IFE Italia

"Maschile e femminile: usi correnti della denominazione di cariche e professioni".

Incontro della Commissione Europea sull’utilizzo del genere femminile nella lingua italiana
mercoledì 15 dicembre 2010

"Perché - è stata una delle domande-chiave del dibattito - se la carica di ministro, assessore, direttore, commissario è rivestita da una donna, non la si definisce ministra, assessora, direttice, commissaria come, tra l’altro, suggerirebbero logica e grammatica? La forma maschile non è mai neutra, non è inclusiva del femminile..."

La Rappresentanza della Commissione europea in Italia ha ospitato, il 29 novembre 2010, i lavori della X Giornata REI, promossa dalla DG Traduzione della Commissione. Tema del seminario della mattina, "Maschile e femminile: usi correnti della denominazione di cariche e professioni". Il pomeriggio è stato dedicato all’esame e alle prospettive dei gruppi di lavoro della REI.

Cos’è la REI La Rete di eccellenza dell’italiano istituzionale è nata a nel 2005, su iniziativa del Dipartimento Italiano della DG Traduzione della Commissione europea. Obiettivo: realizzare una collaborazione permanente fra coloro che utilizzano o creano linguaggi specialistici in italiano, per favorirne l’armonizzazione - in particolare in ambito istituzionale - e rendere la comunicazione in italiano chiara, comprensibile, accessibile a tutti e qualitativamente adeguata.

Aderiscono alla REI moltissimi "operatori" istituzionali della lingua italiana: rappresentanti dei dipartimenti di traduzione della Commissione europea, del Comitato economico e sociale europeo (CESE) e dei giuristi linguisti del Consiglio dell’Unione; funzionari dei servizi linguistici e personale amministrativo di numerose pubbliche amministrazioni (incluso questo Dipartimento), della Camera dei Deputati, del Senato, insieme a molti esponenti del mondo dell’università e della ricerca scientifica italiana.

La Rete si riunisce due volte l’anno, una a Roma e l’altra a Bruxelles. I seminari si accompagnano a gruppi di lavoro tematici, che si riuniscono periodicamente. La REI ha un sito web articolato e ricco di informazioni (uso della lingua, traduzione e terminologia, glossari, repertori, ecc.).

La decima Giornata L’uso del genere femminile nell’italiano comune, ma soprattutto istituzionale e amministrativo, è stato il tema della mattinata. "Perché - è stata una delle domande-chiave del dibattito - se la carica di ministro, assessore, direttore, commissario è rivestita da una donna, non la si definisce ministra, assessora, direttice, commissaria come, tra l’altro, suggerirebbero logoca e grammatica?

La forma maschile non è mai neutra, non è inclusiva del femminile - ha ricordato Cecilia Robustelli, dell’Università di Modena - e crea non pochi problemi di accordo tra verbo, pronome, ecc. nella costruzione delle frasi. Ad esempio: "Il ministro Rosi Bindi si è dimessa", o "si è dimesso"? "Il Capo dello Stato vuole convincerla a non farlo" oppure "vuole convincerlo"? In un caso come nell’altro "saltano" concordanze essenziali affinché il ricevente comprenda facilmente il messaggio.

Mentre se optassimo per il titolo al femminile non vi sarebbe alcuna difficoltà interpretativa ("La ministra Rosi Bindi si è dimessa". "Il Capo dello Stato vuole convincerla a non farlo"). Ma le nostre abitudini linguistiche sono di stampo androcentrico e l’uso della marcatura femminile nella definizione di cariche e professioni, specie di alto profilo, tarda ad affermarsi.

Alessandra Cestari e Barbara Tomelleri (Ufficio questioni linguistiche della Provincia Autonoma di Bolzano) hanno raccontato come l’obbligo di redigere tutti i testi normativi e amministrativi in tedesco e in italiano le abbia indotte a confrontarsi da anni con la diversa sensibilità dei colleghi traduttori tedeschi, favoriti dall’affinità a una cultura più incline a riconoscere posizioni alte alle donne e da una lingua più duttile e semplice da declinare. Angela Merkel, ad esempio, ha introdotto il femminile Kanzlerin (Cancelliera), che prima di lei non esisteva.

