della vita delle persone; i dati disponibili dicono dunque che la GPA riguarda in modo particolare le coppie eterosessuali, che vi sono Paesi in cui è permessa benché con normative differenti, che le cliniche della fertilità sono diffuse in molti paesi e che le gestanti sono volontarie; come per tutti i fenomeni complessi e contraddittori, le pratiche di GPA, anche per l’ampiezza delle richieste, generano il cosiddetto “turismo della surrogazione” dentro il quale le violazioni dei diritti umani sono diffuse come documentato da varie inchieste giornalistiche in particolare nei paesi asiatici come l’India, la Thailandia o il Nepa. Violazioni dei diritti che mettono in dubbio la reale volontarietà delle gestanti. Per quanto mi riguarda confesso di non avere una posizione definita sulla GPA. E pertanto continuo a pormi delle domande.

Si può fermare il vento con le mani? Al di là di quanti sognano un ritorno al passato, la famiglia eterosessuale non è più l’unico modello possibile di famiglia. Così come la maternità non è più un destino ma sempre più spesso una scelta. Così come la scienza ci ha messo di fronte alla possibilità che ovuli e sperma vengano trapiantati tanto che, come scrive Giancarla Codrignani, su il manifesto del 25 marzo 2023 , non si può che ammettere che ciò che si riteneva “naturale” in realtà era solo tradizionale. La pratica della GPA esiste, viene utilizzata e continuerà ad esserlo, ci piaccia o meno, proibirla a partire dai propri convincimenti etici o morali, non la fermerà. Forse varrebbe la pena discuterne ampiamente senza anatemi e preconcetti ideologici, cosa molto difficile se si dà il via a crociate fondamentaliste.

Schiavitù o libertà di scelta e autodeterminazione?

Le donne che partoriscono per altri non sono tutte schiave. L’immagine della donna vittima o innocente a prescindere è un’immagine astratta che fa comodo al patriarcato. Forse le donne che danno il loro consenso sono consapevoli di darlo. Al contempo, se il movente della scelta di prestare il proprio corpo per una GPA è puramente economico, risulta difficile parlare di scelta libera. Forse però libertà e autodeterminazione non possono che essere in relazione alle possibilità che il momento storico offre.

L’utero è sacro?

È tutto un vociare sull’utero che andrebbe gelosamente custodito e non affittato. Lidia Cirillo curatrice del bel libro Utero in affitto o gravidanza per altri? Voci a confronto preferisce credere, ed io con lei, che l’utero non abbia uno statuto speciale rispetto ad altre parti del corpo perché in realtà in ogni azione è coinvolta tutta la persona anche se apparentemente la si compie con le sole braccia o con il cervello. Forse sarebbe bene evitare di “sacralizzare l’utero” perché questo concetto ci porta dritto verso l’apoteosi della maternità rendendo oscene le scelte non riproduttive e un crimine l’aborto.

È bene o no che esista un senso del limite?

Non sono certa che una società nella quale tutto sia possibile ed ogni desiderio venga appagato aiuti le persone ad essere equilibrate, consapevoli di sé e felici. Forse imparare a gestire le frustrazioni, pensarsi come parte e non come centro del mondo aiuterebbe a riconoscere i confini del proprio agire. Forse.

I soggetti coinvolti in questa pratica sono solo gli adulti?

Parafrasando Silvia Vegetti Finzi psicologa che tanto ha aiutato il mia percorso formativo e professionale, il bambino o la bambina della notte, cioè colei o colui che all’inizio vive nei sogni di chi lo desidera, una volta generato diventerà parte di un percorso che non ha scelto ma che è un suo diritto conoscere. Forse nel riflettere e nel discutere sulla GPA bisognerebbe tenerne conto.

E la paternità?

Questa domanda me l’ha suggerita la lettura dell’articolo di Codrignani. In effetti anche a proposito di GPA pare che il generare abbia a che vedere solo con la maternità, in questo caso surrogata. Non sarebbe tempo di interrogarsi anche sulla paternità? Per fortuna alcuni padri lo stanno facendo ma ancora restano un’eccezione. Molti maschi invece si scagliano contro “l’utero in affitto” come cavalieri senza macchia né paura. Ma costoro si sono mai chiesti che padri sono stati o perché non lo sono o non hanno voluto esserlo? O ancora, come scrive Codrignani, su cosa vuol dire per un maschio volere un figlio senza avere una donna? I reazionari fanno presto: proibizionismo a go-go e chiusa lì. E i maschi “illuminati” cosa dicono? Sarebbe interessante scoprirlo.

Come si vede ho qualche certezza, alcuni dubbi e idee confuse quanto basta.

Quanto sarebbe necessario discuterne in dimensione collettiva e laicamente.



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