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Bene comune, altra mente, altre relazioni

di Patrizia Sentinelli
martedì 31 gennaio 2012

Un ringraziamento al Comune di Napoli, al sindaco, alla giunta per aver promosso questo importante momento di confronto sui beni comuni e le pratiche partecipative, che ritengo strettamente correlate. Il confronto e l’approfondimento continuerà anche sulle gambe del movimento: come ricordava Ugo Mattei il 10-11.12 febbraio al Teatro Valle occupato di Roma sarà lanciata la carta europea dei beni comuni a indicare, per affermare una diversa realtà, la necessità del quadro europeo. Svolgo solo brevi considerazioni , proponendo un contributo a partire dall’intervento introduttivo ai nostri lavori di Alberto Lucarelli, utile e condiviso, a proposito della relazione da rinnovare tra democrazia locale, quella partecipativa e la rappresentanza istituzionale.

Ritengo che per riuscire nell’obiettivo sia indispensabile rivoluzionare la vecchia, e ormai inutilizzabile, anche perché è del tutto inefficacie, gerarchia tra partiti ed espressioni dell’agire sociale che posiziona i primi sempre sopra ,come i soggetti proprietari della politica. Nel migliore dei casi che dialogano con i movimenti o all’opposto che li escludono o li sussumono.

Sono stata per troppo lungo tempo una militante, anche dirigente, di partito, e ho avuto diversi incarichi istituzionali, per mettermi a fare ora la “movimentista” della prima ora. Ma non ho mai ritenuto utile quella gerarchia, considerando sempre la pratica sociale di per sé anche pratica politica. E, specularmente, la politica come capace di determinare consapevolezza, pratica sociale, cambiamenti della realtà percepita. E ne sono stata ancor più convinta man mano che vedevo l’imporsi di una sorta di pensiero unico e la derubricazione della politica a mera gestione di esso; e insieme a ciò la rottura di quel compromesso sociale che aveva permesso a chi faceva politica di sinistra di garantire comunque qualche miglioramento della vita del proprio popolo, mentre oggi gli si chiede troppo spesso solo di contrattarne il peggioramento.

Non a caso oggi i movimenti dei beni comuni si dicono costituenti di una nuova società, esprimono una critica di fondo proprio del pensiero unico, e interloquiscono con le rappresentanze istituzionali alla pari. Anche il movimento dell’acqua indica questo con grande forza, così come ogni esperienza che qui ha parlato, dal Valle , al Palazzo occupato, alle lotte per la difesa dei territori e una mobilità sostenibile. Ci dicono della capacità di ricostruire un nuovo senso che si fa nuova coscienza opponendosi al liberismo e al mercato predatorio. Qualche giorno fa un mio amico e compagno che continua la sua esperienza in un partito politico mi dice: ti capisco se non ha più voglia di stare in un partito, ma così riduci la tua ambizione trasformativa!!! Lo racconto per spiegare quanto sia diffusa e egemone ancora la gerarchia sopradescritta. E ascoltare quel commento, di fronte alla vittoria referendaria, o al pervasivo valore che stanno acquistando i beni comuni, o anche alla giornata di oggi, fa un po’ ridere.

Ho sottolineato questo elemento perché lo ritengo centrale . Per far affermare un’alternativa si deve uscire dalle logiche politiciste e mischiarsi nella società. Non penso naturalmente ad una autonomia del sociale -anche questa vecchia e improduttiva- ma appunto a una fase costituente di un’altra economia, di un’altra democrazia, di un’altra rappresentanza.

E’ qualche anno che mi dedico più da vicino con la mia piccola associazione AltraMente- Scuola per tutti alle pratiche sociali, utilizzando una diversa bussola per trovare piste da percorrere con altri movimenti e associazioni. E penso che una pista fondamentale per andare verso un’alternativa alla cancellazione dei diritti e della cittadinanza sia l’educazione popolare. Non a caso noi di AltraMente diciamo scuola per tutti, cooperare per imparare. Il sapere, i saperi utili al cambiamento non sono quelli che ci vengono impartiti dall’alto. La campagna e la lotta globale per l’acqua bene comune ne è limpido esempio. Dobbiamo imparare gli uni dagli altri, le une dalle altre, in relazione, condividendo. Questo proviamo a fare anche per il soccorso scolastico. Aggiungo qui infine, oltre il mio breve intervento svolto a Napoli, che la costruzione di una società dei beni comuni ha come premessa l’opposizione alle politiche tecnocratiche di Monti e dell’Europa.

Con il nuovo Trattato rischia di portarsi a compimento un cambio di fondo della natura formale e sostanziale dell’Europa. L’Europa che aveva costituzionalizzato valori e diritti ora invece costituzionalizza il mercato e addirittura la sacralità monetaria. La costituzionalizzazione dei beni comuni è la sfida che lanciamo a fare esattamente il contrario, innovando sulla nostra storia e non distruggendola.


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Bene comune, altra mente, altre relazioni

17 settembre 202019:30, di anaseo
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