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Una sola speranza: la solidarietà attiva e il resistere tutte insieme!

di Sonia Mitralia
venerdì 5 aprile 2013

In Grecia noi donne stiamo subendo un regresso storico senza precedenti nei nostri diritti e nella nostra vita quotidiana.   Ed ecco in cosa si riassume questa vita quotidiana nella Grecia ai tempi della Troika: insicurezza e miseria estreme, repressione e dipendenze, violenze, esclusione dall’accesso alle cure e…disperazione!   Disperazione perché la Troika e i suoi servitori locali persistono, sadicamente e sempre di più, in questa politica catastrofica e improduttiva che ha già demolito lo stato previdenziale in meno di tre anni, ha fatto andare in pezzi l’economia, ha provocato la recessione, la disoccupazione di massa…   Le cifre del debito sono spietate: il debito pubblico era di 299 miliardi di dollari nel 2009, ossia il 129,3 del PIL prima degli accordi con la Troika. Nell’anno 2011, secondo le cifre del governo, ha superato i 368 miliardi, 169 % del PIL e secondo altre stime potrebbe superare il 200% nel 2020.   Come non disperarsi, quando la maggioranza schiacciante della popolazione, uomini e donne, subisce gli effetti disastrosi di queste politiche, che non risolvono il problema del debito e ci fanno sempre di più sprofondare nella crisi umanitaria, nel caos, sempre di più, e tutto ciò… per niente!   La vita delle donne in questa Grecia governata dalla Troika.   Prima di tutto il diritto al lavoro è andato in pezzi. L’arma del debito ha rovesciato la tendenza storica al miglioramento continuo della posizione delle donne sul mercato del lavoro dagli anni ’80 in poi. Siamo ormai al regresso, non passeggero, ma storico. Prima della crisi la disoccupazione femminile arrivava al 12%, ora tocca ufficialmente tassi del 29%-30%. E per le giovani donne dai 15 ai 24 anni arriva al 61%... una vera catastrofe per chi realizza di non avere più futuro! Ormai ci sono più persone inattive (soprattutto donne) che attive. E un terzo di quelle che lavorano non sono pagate. Nei supermercati spesso le commesse sono pagate in prodotti.   Quanto al diritto alla maternità libera o alla libera scelta di decidere se avere figli, è lettera morta: quale ironia della storia! Sono quarant’anni che ci battiamo contro la maternità forzata e oggi ci rifiutano il diritto di avere un figlio …   La povertà, la miseria, l’insicurezza hanno già provocato un calo delle nascite del 15 %. Tre milioni di greci senza copertura sanitaria devono ormai pagare l’accesso alle cure, che sono privatizzate e commercializzate.   Un esempio: il parto non è più gratuito da molto tempo, ma ora costa caro, molto caro: 800 euro e 1600 per il cesareo.   Ecco quel che dice l’ordine dei medici greci – piuttosto conservatore – in un recente comunicato: “Esiste il dramma quotidiano delle donne incinte che vengono per partorire con il cesareo, ma che non possono farlo, perché non possono pagarlo”. “Queste donne sono dunque costrette a partorire in strada, con il rischio di morire o di far nascere un bambino infermo a vita”.   Ed inoltre anche quelle che possono pagare “partoriscono in alcuni ospedali senza la presenza di ginecologi perché vi è carenza di personale a causa dei tagli di bilancio”!   La rapina del secolo.   Ma c’è di peggio. Tutto lo stato previdenziale greco è praticamente distrutto. Il risultato è che tutti i servizi pubblici di cui prima si faceva carico lo Stato, dagli asili agli ospizi per anziani e anche le cure mediche sono ora prese in carico … dalle donne in famiglia. E tutto ciò gratis, senza che nemmeno si riconosca questo lavoro non retribuito. Lavoro che ha un valore economico veramente smisurato, tanto che possiamo a giusto titolo chiamare tutto ciò la più grande rapina del secolo!   L’enorme somma di denaro così risparmiata in questa tipica operazione neoliberista va direttamente al pagamento del debito. Perché? Perché secondo il dogma neoliberista, occorre dare priorità assoluta al soddisfacimento dei creditori e dei banchieri e non già ai bisogni elementari dei cittadini!   