IFE Italia

Molestie e potere: ma quale sessuofobia!

di Cinzia Sciuto
martedì 16 gennaio 2018

(...) Pare che da qualche tempo a questa parte – in gran parte per colpa di Asia Argento ça va sans dire – gli uomini non sappiano più come comportarsi con le donne. Cari uomini, vi svelo un segreto di Pulcinella: esattamente come voi vorreste essere trattati (Non fare agli altri... vi ricorda qualcosa?). Alt! Lo so, lo so cosa direbbe a questo punto il maschio (soprattutto italico e pseudodisinibito) con ghigno sotto i baffi: ma a me una donna può fare tutto! Bugia: a voi la donna che dite voi può fare tutto quello che voi volete. I due corsivi basterebbero a chiudere la discussione. Vi svelo infatti un altro segreto di Pulcinella: anche a me un uomo può fare tutto. Ma l’uomo che dico io e quello che io in quel momento desidero, che mi fa stare bene. Se una donna si veste in modo attraente lo fa, evidentemente, per attrarre ma chi vuole lei: non è difficile da capire, no? È questo il banale motivo per cui tutte le argomentazioni che fanno capo al “se l’è cercata” – nelle loro varianti più o meno dotte – sono un’offesa alla logica, prima ancora che alle donne.

E qui sta il nocciolo della questione: mentre un uomo è (nel 99,9 per cento dei casi) strutturalmente nelle condizioni di sottrarsi a qualunque comportamento non gradito da parte di una donna, la donna (quasi sempre) no. E non valgono affatto gli elenchi – ovviamente potenzialmente infiniti – di tutti i casi in cui di fatto una donna (per fortuna!) riesce a sottrarsi o viceversa quelli in cui è un uomo che non riesce a farlo. Se una relazione è strutturata (da secoli, mica da ieri) su un’asimmetria, è inevitabile che il comportamento dei due soggetti sia fortemente influenzato da quell’asimmetria. Si tratta direi quasi di condizioni trascendentali dei rapporti fra uomini e donne, che vanno al di là delle intenzioni e dei desideri dei soggetti in carne e ossa.

Se una donna rimane da sola in una camera d’albergo con un uomo è, tecnicamente, strutturalmente, e in maniera del tutto indipendente dalla volontà del pover’uomo in questione, nelle sue mani. Conto sul fatto che chi legge queste righe sia in grado di capire ciò che legge, ma visto l’alto tasso di analfabetismo funzionale nel nostro paese, può essere che qualcuno abbia difficoltà, e allora chiarisco: non sto dicendo che tutti gli uomini sono potenziali stupratori. La stragrande maggioranza degli uomini mai torcerebbe un capello ad anima viva. Ma, appunto, perché non lo vogliono non perché non sarebbero nelle condizioni tecniche di farlo. Il discorso non cambia dunque di una virgola vivessimo anche in un mondo di santi: in quella stanza d’albergo la mia sicurezza dipende dalla tua “buona volontà”. È la struttura tipica di ogni rapporto asimmetrico: per quanto chi detiene il potere sia infinitamente buono, chi non lo detiene dipende dal primo.

A questa strutturale asimmetria fisiologica, derivante dalla differenza fisica (media) fra uomini e donne, si aggiunge, con un enorme effetto moltiplicatore e amplificatore, l’asimmetria di potere che ha caratterizzato le relazioni fra i due generi fino ad oggi. Per cui io in quella camera d’albergo non solo sono nelle tue mani perché sei oggettivamente e fisicamente più forte di me, ma lo sono anche, magari, perché dalla tua (buona) volontà dipende spesso la mia carriera, il mio posto di lavoro, la mia considerazione in azienda ecc. ecc.

Poiché io – da illuminista razionalista quale mi ostino a essere – non penso che bisogna aver vissuto una determinata situazione per poterla capire (condizione che ci impedirebbe di aprir bocca su qualunque altra esperienza che non sia la nostra personalissima, con il che finirebbe la politica), conto sul fatto che tutti possano comprendere che una simile asimmetria lascia un imprinting fondamentale nella vita di ciascuno. Ed è esattamente questo imprinting che ci fa “scattare” quando un uomo ci si struscia sull’autobus: un comportamento che richiama come una sorta di madeleine quella fantomatica camera d’albergo in cui io e lui ci potremmo trovare da soli e in cui io sarei senza scampo. Perché infatti se mi si strusciasse addosso una donna non proverei la stessa sensazione? Banalmente perché nella maggior parte dei casi se io e quella donna ci trovassimo nella nostra ormai famigerata camera d’albergo, io non mi sentirei affatto senza scampo (di nuovo: non che, nei fatti, una donna più alta e grossa di me non mi potrebbe fisicamente sopraffare se volesse, ma il mio immaginario non si porta appresso questa rappresentazione e dunque essa non condiziona le mie relazioni con le altre donne, non ho questo imprinting). Come potete ben capire, in tutto questo il puritanesimo e la sessuofobia c’entrano come i famosi cavoli a merenda.

Quello su cui dovremmo tutti insieme lavorare è lo scardinamento di questo meccanismo e, poiché sul dato fisico strutturale non abbiamo molte chance, è sul lato sociale, economico, politico e culturale di questa asimmetria che dobbiamo lavorare, fino a rendere le relazioni fra i generi talmente equilibrate da disinnescare quel meccanismo che crea quell’imprinting. Ma, cari uomini, dovete portare pazienza, perché questi sono processi lunghi, e gli effetti si vedono a generazioni di distanza. Anche se qualche piccolo effetto lo vediamo già adesso: se dopo lo scandalo Weinstein e il movimento #metoo qualche regista in più si pone lo scrupolo di non invitare a casa propria le aspiranti attrici per un colloquio (“mica che poi quella stronza mi denuncia, col clima che c’è adesso”), se qualche aspirante dongiovanni ci pensa due volte prima di dare per scontato che una ci starà solo perché porta una minigonna (“ste’ mignotte, prima vanno in giro mezze nude e poi si lamentano se uno gli salta addosso”), a me pare già uno straordinario passo in avanti. E se il prezzo da pagare per questo salto di civiltà, cari uomini, è qualche vostro dubbio e tentennamento, si tratta – sono certa che ne converrete con me – di un prezzo che vale la pena pagare.


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