La manifestazione di sabato 16 ottobre 2010 indetta dalla FIOM riguarda anche le donne che , come noi, affermano il diritto di avere dei diritti. Si tratta infatti di un appuntamento che possiede un alto valore politico in una situazione in cui in gioco sono le basi stesse della nostra democrazia repubblicana. La crisi economica , finanziaria e sociale del modello neoliberista e l’affermarsi di fondamentalismi vecchi e nuovi che colpiscono al cuore il principio di laicità rendono drammaticamente concreta la possibilità che i sistemi di potere facciano a meno della democrazia. Una democrazia già svuotata sia sul piano sostanziale, con il progressivo declino dei diritti collettivi ed individuali, sia sul piano formale, con la messa in discussione del la libertà di stampa, dell’equilibrio tra i poteri dello Stato, dell’indipendenza della magistratura. Per questo è necessario rinsaldare i legami fra questione democratica e questione sociale e ritrovare lo spirito autentico della Costituzione. Ci piace ricordare, a questo proposito, l’apporto fondamentale delle 21 donne dell’Assemblea Costituente (fra le quali Teresa Noce, Nilde Jotti, Angelina Merlin, Maria Federici …) . Il loro paziente lavoro di ricomposizione in positivo delle differenze consentì la stesura di una Carta repubblicana fondata su principi condivisi quali l’eguaglianza, la libertà ,la laicità , i diritti, la giustizia sociale. Oggi, il ricatto di Marchionne alle lavoratrici e ai i lavoratori della FIAT di Pomigliano, che le-li costringe a scegliere fra lavoro o diritti, non agisce solo sul piano sindacale ma esprime un modello di società , forse addirittura di relazioni umane. Ciò che è in gioco oggi non è solo la pur sacrosanta riaffermazione del diritto ad un contratto collettivo nazionale e allo sciopero ma il principio di eguaglianza. La democrazia senza eguaglianza è mortalmente insediata dal privilegio che dispone le persone su una scala (chi sta giù e chi sta su) e avvelena i rapporti sociali. In una democrazia debole rifluisce la partecipazione individuale e collettiva e si spegne inesorabilmente, nella testa delle e dei cittadini la dimensione pubblica. Si enfatizza, ad ogni livello il privato che, svuotato dalla dimensione conflittuale che seppe assumere negli anni ‘70 grazie al movimento delle donne, non può che generare solitudine, frammentazione, mancanza di futuro. I rischi per la libertà, la laicità e il diritto all’autodeterminazione ci pare che siano fin troppo evidenti. Le ricadute sulla vita delle donne sono evidenti: nel declino democratico diventa più fertile il terreno per riproporre un ’”ordine simbolico” patriarcale che rinvigorirebbe esponenzialmente (già se ne vedono le premesse)i più “tradizionali” stereotipi femminili. Senza eguaglianza e democrazia l’unica differenza riconosciuta alle donne è quella imposta dallo stereotipo patriarcale. Ecco perché la manifestazione del 16 ottobre a Roma parla al presente e costringe ad interrogarci sul futuro per ritrovare desiderio, energia, coraggio, positiva conflittualità in grado di immaginare e di volere un mondo differente. INIZIATIVA FEMMINISTA EUROPEA
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