Avete mai sentito parlare di tutto ciò? No, nessuno si prende nemmeno la pena di menzionare questa rapina colossale di oltre centinaia di miliardi di euro.   E’ sicuramente un fatto che solo le prime e principali vittime di questa operazione, e cioè noi donne, possiamo parlarne, denunciare e soprattutto mobilitarci e lottare contro questa rapina. Perché non si tratta solamente di sempre maggiore lavoro non pagato, ma anche, soprattutto di un attacco generale contro i diritti che abbiamo ottenuto grazie alle nostre lotte di questi ultimi 40 anni.   Ma c’è di più. Una tale privatizzazione dei servizi pubblici grazie al lavoro non pagato delle donne deve essere giustificata ideologicamente perché possa essere accettata. Ecco perché le donne devono essere rappresentato come “naturalmente” dedite alla famiglia, ai loro mariti, ai loro figli, al loro lavoro casalingo.   Perché? Perché, ci dicono, è la loro “missione”, la “missione” delle donne di essere al servizio degli altri e nel nostro caso presente d’essere le sostitute dello Stato previdenziale ormai smantellato.   Voi conoscete molto bene il nome di questo involucro ideologico, di questo alibi ideologico: il suo nome è patriarcato, la peggior specie del buon vecchio patriarcato che va ormai a braccetto con la più recente e insieme più barbara espressione del capitalismo neoliberista …   Questo matrimonio tra capitalismo e patriarcato si traduce in qualche cosa di concreto: cioè che noi abbiamo una sola scelta, servire! Servire, prendersi cura, nutrire, pulire i nostri bambini, gli anziani, i nostri figli, fratelli e mariti disoccupati, tutti quelli che non possono mantenere un’abitazione propria e sono obbligati a stare in una stessa casa.   Ma si tratta semplicemente di un ritorno al focolare? Di un ritorno agli anni cinquanta, a prima delle conquiste femministe, ad un modello di famiglia basata su una coppia in cui l’uomo lavorava in fabbrica e la donna a casa? Non è da escludersi che la rovina sociale, e una società di disoccupati senza stato sociale, senza società civile, generino una famiglia che tende a regredire verso una forma più arcaica di vita comunitaria, verso una specie di tribù dove i diritti individuali non esisteranno più per noi.   Perché questo spreco umano?   Perché tutto questo? Perché questo denaro deve andare prioritariamente e automaticamente al pagamento dei suoi creditori!   Ma, ci chiederete, perché tutto questo? A quale logica obbediscono queste politiche che seminano la miseria e distruggono un’intera società. Perché questo spreco umano?   La nostra risposta è categorica: perché non si tratta più di soddisfare prioritariamente i bisogni dei cittadini, ma quelli dei creditori e dei banchieri!   Sì, è proprio nel febbraio 2012 che l’Eurogruppo, ovvero coloro che governano attualmente l’Europa, ha imposto alla Grecia non solamente di scrivere nella sua Costituzione la priorità assoluta dei creditori, ma anche quella misura allucinante di istituire un conto bloccato in Lussemburgo, dove verrà depositato il cosiddetto “aiuto” dell’Europa alla Grecia, che la Grecia non potrà toccare.   Questo costituisce una vera e propria contro-rivoluzione d’interesse planetario. Perché? Perché da sempre fino a quel fatidico febbraio 2012 il diritto internazionale si fondava su un principio intoccabile, quello dello “stato di necessità” che imponeva ai governi del mondo di dare la priorità alla soddisfazione dei bisogni fondamentali dei loro cittadini, cioè alla salute, all’educazione, all’aiuto ai più sfortunati, ecc. ecc. Quello che ha imposto l’eurogruppo alla Grecia non riguarda solo la Grecia, ma tutto il mondo!   Perché? Perché costituisce un precedente che mira a distruggere il principio dello “stato di necessità” e a sostituirlo con quello della priorità dei creditori.   