Difendere insieme il principio di laicità in Polonia
di ANITA GIURIATO
Alicja Tysiac, è una giovane donna polacca che ha fatto condannare, nel 2007,la Pologna dalla Corte Europea dei diritti umani per violazione del diritto all’interruzzione volontaria di gravidanza. Calunniata dalle gerarchie e dai media cattolici , trattata da assassina e paragonata ai criminali nazisti, Alicja ha denunciato per diffamazione il settimanale episcopale « Gosc Niedzielny » (« L’invitato della domenica ») e l’arcivescovo di Slask. .
In Polonia dal 1993 c’è il divieto di interruzione volontaria di gravidanza (IVG) , la legge permette di abortire solo in caso di violenza sessuale, di malformazione del feto o di danno per la salute della madre. Fortemente handicappata, anche in seguito alle due precedenti gravidanze, Alicja , rimasta incinta per la terza volta, chiede l’IVG legale che però i medici le negano. Alicja si rivolge allora alla Corte Europea dei diritti umani , che stgmatizza il comportamento del governo polacco e le riconosce i suoi diritti. Dopo questa sentenza i giornalisti del settimanale « Gosc Niedzielny » non si accontentano di aver accusata Aljcia di « matricidio per aver ufficio il suo bambino » ma se la prendono anche con i giudici del tribunale europeo accusato di aver « versato 25 000 Euros ad Alicja Tysiac come ricompensa per la morte del figlio” ! L’articolo più incredibile è quello de 7 ottobre 2007 in cui il nome di Alicja è accostato a quello di criminali nazisti quali Mengele, Hess e al capo SS di Auschwitz, Karl Hoecker. Gli articoli arrivano a sostenere quasi una connivenza fra questi criminali e la Corte europea dei diritti umani Paragonare l’IVG alla Shoa è un argomento retorico ricorrente nei testi e nei discorsi dell’episcopato polacco e dei media, non solo cattolici.. Ma, in questa vicenda, per la prima volta si arriva a sostenere una somiglianza fra la Corte europea ed i crimini nazisti. Gli avvocati di Alicja considerarno queste pubblicazioni come attentati all’onorabilità di Alicja e come un’ingeranza nella sua vita privata e denunciano il settimale per diffamazione.
La vittoria di Alicja in prima istanza Le persone laiche e le femministe polacche ( il collettivo polacco e la rete europea di Iniziativa Femminista Europea, la rete europea dei cattolici Chiesa e Libertà, l’associazione femminista francese « Rien sans elles », il partito politico polacco « Racja ») si sono mobilizzati ed hanno inviato delle lettere al Tribunale polacco per sostenere la causa di Aljcia. Le lettere mettevano in risalto l’importanza del procedimento non solo sul piano nazionale ma anche su quello europeo : si trattava infatti del affermare i diritti delle persone e la laicità di uno stato contro le ingerenze Vaticane. I giudici della Corte di Prima istanza condannano, il 23 settembre 2009, il settimanale e l’arcivescovo di Slack a pubblicare le scuse ad Alicja e a versare un contributo come “ risarcimento danni”. Questa sentenza storica mette un limite agli attaccchi delle gerarchie e dei media cattolici contro le persone che si battono per il diritto all’IVG. E’ anche la prima vittoria, dal 1989, delle persone laiche e delle femministe, nell’Europa dell’Est, sul fondamentalismo religioso. Le gerarchie polacche e l’arcivescovo di Slack hanno fatto appello alla decisione del tribunale di prima istanza. La prima udienza del processo d’appello si terrà il prossimo 19 febbraio 2010.
Perchè è importante sostenere Alicja Tysiac Nella sua strategia attuale l’episcopato polacco cerca di contestare la legittimità giuridica della sentenza europea e nega alla giustizia polacca il diritto di fare riferimento alla Convenzione Europa dei diritti umani.L’offensiva del Vaticano per delegittimare l’unica istanza a difesa dei diritti umani in Europa è legata alla necessità di togliere qualsiasi possibilità giuridica a tutte le persone che si battono per i diritti delle donne e la laicità. Questa offensiva, entra a gamba tesa nell’architettura istituzionale della Comunità Europea, cercando di escludere dalle competenze dell’Unione la difesa dei diritti umani. Ma senza tale difesa l’adesione all’Unione Europea può avere ancora un senso per le cittadine e i cittadini europei? Le gerarchie cattoliche polacche minimizzano il tentativo di paragonare Alicja e la Corte europea ai crimini nazisti utilizzando argomentazioni che, paradossalmente, si avvicinano al negazionismo dell’estrema destra cattolica che si serve della questione dell’IVG per relativizzare i crimini del nazismo. Nel contempo rivendica il proprio diritto a colpevolizzare tutte le donne che ricorrono all’aborto e lancia una campagna mediatica per associare la parole « morte » all’aborto e « persona » all’embrione. E inoltre le gerarchie ecclesiastiche pretendono l’affermazione del primato del Concordato fra Stato e Chiesa del 1995 sulla legislazione europea ed in particolare sulle decisioni della corte Europea dei diritti umani. Questa offensiva dimostra quanto i Concordati possano costituire un potente freno all’affermazione dei diritti delle donne e alla battaglia per la laicità. Ma ancora di più mettono a rischio l’avvenire stesso dell’Unione europea perchè tentano di svuotarla di qualsiasi progetto politico che faccia dell’affermazione dei diritti umani uno dei pilastri fondativi. Infine questo processo offre la possibilità alle persone laiche ed alle femministe di uscire dal piano difensivo o di semplice resistenza per ribadire e riaffermare l’importanza della laicità, dei diritti e della loro esigibilità. Se Alicja dovesse vincere anche l’appello sarebbe una bella vittoria della laicità e segnerebbe un limite potente ai tentativi dei fondamentalisati cattolici di imporre i loro “valori” e le loro opinioni.
Liberamente tratto da un testo di Monika Karbowska Initiative Féministe Européenne mkarbowska@free.fr
Tutte le persone laiche e le femministe d’Europa sono invitate a far conoscere la storia di Alicja e a sostenerne la battaglia in aula. Messaggi di sostegno possono essere inviate a ife-efi@gmail.com
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