Per Elena Ioriatti dell’Università di Trento e Stefania Cavagnoli dell’Università di Macerata, il linguaggio di genere finora ha interessato poco il giurista, salvo che nell’ambito del diritto amministrativo, peraltro limitatatamente a linee guida per la redazione di testi rivolti ai cittadini. E’ un linguaggio fortemente androcentrico, che intende il maschile come genere neutro, sia nei termini fattuali che astratti. Quanto alla denominazione di cariche e professioni, nell’uso pragmatico spesso sono le stesse donne - giunte ad occupare posizioni tradizionalmente riservate agli uomini - a preferire il titolo al maschile.

Nonostante questi problemi siano stati posti oltre vent’anni fa (sono del 1987, ad esempio, le "Raccomandazioni per un uso non sessista della lingua italiana" di Alma Sabatini), i linguisti non hanno raggiunto in proposito una posizione condivisa. Il dibattito è ancora apertissimo, come è emerso anche dalle relazioni presentate nell’incontro e dal dibattito che ne è seguito.

Jean-Luc Egger (Servizi linguistici centrali della Cancelleria della Confederazione Svizzera), che sta lavorando ad una Guida per il pari trattamento linguistico nell’italiano dell’Amministrazione federale svizzera, ha invitato - tra l’altro - ad evitare dirigismi e interventi dall’alto, che perdono senso se non armonizzati con l’uso comune.

Come ha osservato il prof. Michele Cortelazzo, Università di Padova, occorre bilanciare spinte diverse, affinché l’uso non sessista sia compatibile con la necessaria comprensibilità della lingua. La scelta personale è ammessa, poiché attraversiamo una fase di transizione, in cui è giusto tener conto delle sensibilità individuali.

Carlo Marzocchi, del Parlamento europeo, ha ricordato che il PE nel 2008 è stata la prima istituzione dell’UE a dotarsi di apposite "linee guida" [.pdf - 520 KByte], messe a punto da un "gruppo di alto livello" e destinate in primis ai servizi linguistici e alla DG Comunicazione. Alla domanda-chiave della giornata - "maschile o femminile?" - il Parlamento risponde, in sintesi: "femminile sì, ma con moderazione". L’uso del maschile è percepito come discriminativo solo in alcune lingue, e d’altra parte risolvere il problema usando termini collettivi in luogo di soggetti singoli (es. magistratura invece di magistrati/magistrate) rischia di assecondare la tendenza nefasta - propria dell’italiano amministrativo - a "spersonalizzare" il soggetto.

La Commissione europea non ha espresso una posizione condivisa sull’argomento. Come ha spiegato Gabriella Rojatti della DG Traduzione nella sua relazione (dal significativo titolo "Commissario o Commissaria? I dubbi della Commissione"), non c’è accordo neanche fra i circa sessanta traduttori del Dipartimento di Italiano. Si tratta di un italiano che deve confrontarsi con quello delle altre istituzioni e con le "lingue sorelle". Il rumeno, ad esempio, usa il maschile con significato neutro; in spagnolo, al contrario, tutte le cariche hanno una marcatura di genere per impulso governativo, salvo diversa opinione delle persone interessate. Come nel caso di Loyola de Palacio - ex Commissario europeo ai Trasporti e all’Energia, che preferiva il titolo al maschile.

Programmi per il futuro Il pomeriggio è stato dedicato ai gruppi di lavoro: i capofila hanno presentato un programma di lavoro per il medio periodo (per i prossimi 12-18 mesi) nei settori di loro competenza (terminologia nei settori giuridico, finanziario, medico, qualità della normazione e guida), finalizzato alla pubblicazione dei risultati delle ricerche nella nuova serie di Quaderni della REI.

Manuela Guggeis, giurista linguista del Consiglio dell’UE, ha presentato il programma a medio termine del gruppo "Terminologia giuridica", e introdotto gli interventi di Katia Peruzzo, Università di Trieste ("L’equivalenza terminologica nei testi di diritto penale europeo,britannico e italiano: uno studio di caso sulla vittima del reato") e di Francesca Ruggieri, Università dell’Insubria ("Unione Europea, lingue eprocesso penale: i problemi della praduzione nell’ottica del processualpenalista").

Le proposte di lavoro del gruppo "Terminologia medico-sanitaria" sono state presentate da Maurella Della Seta, Istituto Superiore di Sanità; del gruppo "La qualità della normazione e la redazione delle leggi" da Raffaele Libertini, Consiglio regionale della Toscana e Osservatorio legislativo interregionale; del gruppo "Terminologia conomico-finanziaria" da Maria Teresa Zanola, Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano

Per approfondire : "Linee guida alla neutralità di genere nel linguaggio usato dal Parlamento europeo" http://www.politichecomunitarie.it/...


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