E’ come se noi dicessimo, cinicamente: potete morire, ma noi ce ne freghiamo perché la sola cosa che ci importa è soddisfare gli interessi dei creditori e nient’altro.   E l’avvenire della democrazia in Grecia e in Europa?   Tuttavia queste politiche non hanno avuto come unico risultato quello dell’orrendo impoverimento dei greci. In realtà queste politiche stanno anche uccidendo l’avvenire della democrazia in Grecia e in Europa. Esse danno vita ad un mondo di violenza cieca, un mondo senza regole, una giungla dove il peggio è possibile. Questo mondo prepara il terreno per l’estrema destra e i fascisti, per i loro crimini contro le libertà, le minoranze nazionali e sessuali, per l’odio contro le donne e contro i diritti delle donne.   Anche la Grecia diventerà dunque un laboratorio di violenze totalitarie? Non stiamo solo vivendo una sorta di assuefazione alla vita violenta, all’indifferenza per la vita umana, ma vi è anche una politica che diventa sempre più violenta mentre si mettono a repentaglio conquiste fondamentali come la proibizione della tortura di stato che diventa accettabile.   Per vincere le elezioni dello scorso maggio, qualche giorno prima delle votazioni, due ministri socialdemocratici tristemente celebri per la selvaggia repressione delle manifestazioni contro la Troika e lo smantellamento del sistema sanitario, hanno messo in scena il triste spettacolo di un vero e proprio linciaggio pubblico delle prostitute sieropositive (che credevano straniere). Facendo pubblicare le loro foto sulla rete e in televisione, le autorità hanno invitato la popolazione alla delazione per fare arrestare quelle che, secondo questi ministri, “costituiscono una bomba sanitaria a orologeria”, “inquinano la società con malattie contagiose” e danno la morte attraverso l’Aids ai padri di famiglia greci. Queste misure sono state votate dal Parlamento greco e l’opinione pubblica si è ancora di più abituata all’odio razziale e sessista.   D’altra parte un deputato del partito neonazista Alba Dorata ha attaccato due deputate di sinistra in uno studio televisivo durante una trasmissione in diretta durante il periodo elettorale della scorsa primavera. Questo atto di violenza, invece di suscitare l’indignazione e la condanna ha, al contrario, suscitato una grande ondata di simpatia popolare e ha contribuito al successo elettorale di Alba Dorata, che è oggi, secondo tutti i sondaggi, il terzo partito. Definendo gli immigrati come dei “sotto uomini” in piena seduta del Parlamento greco, questo stesso partito neonazista ha già al suo attivo molti assassinii di immigrati così come attacchi omicidi contro i Rom, gli omosessuali, i militanti di sinistra o le minoranze nazionali! Ed evidentemente poiché esaltano l’accesso ai diritti sociali (asili, cibo, cure mediche, solidarietà) solo per i greci, l’Alba Dorata attacca periodicamente asili o anche ospedali con l’obiettivo dichiarato di mettere alla porta con le armi “gli stranieri” per lasciare spazio ai greci.   Cosa fare prima che sia troppo tardi? Come resistere al flagello neoliberista e alla crescita fascista e totalitaria? Come affrontare il ricatto del debito e queste misure d’austerità da incubo, come difenderci dalla violenza?   Per prima cosa, abbiamo un urgente bisogno di non restare sole. Abbiamo bisogno di aiuto, di solidarietà attiva e dei movimenti sociali e delle femministe in Europa. Occorre che ciascuna di noi nei nostri rispettivi paesi si batta contro le stesse politiche liberticide d’austerità ispirate e applicate dagli stessi nemici.   Occorre quindi resistere tutte insieme, al di là delle frontiere nazionali.   Sì, occorre dirlo forte e chiaro: dobbiamo costruire un movimento femminista europeo di massa contro l’austerità, ma anche contro il debito illegittimo che è all’origine dei nostri problemi.


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Una sola speranza: la solidarietà attiva e il resistere tutte insieme!

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