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Piccola biografia narrata

di Teresa Masciopinto
venerdì 16 maggio 2014

È sempre difficile raccontarsi: si cammina sul sottile rischio dell’autocelebrazione. Proverò quindi a passare dai fatti, per spiegare le idee che ci sono dietro. Provengo dal mondo dei movimenti. Sono ciò che viene definita “un’attivista”, anche se a me il termine non piace particolarmente, anzi. Sono in Banca Etica sin dalla sua fondazione, perché credo in un modello economico sociale. Nel 1996 mi sono imbattuta in questo progetto e nel sogno della costruzione di uno strumento economico che con la forza e la consapevolezza di migliaia di donne e di uomini provenienti dalle più disparate esperienze professionali e personali, desse risposte concrete all’impoverimento dello stato sociale e voce a una visione dell’economia attenta alle persone e alle imprese e non all’interesse dei banchieri. Per questo ho partecipato da fondatrice alla nascita nel 1999 della Banca, che altro non è che un mondo di reti, di sistemi interconnessi in cui l’impegno per la difesa di una causa territoriale si coniuga con le battaglie a più largo spettro. In cui i temi dei diritti sociali, dei diritti ambientali, della non violenza e della sostenibilità rappresentano un unico scenario di riferimento.

Non ho mai intrapreso percorsi politici – intesi come candidature – fin quando non ho trovato progetti verso i quali sentivo una totale adesione. Ma che una tensione a cambiare le cose dentro di me ci fosse, l’ho capito ben presto. Un aneddoto: alle scuole medie, dalle suore, mi incaponii ad organizzare un torneo di calcio femminile durante le ore di ricreazione. Fu una cosa naturale assecondare il mio desiderio e quello delle mie compagne: non accettavo regole di cui non capivamo il senso e che ci sembravano ingiuste imposizioni.

È quel mio stesso incaponirmi che mi ha permesso di sposare solo cause – ultimamente anche politiche, certo – verso le quali sentivo una corrispondenza netta. Così è stato per Alba, nel 2011. Costatando quanto sempre più distante fossero i partiti dai bisogni reali delle persone, quanto poco fossero rappresentate le istanze dei territori nelle forme e nei contenuti della politica della rappresentanza, ho firmato tra i primi il Manifesto di Alleanza Lavoro Beni Comuni Ambiente, per un soggetto politico nuovo. Così è stato per la mia candidatura al parlamento europeo con L’Altra Europa con Tsipras, una lista dei movimenti e di partiti della sinistra che si propone di mettere in discussione le politiche di austerità, di riprendere il percorso incompiuto dei diritti dei cittadini e delle cittadine europee. Ciò che invece mi ha condotto alla candidatura di Convochiamociperbari è stato il desiderio di ricucire, alla luce di una valutazione negativa dell’operato dell’amministrazione uscente di centrosinistra, un legame fra la comunità e i suoi rappresentanti. Provando a superare il meccanismo della delega in bianco e assumendosi la responsabilità in prima persona, criticando il modello culturale ed economico imperante che vede nell’austerità e nello smantellamento dei diritti sociali ed ambientali l’unica risposta; proponendosi di coinvolgere la “sinistra” in campo ogni giorno. Due diverse corse politiche, una alle europee e una alle amministrative, che si completano tra loro e che mi rispecchiano molto. Insomma: da mai candidata, a candidata due volte (qui le cose o si fanno per bene, o non si fanno!).

A tutto questo sono arrivata grazie a un incessante lavoro sul territorio, e a incontri che mi hanno migliorata. Mi riferisco all’esperienza, nel 2009, con le donne e le lesbiche femministe di Undesiderioincomune, che ha rappresentato un lento, ma inarrestabile avvicinarsi a una dimensione di me che tenevo riposta. Grazie a loro ho scoperto il piacere e il valore di condividere con altre donne uno sguardo di genere sul mondo, un progetto complessivo di società. Non ho mai smesso di guardare Bari. Ci sono stati gli anni del volontariato in strada con i bambini del quartiere Japigia, l’incontro con la Fondazione Giovanni Paolo II operante nel quartiere periferico del San Paolo, e i miei 9 anni, dal 2004, al Tribunale dei Minorenni. Mi sono appassionata alle persone, alla loro voglia di vivere, alle lotte contro la povertà e le disuguaglianze. E non è un caso che stia conducendo una campagna elettorale tra le persone, nelle piazze delle più piccole cittadine del sud, per confrontarmi, trovare nuove idee, rendermi utile.


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Piccola biografia narrata

4 aprile 201610:16, di yogesh
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