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Ricordi e speranze

Di Grazia Aloi
venerdì 20 dicembre 2013

Mi concedo una premessa.

Ad un certo punto della vita, si dice che si è al “giro di boa”: da lì in avanti, si torna indietro a chiudere il cerchio della vita.

Siamo nella “mezza età”? Beh, forse sì, anche se, a dire il vero, ognuno può avere il suo giro di boa quando  viene e ….. quando viene... viene.

Niente o poco si può davanti alla nostalgia insinuante del passato che, a volte struggente fin troppo, fa perdere l’ora del presente e la strada del futuro.

E’ forse un po’ di depressione quella che piglia, qualche volta a qualunque età, magari per le difficoltà del quotidiano dover fare i conti con qualcosa di troppo per quel momento e allora si va a riposare nel ricordo nostalgico della propria bell’età dell’ingenuità e dell’attesa.

Capita, ne sono certa, e forse a chiunque.

Nella mia esperienza umana di analista, vedo giovani di sedici anni così come vedo persone di …. anta avere quel non so che fa uscire dagli abiti indossati per far bella figura.

Un adolescente ricorda la propria “adolescenza” con nostalgia...... sembra quasi un paradosso, ma tant’è: si ricorda ciò che si vuole, ciò che di bello si vorrebbe ci fosse .... e così il presente è intriso di altro tempo..... : l’invivibile oggi, quando esso è invivibile.

Ricordare è bello e sperare pure e quello che ho descritto non è ciò che intendo per “Ricordi e Speranze”, però non posso fare a meno di partire dal ricordo doloroso - perché falsato dall’infelicità probabile del proprio presente – per avere legittimazione (e rispetto) verso qualcosa che fa tanto male al cuore di tutti noi: l’infelicità visibile della nostra epoca.

E, dunque, a partire da tale premessa?

Ricordare per davvero, con la memoria del vissuto per accarezzare dolcemente quanto andato.

Ogni vita passata è stata segnata dai solchi dell’esperienza del giorno precedente ed è importante  custodire i propri frutti maturi, dolci o amari che siano, perché è proprio vero che non tutte le ciambelle riescono con il buco, ma è altrettanto vero che non c’è nulla di così privato, intimo e intoccabile come il proprio passato e anche se i ricordi dovessero falsarlo, benvenuto ugualmente.

E’ dal ricordo di ogni esperienza che, in ogni caso, traiamo la forza e la voglia di progettare qualcosa che ci faccia considerare il futuro.

Un futuro magari diverso da quello pensato ed immaginato in altra età ma ugualmente fatto di speranze che le cose accadano come ora desiderate, perché i desideri non hanno età.

La differenza sostanziale tra il ricordo di un’esperienza fatta e una speranza di un’altra ancora da vivere è sostanziale perché nella seconda c’è, a differenza della prima, la capacità produttiva acquisita con l’età: una sorta di algoritmo della programmazione a venire mediato dall’esperienza.

 Se ricordare è impegnativo, non meno lo è sperare e progettare un futuro.

Ricordare significa richiamare alla memoria e, magari finalmente!, fare i conti con il passato e i suoi inevitabili traumi; sperare per un futuro significa trovare espedienti per spianare la via.

Il mezzo è, rispetto al ricordare il passato, l’amore per se stessi e la voglia di ammantarsi nei propri scialli ed è, rispetto alla speranza del futuro, sempre l’amore per se stessi e sempre la voglia di ammantarsi nei propri scialli, con la differenza che guardando il futuro nell’amore per se stessi c’è sicuramente più posto (un posto diverso) per gli altri e negli scialli che ammantano c’è calore anche per chi ci è vicino.

 Si perde l’”egoismo” crescendo /invecchiando, ed è molto bello tenere tra le mani il dono – un dono, qualunque – per l’altro.

L’altro, dunque, è il nostro futuro: colui che ci renderà esistenti con la sua presenza e con la sua disponibilità a farsi considerare e amare da noi, dalla nostra presenza.

L’altro è necessario al futuro di ognuno e noi siamo necessari al futuro degli altri.

E, dunque, perché soffrire, patire tormentarsi con la cecità dell’isolamento e del ritiro? Meglio aprire le finestre perché ogni giorno sia domenica e le stanze prendano quel pezzo di cielo che può entrare.

Tutti abbiamo una finestra e il cielo c’è per tutti, anche quando piove o è nuvoloso.

Ci sono i dispiaceri, le difficoltà, le alternanze di salute, i guai... ma ci sono anche le bellezze delle rughe sul corpo, se non si decide di ricorrere a lifting spiananti.

Ricordare il passato e sperare nel futuro non è solamente un fatto di capacità cognitiva..... credo sia di più: è un atteggiamento mentale che ci consolida nella determinazione di non mollare mai, di esserci sempre e comunque, di partecipare anche quando la stanchezza chiamerebbe al riposo, di vegliare a distanza su figli evoluti, di mettere la crema sulle mani perché non siano troppo screpolate d’età per tenere strette strette quelle di chi amiamo.



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