“Il Consiglio d’Europa ha per obiettivo quello di favorire uno spazio europeo comune in materia di diritto e democrazia fondato sul rispetto della Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo e sull’affermazione dei diritti individuali” (tratto dal sito del Consiglio d’Europa) Il 7 ottobre 2010 l’Assemblea Parlamentare del Consiglio Europeo ha adottato la Risoluzione n. 1763 (2010) che instaura “ Il diritto di obiezione di coscienza del personale medico e paramedico”. In origine, si sarebbe dovuto trattare di una ben altra Risoluzione. Una Risoluzione che, a partire dal caso di una donna polacca morta a causa del rifiuto da parte del medico di farla abortire, avrebbe dovuto facilitare la possibilità, per le donne, di accedere all’interruzione volontaria di gravidanza (IVG) in tutta sicurezza, in particolare nei Paesi dove il diritto alla salute delle donne e umiliato dal divieto di IVG. Quando la Risoluzione è stata discussa la maggioranza dei 313 membri del Parlamento erano assenti e gli esponenti parlamentari anti-abortisti hanno avuto buon gioco nel modificare totalmente il contenuto del testo. La Risoluzione è passata con 56 voti contro 51. Il testo estende il diritto di obiezione di coscienza a tutto il personale sanitario europeo “ Nessun ospedale, o persona, o Istituzioni potranno essere perseguiti o considerati responsabili di essersi rifiutati di praticare o assiste ad un aborto”. Il movimento europeo anti-abortista esulta. Le gerarchie cattoliche ringraziano. I movimenti femministi e democratici esprimono, al contrario, preoccupazione e dissenso. Uno degli 8 obiettivi del Millennio per lo sviluppo, assunti al Summit del Millennio (2000) è relativo al miglioramento della salute materna per ridurre la mortalità, di donne e bambini, durante il parto. L’aborto non legalizzato è uno delle principali cause di questa mortalità . Ancora oggi più di 500.000 donne muoiono ogni anno per cause legate alla gravidanza o ad un aborto non assistito. La Risoluzione europea va contro la Risoluzione ONU e contro gli obiettivi del Millennio e va contro le legislazioni più avanzate in materia. Offende i diritti di scelta delle donne sul proprio corpo, fra cui quella di interruzione volontaria della gravidanza. Questi diritti non possono essere messi in discussione dall’obiezioni di coscienza di ginecologi o infermieri. I movimenti “per la vita” hanno affermato di considerare questa Risoluzione Europea come uno strumento per impedire in tutta Europa il diritto di interruzione volontaria della gravidanza , alla contraccezione e al ricorso alle tecniche di fecondazione assistita. IFE-Efi condanna questo grave attacco ai diritti e alla libertà delle donne. Diritti e libertà conquistati dopo dure lotte. Non possiamo che interpretare la Risoluzione europea come la prova che per questo Parlamento i diritti delle donne non sono considerati diritti umani. Non permetteremo che i diritti e la libertà delle donne vengano cancellate. Chiediamo a tutti i movimenti femministi e democratici di protestare contro la Risoluzione del Parlamento Europeo. Il Coordinamento Europeo di IFE-EFI 18 Ottobre 2010
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